mercoledì 30 novembre 2016

Rifiuti, resi noti alcuni Atti di indirizzo emanati dall’Assessore regionale Vania Contraffatto

Continua il vergognoso balletto sull'applicazione della Legge regionale n.9/2010 e dell'Ordinanze del Presidente della Regione n. 6/Rif.
L’Assessore regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, Vania Contraffatto, ha emanato una serie di Atti di indirizzo per sollecitare e richiamare le  S.R.R. - sulle quali incombono obblighi di legge che impongono di procedere con immediatezza e senza ulteriori ritardi - alle loro responsabilità, al fine di non procrastinare ulteriormente il passaggio al definitivo nuovo assetto della gestione dei rifiuti, imposto dal legislatore regionale con la legge n. 9/2010, unica legge oggi vigente, cui bisogna fare capo in via esclusiva.
In particolare, si rammenta alle SRR che non esiste alcuna ragione ostativa all’obbligo posto in capo alle Società di regolamentazione dei rifiuti di dare esecuzione alle disposizioni in materia di personale ai sensi dell’articolo 19, anche alla luce dell’articolo 1, comma 8 dell’Ordinanza Presidenziale n. 6/Rif del 30 giugno 2016. L’Assessore avverte gli interessati che in caso di ulteriore ritardo sarà data comunicazione all’Autorità giudiziaria per quanto di competenza.

martedì 22 novembre 2016

Relazione sul ciclo dei rifiuti in Sicilia


La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha approvato il 19 luglio 2016 una Relazione sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, attraverso l’acquisizione di documenti ed informazioni assunte nel corso delle missioni effettuate in diverse occasioni.
Gli elementi acquisiti nel corso dell'inchiesta territoriale sulla Sicilia consentono di trarre delle  conclusioni in merito alle patologie del ciclo dei rifiuti nella Regione e alla presenza di un sistema  di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni. Tali illegalità hanno trovato - e continuano a trovare - terreno fertile poiché le competenze regionali,  ossia la programmazione ed il controllo, sono state utilizzate in maniera a dir poco inefficace.
Invero poco importa se la programmazione per diversi lustri sia stata di competenza nazionale giacché la figura del commissario è coincisa con quella di vari presidenti della Regione siciliana. La situazione attuale, fatta di continue emergenze, risente pesantemente di scellerate scelte effettuate dal 2002 in poi: da una parte la previsione di costruire quattro mega inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata e dall’altra la costituzione dei 27 ATO ha esautorato i comuni delle proprie competenze altresì provocando una gravissima crisi finanziaria conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione di queste società che, è bene riaffermarlo, sono state uno strumento in mano alla politica per il controllo del consenso.

Questa pesante eredità non è stata superata dall’attuale Presidente della Regione, tant’è che oggi molti territori siciliani sono invasi dal pattume e l’idea [la necessità] di portare i rifiuti fuori regione è la prova più lampante dell’attuale crisi di sistema. I poteri derogatori, applicati prima con le ordinanze del Governo poi con quelle di somma urgenza del Presidente della Regione, non hanno raggiunto i risultati previsti nonostante questi strumenti emergenziali siano stati utilizzati per diversi lustri. A riprova di come essi siano inefficaci e controproducenti generando con le deroghe alle leggi ordinarie e alle disposizioni comunitarie solo nuove sacche di opportunità all'errore gestionale e agli illeciti.

Prima ancora che l'ambiente, ad essere inquinato è l'intero sistema di gestione dei rifiuti nella Regione, come confermato anche da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo. I fatti di corruzione che si sono consumati in un ufficio cardine nel settore dei rifiuti, ovverossia quello competente al rilascio delle autorizzazioni, sono di tal gravità che da essi si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore dei rifiuti.
Il quadro di corruttela venuto alla luce è senza ombra di dubbio caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private.

Le indagini segnalate alla Commissione hanno consentito di mettere in luce come in questo settore, connotato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico, le diverse fasi della procedura amministrativa permettono al funzionario infedele di avere gioco facile sia nel rilascio dei provvedimenti che nell'agevolare gli imprenditori anche nell'ordinaria attività di controllo e monitoraggio, da parte della pubblica amministrazione, sulle concrete modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti.

