Sono passati solo alcuni anni, sono cambiati i protagonisti ma, nella
sostanza, non è cambiato nulla: torna sulle nostre teste la minaccia degli
inceneritori. Siamo, infatti, nuovamente spettatori di una tragedia per la
nostra terra che vede un'amministrazione comunale poco accorta, per nulla informata
sui pericoli reali legati alla stretta convivenza con un “termovalorizzatore”
e, vogliamo credere, raggirata da una grossa azienda che propone la costruzione
di un “polo tecnologico” che conterrebbe, tra le altre meraviglie, un inceneritore,
meglio un “cancrovalorizzatore”, da 700
mila tonnellate annue a (finte) emissioni "zero". Sono cambiati solo i Comuni e le ditte appaltatrici. Infatti, il 19/12/2016
la Giunta comunale di Motta nella delibera n. 83, all'unanimità e con immediata
eseguibilità, approva la proposta presentata dal Sindaco Carrà a seguito dello
studio di fattibilità presentato, a sua volta, dall'elvetica Nexxus Energy AG
per la costruzione di un "Centro Tecnologico Innovativo", nei pressi
della stazione ferroviaria di Motta Sant'Anastasia e dello svincolo
autostradale della PA-CT. La zona interessata alla costruzione di questo centro
composto da 13 piattaforme per il trattamento dei rifiuti, un centro di
ricerche scientifiche, un museo, un punto di ristoro e un parco con annesso
laghetto, ricade al limite tra i territori di Motta S. Anastasia e Belpasso e a
ridosso del fiume Simeto in piena area agricola.
Noi cittadini, non ci aspettiamo che l'amministrazione comunale di Motta
capisca che la definizione di "impianto ad emissioni zero" è una
falsità scientifica e tecnologica senza precedenti, perchè sappiamo bene che, a
meno che non vengano inserite in una centrale a fissione nucleare (non ancora
esistente), le 700 mila tonnellate annue non possono essere trasformate in
energia pura e sparire nel nulla, quindi si possono solo trasformare in ceneri
(25% circa) da smaltire in discarica come costoso rifiuto speciale e in gas
letali (75% circa) disperse in atmosfera come furani, diossine, e particolato
di varie dimensioni. E visto che sorgerà in mezzo ad aranceti, vanno
distinte le emissioni in microinquinanti (diossine, polveri ecc.) e
macroinquinanti (SOx e NOx). Le SOx, lo ricordiamo, sono responsabili delle piogge acide (reagendo
con l'umidità dell'aria) perché producono acido solforico e solforoso, bucando
il fogliame degli alberi.
Non ci aspettiamo nemmeno che tale amministrazione creda al recentissimo
rapporto dell'OMS, pubblicato sulle maggiori testate nazionali, che afferma che
ogni anno in Europa muoiano per malattie legate alla scarsa qualità
dell'ambiente, 467 mila esseri umani e che spinge ancora di più, le Nazioni
europee ad accelerare sul piano dell'effettivo riciclo e riduzione dei rifiuti.
Non ci aspettiamo che i suoi componenti conoscano il cosiddetto “Pacchetto sull’economia circolare”,
emanato dalla Commissione Europea il 3/12/2015, il quale propone il divieto
entro dieci anni dell’incenerimento di rifiuti compostabili e riciclabili.
Non ci aspettiamo nemmeno che i consiglieri di maggioranza credano ai rapporti annuali dell’Ispra e alle “favole”
raccontate da Zero Waste Sicilia sul ciclo virtuoso dei rifiuti, su come sia
possibile ridurre per la quasi totalità, la quantità di rifiuti veri e propri e
riutilizzarli come “materie prime seconde”.
Non ci aspettiamo nemmeno che capiscano che l'idea di bruciare un rifiuto è
opposta all'idea di “recuperare materia” proprio perchè la combustione
interrompe il ciclo virtuoso delle materie prime e non restituisce all'ambiente
nient'altro che sostanze altamente inquinanti volatili e non.
Infine, non ci aspettiamo che capiscano che la costruzione di museo, centro
di ricerca scientifico e parco con laghetto all'interno di un ecomostro che
svetterà con le sue ciminiere e le sue strutture di cemento tra gli aranceti,
condannati a morte sicura dopo aver prodotto per anni frutti stracolmi di
diossina e metalli pesanti, rappresentino il classico specchietto per le
allodole.
Quello che ci aspettiamo è che l’amministrazione ricordi di aver
sottoscritto una convenzione, il 19 maggio del
2015, sancendo presso l’Università di Catania la nascita del Presidio
partecipativo del patto del fiume Simeto, che ha tra le sue “finalità non
negoziabili” la tutela dell’ambiente secondo la filosofia rifiuti zero.
Quello che ci aspettiamo è che quando il consiglio comunale tratterà
all’odg la variante del PRG che trasformi da agricoli ad industriali quei
terreni, i consiglieri (di maggioranza e di opposizione) respingano, senza se e
senza ma, la delibera n°83 e che si
rendano conto della grande responsabilità della loro scelta che si
ripercuoterà, non solo su loro stessi e sulla popolazione di Motta, già
profondamente martoriata dalle venefiche emissioni delle arcinote discariche,
ma anche sulla salute dei Comuni che fanno parte dell’intera valle del Simeto determinando,
inoltre, la compromissione di tutto il comparto agricolo.
I comitati No Discarica di Motta e Misterbianco, Zero Waste Sicilia e il
Presidio del Patto Fiume Simeto si impegneranno congiuntamente con tutte le
loro forze, a far capire all’intera vallata, comunità per comunità, tutto
quello che gli amministratori distratti dagli specchietti e dalle promesse
scritte sulla sabbia, non vogliono capire e, come già fatto negli anni passati,
troveranno il modo di bloccare la costruzione di inceneritori e strutture
simili che servono solo ad arricchire pochi speculatori senza scrupoli, a
scapito di molti cittadini poco o per nulla informati.