Con
la comunicazione ufficiale del 26/01/2017, “The role of waste-to-energy in the
circular economy” (reperibile al sito delle UE http://ec.europa.eu/environment/waste/waste-to-energy.pdf) la
Commissione Europea (organismo certamente non pervaso da furore ideologico
ambientalista!) ha invitato gli stati membri a rivedere il ruolo e le
potenzialità dell’incenerimento dei rifiuti e soprattutto dei fondi che lo sostengono. In coerenza col
Pacchetto dell’Economia Circolare (2/12/2015) e, richiamando la gerarchia dei
rifiuti (5 fasi: 1) riduzione; 2) riutilizzo e recupero; 3) riciclo; 4)
recupero energetico; 5) discarica, cfr. direttiva europea quadro 2008/98/CE) la CE
fornisce una guida per gli Stati
dell'Unione su come assicurare un’equilibrata capacità di energia da rifiuti (EFW) che
eviti di danneggiare lo sviluppo di un'economia circolare. In
sostanza si riafferma che l’incenerimento (fase 4 delle gerarchia) è
antagonista al ruolo strategico di riduzione e recupero dei rifiuti (le prime
tre fasi) e pertanto il ruolo futuro dell’incenerimento
viene fortemente ridimensionato rispetto alla situazione attuale, con un invito a considerare con attenzione i
piani futuri di nuovi inceneritori e le relative politiche di finanziamento.
La CE sottolinea inoltre la presenza di un eccesso di capacità di
incenerimento che già oggi riguarda molti Paesi e zone d’Europa. Per
queste situazioni la Comunicazione suggerisce l’adozione di una serie di
strumenti quali la tassazione
dell’incenerimento, la terminazione dei sussidi, la moratoria sulla costruzione
di nuovi inceneritori e lo spegnimento progressivo di quelli esistenti.
Incidentalmente, l'Italia è elencata (con Svezia, Olanda, Germania, Francia ed
altri) tra i Paesi che hanno molti inceneritori, non tra quelli in
cui mancano e questo oggettivamente porta a riconsiderare le affermazioni
secondo le quali "dobbiamo portarci al passo di altri Paesi”. Alla luce di questo ennesimo documento, la scelta politica dello Sblocca
Italia (art.35) e della regione Sicilia in accordo col Ministero dell’ambiente
di puntare sul’incenerimento dei rifiuti, anziché su recupero delle materie
prime seconde dai nostri scarti, appare miope ed obsoleta. Andrebbero
preferite, invece, le Fabbriche dei Materiali, quegli impianti che dopo il
trattamento meccanico biologico (oggi insufficienti in Sicilia) invece di
realizzare il combustibile da rifiuti (CSS), continuino il recupero spinto di
materia fino all’80-90%, peraltro a costi di realizzazione estremamente più
bassi degli inceneritori.
In Italia siamo prontissimi ad obbedire all’Europa su questioni di
finanza pubblica, sostegno alle banche e quant’altro. Quando sulla questione recupero di materia ed economia circolare ci
ricorderemo che “Ce lo chiede l’Europa?”