Si evidenzia come una delle principali criticità rilevate nell’intero sistema sia rappresentato dall’incapacità da parte della Regione siciliana – mista a completa mancanza di volontà politica e  amministrativa – di predisporre la programmazione del ciclo integrato di gestione dei rifiuti e di  portare avanti un qualsivoglia approccio pianificatorio, procedendo invece con misure straordinarie ed emergenziali senza dare alcuna prospettiva effettiva di sblocco della situazione nel medio-lungo periodo. Basti pensare alla procedura di infrazione europea 2015/2165 (Piani regionali di gestione dei rifiuti. Violazione degli articoli 28(1) o 30(1) o 33(1) della Direttiva 2008/98/CE), che riguarda anche la Regione siciliana. La Commissione Europea contesta con la sopracitata procedura alla Regione delle violazioni del diritto europeo rispetto alla questione della predisposizione, valutazione e riesame del piano di gestione dei rifiuti.

A tale mancanza di programmazione corrisponde un approccio costantemente basato  sull’emergenza, la contingenza e l’approssimazione. L’emergenza in Sicilia, nei fatti, non è mai  terminata: si è passati dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri a quelle di somma urgenza del presidente della Regione siciliana. E’ dal 1999 che, al netto di qualche periodo di presunto regime ordinario, questo territorio in materia di rifiuti viene “governato” attraverso strumenti straordinari. Tuttavia i risultati non sono soddisfacenti se è vero come è vero che, dopo più di tre lustri dalla prima dichiarazione dello stato di emergenza, la raccolta differenziata resta al palo e le infrastrutture utili a governare l’intero ciclo dei rifiuti scarseggiano.

lunedì 21 novembre 2016

Dipartimento regionale acqua e rifiuti, regolamento anticorruzione

Il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti si è dotato di Regolamento interno per disciplinare il servizio di portineria e gli accessi agli uffici in attuazione del codice Antimafia ed Anticorruzione. Il fine dichiarato del regolamento è quello di evitare l’infiltrazione della criminalità organizzata presso gli edifici regionali ed evitare che l’ingresso del pubblico nelle sedi istituzionali avvenga in maniera non controllata e tale che possa ingenerare cattivo funzionamento degli uffici.

martedì 15 novembre 2016

Rifiuti fuori Regione, strada obbligata

Il Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti ha pubblicato il 10 novembre 2016 tre avvisi pubblici per la manifestazione di interesse rivolta rispettivamente ai gestori (nazionali o internazionali) di impianti di valorizzazione energetica del rifiuto, gestori (nazionali o internazionali)  di impianti di smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati (rifiuto tal quale) e ai gestori (regionali) di impianti e/o discariche per il trattamento/stoccaggio di rifiuti speciali disposti a ricevere i rifiuti urbani indifferenziati e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani. Gli interessati dovranno far pervenire le loro proposte entro il 15 dicembre 2016 (termine non perentorio) indicando i corrispettivi espressi in euro/tonnellata di rifiuto trasportato e trattato, per la tipologia di servizio offerto. 
Portare i nostri rifiuti per un certo periodo di tempo fuori Regione è una strada obbligata. Nel frattempo, il sistema di gestione attuale va cambiato con assoluta priorità. Inoltre, va contrastata l'anacronistica idea di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti con la termovalorizzazione. Bisogna puntare e investire sulla raccolta differenziata domiciliare, che va implementata su tutto il territorio dell'Isola in modo da raggiungere l'85-90% entro due anni.
Invece, complice il Governo nazionale, tutto ruota intorno agli inceneritori. La scelta della Giunta regionale, che con deliberazione del 3 ottobre 2016 ha “apprezzato” il Piano stralcio per la realizzazione degli impianti di valorizzazione energetica della frazione residuale secca, se non sarà cambiata, ci costerà cara. Una scelta scellerata che accetta supinamente il fabbisogno di incenerimento per la Sicilia (690.000 t/a) stabilito dal decreto del presidente del consiglio del 10 agosto 2016 predisposto ai sensi dall’art. 35 del decreto sblocca Italia. 
È recuperando materia dai nostri scarti post-consumo che si riduce o minimizza il ricorso alle discariche. La valorizzazione energetica dei rifiuti si può considerare un usa e getta ed i residui di questo effimero uso (se paragonato al risparmio di energia che si ottiene recuperando materia) necessitano, comunque, di una discarica. L’interesse strategico della Sicilia, nell’ambito della gestione dei rifiuti, è quello di valorizzare i rifiuti come materie prime seconde, pertanto è strategico il riciclo e il recupero di materia. Gerarchia dei rifiuti ed economia circolare dovrebbero essere i cardini di una strategia di preminente interesse nazionale, regionale e locale volta ad evitare il ricorso all’incenerimento e a limitare lo smaltimento in discarica.

