Nella notte dei tempi, quando c’erano i lupi, arrivava in piazza lungomare a
Bucalo un pifferaio di montagna, che musicando, smaniando e sbraitando, dopo
aver ammaliato i reduci di tante battaglie per la rovina del paese, tirava fuori
dall’incantesimo un candidato sindaco protagonista. La piazza spaesata
ammutoliva conformemente al monumento dei caduti davanti agli uomini
incravattati ed incerati, esponenti locali e pedine fedeli di onorevoli
regionali e nazionali, manchevoli e responsabili del continuo sfascio politico,
economico, morale e sociale come complici di un sistema degenere e perverso.
Queste facce spuntavano dalle tante ore di trattative per trovare l’accordo sui
posti da spartire alla stregua dei rapaci sulla preda da straziare “il povero
cittadino ormai scarnificato” ignaro di votare per il proprio cacciatore.
La tracotanza dei signori del voto ha lasciato l’elettore in uno stato
confusionale tale da gioco delle tre carte, dove non si riusciva più a capire da
quale parte stesse il candidato, chi fosse veramente e come volesse agire per la
sua città. Da tempo ormai non è più credibile la logica di spostare,
imbellettare e rimpastare con formato giovanile sui generis per catturare la
buona fede dei cittadini, restii a perpetuare il sonno profondo e dimorare nella
selva oscura dei masnadieri e degli illusionisti.
L’arroganza della politica d’azienda, ultimo ritrovato del modello vincente,
ha messo in campo musicanti, giocolieri e saltimbanchi per l’arrembaggio alle
poltrone ambite, poste in alto a soddisfazione del candidato narciso designato
dal sé individualista, accentratore e protagonista senza avere un appoggio
sicuro di progettualità, d’identità sociale, di storia personale ma contando
sulla cecità e l’ingenuità dei votanti.
La presunzione di stare dalla parte buona, nonostante i fallimenti vistosi,
gli errori continui ed i trascorsi poco chiari, con una ciurma di affaristi,
pronti a sballottare la nave sugli scogli mentre ognuno cerca di tirare nella
propria direzione, presto o tardi comporterà la frantumazione, la divisione e
l’impossibilità della gestione.
La paralisi amministrativa, purtroppo già sperimentata nel passato,
provocherà ulteriori danni a scapito del futuro dei giovani, che ripetutamente e
strumentalmente cadono nelle trappole dei furbetti di turno e si lasciano
spegnere lo spirito con l’oro e l’argento, con la musica popolare, le battute e
l’allegria, con panini e gelati, promesse e belle serate in modo da svendere il
patrimonio di valori, di programmi alternativi, di atteggiamenti costruttivi
dentro il meccanismo massacrante dell’accumulo di voti per avere un posto a
sedere dentro la corazzata dei protagonisti di sempre, famigerati sciuponi del
bene comune.
L’amarezza di ritrovarsi in queste condizioni deliranti, nell’impotenza e
nella precarietà programmatica dei partecipanti alla competizione elettorale o
meglio alla partita d’azzardo con licenza di barare e di far fuori l’altro, lo
stesso compagno della lista, correndo per il solito sé a discapito della
coalizione e mettendo in difficoltà familiari, parenti, amici, colleghi, vicini
e conoscenti, conduce alla speranza che tutti possano perdere e cominciare a
pensare l’amministrazione giusta, bella e buona della comunità secondo la misura
umana e le necessità di tutta la cittadinanza.
Nessun commento:
Posta un commento