giovedì 3 novembre 2016

Movida a Milazzo, non ha senso l’Ordinanza del Sindaco Formica che limita la diffusione della musica

Le intenzioni sono buone, ma nessuno può diffondere musica ad alto volume senza essere autorizzato e, in ogni caso, nessuno può diffondere musica che superi i limiti consenti dalla legge o dal regolamento comunale. Dunque, non ha senso limitare la musica che non può essere diffusa. L'ordinanza avrebbe senso se vietasse la diffusione indiscriminata di musica all'aperto. Positivo, invece,  è il richiamo alla Polizia Municipale e alle Forze dell’Ordine con riguardo alla loro funzione di controllo e vigilanza del rispetto delle leggi e dei regolamenti. Il Sindaco Formica nella Ordinanza del 31 ottobre 2016 richiama le ordinanze sindacali n. 60 e n. 61 del 2013. Ebbene, entrambe andrebbero sostituite e/o aggiornate perché si basano su presupposti superati e non tengono conto, nel dovuto modo, la  legge quadro sull’inquinamento acustico del 26 ottobre 1995, n. 447.  A tal proposito è bene ricordare che tale legge affida ai comuni le competenze per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo. Inoltre, i comuni il cui territorio presenti un rilevante interesse paesaggistico, ambientale e turistico, hanno la facoltà di individuare limiti di esposizione al rumore inferiori a quelli determinati dallo Stato. Inoltre, non si capisce perché la tutela dall’inquinamento acustico debba essere regolata da Ordinanze del Sindaco e non dal Consiglio Comunale, il quale, in questo modo, viene esautorato da una sua prerogativa.

Si evidenzia che ai sensi dell’articolo 6 della legge 447/95 lo svolgimento delle attività rumorose deve essere autorizzata dal Comune. Inoltre, nella citata ordinanza n. 60 del 2013 il Comune di Milazzo ha previsto la verifica del rispetto dei limiti di rumore all’interno del locale ai sensi del dpcm n. 215/99, ma ha omesso di richiedere la verifica del rispetto dei limiti di immissione di rumore in ambiente abitativo ai sensi della legge 447/95. Pertanto, prima di autorizzare gli intrattenimenti si deve accertare, tramite apposita perizia di tecnico competente in acustica, che presso i ricettori più vicini alla fonte del rumore non vengano superati i limiti di legge o eventuali limiti in deroga ai limiti di legge. Pertanto gli esercizi pubblici per tenere intrattenimenti musicali devono fare specifica richiesta al Comune e fornire tutta la necessaria documentazione. Il Comune valutata la documentazione, anche avvalendosi della consulenza dell’ARPA, autorizza o meno il richiedente. In ogni caso le autorizzazioni devono essere vincolate al rispetto dei limiti e degli orari consentiti. È del tutto evidente che i trattenimenti svolti all’aperto non possono rispettare i limiti di legge. L’eventuale autorizzazione deve essere rilasciata in deroga ai limiti di legge. Le autorizzazioni in deroga possono essere date in numero limitatissimo, poche volte l’anno, e devono avere orari contenuti. Infine, si ricorda che la presenza di una accertata situazione di inquinamento acustico rappresenta di per sé una minaccia della salute pubblica, pertanto il potere del Sindaco di emanare una ordinanza contingibile e urgente ai sensi dell’articolo 9 della legge 447/95 è un dovere connesso all’esercizio delle sue funzioni, al quale non può sottrarsi, anche se è leso un solo soggetto.