giovedì 24 novembre 2011

Democrazia è partecipazione


Non c’è democrazia senza partecipazione. Non c’è partecipazione senza società civile, senza  il coinvolgimento dei cittadini. Questo coinvolgimento non può limitarsi alla stagione delle elezioni, al solo voto.
Se la democrazia è il governo del popolo, allora il popolo, ovvero la società civile (i cittadini) devono essere incorporati nei procedimenti decisionali in quanto soggetti portatori di interessi generali, di conoscenze ed esperienze al servizio degli interessi collettivi.
La democrazia rappresentativa e la democrazia partecipativa non devono essere viste come due cose distinte, ma come due facce della stessa medaglia, devono integrarsi a vicenda. Forme di democrazia partecipativa sono la soluzione per democratizzare la democrazia. Lo scopo è quello di riavvicinare  le istituzioni rappresentative ai cittadini e viceversa.

Per far si che la partecipazione dei cittadini sia effettivamente utile è necessario che essi siano messi in condizione di contribuire sin dall’inizio del procedimento di scelta quando tutte le opzioni sono aperte.  Ciò che deve essere dibattuto è il se, il come e il quando e non la decisione già adottata.
Un importante requisito sulle questioni oggetto del dibattito e delle scelte da compiere è l’informazione. Una puntuale conoscenza della specifica realtà non solo consente ai cittadini di sviluppare con gli organismi rappresentativi un dialogo basato su informazioni concrete e precise, ma consente loro anche di avanzare proposte alternative ragionevoli e credibili.

sabato 5 novembre 2011

Nuovi stili di vita

<<La Terra non ha bisogno di noi ma noi abbiamo bisogno della Terra. Ci regala la vita con la sua vita. Ogni battito di cuore, raggio di luce, goccia di pioggia e fremito d’ali sono atti d’amore, affascinante mistero. Uomo e natura scambiano incessantemente atomi di materia, facciamo parte dello stesso sistema, ma consumiamo i tesori del pianeta come parassiti, dominiamo gli elementi come despoti, li usiamo a piacimento, li vendiamo e li sprechiamo. Eppure ciascun elemento è anche dentro di noi, nelle nostre ossa, nel sangue, negli organi. Sono l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, la terra che ci nutre e il sole che ci rigenera. La nostra vita non può prescindere dalla sua e la nostra salute nemmeno, ma a forza di rincorrere beni secondari ci siamo dimenticati di quelli primari.
Abbiamo domesticato il pianeta, lo abbiamo colonizzato impoverendo la sua straordinaria ricchezza: migliaia di varietà di specie animali, vegetali e minerali sono gravemente minacciate e ogni giorno insieme a loro muore un pezzo di noi. La biodiversità si impoverisce e lo stesso vale per le nostre culture, i dialetti, le tradizioni e i sapori. Stiamo snaturando la vita e intacchiamo equilibri complessi che sono la sua stessa essenza. Abbiamo perso la visione d’insieme, invasati dal potere del progresso, ci siamo dimenticati della gratitudine per le piccole cose: la foglia che produce energia, la bellezza del più semplice fiore, il manto di stelle. […] Lo specchio più autentico di chi siamo è il nostro stile di vita. È l’applicazione pratica dei nostri valori, ed è il punto di partenza per affrontare la crisi ambientale e stabilire nuovi equilibri.
Come dicono gli indiani americani, non abbiamo ereditato la Terra dai nostri avi, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli. È il caso di chiederci cosa lasceremo loro. Pensando di semplificarci la vita, abbiamo perso il senso della misura e il senso critico, il lusso è diventato eccesso. Vogliamo vivere così? Non possiamo fare di meglio?
Abbiamo bisogno di regole ma non basta serve la volontà di applicarle.  […]  La felicità non sta nell’abbondanza delle cose ma nella loro naturale qualità.>>

Dall’introduzione del libro di Cristina Gabetti  TENTATIVI DI ECO CONDOTTA”  Rizzoli

Territorio, ambiente, democrazia partecipativa, beni comuni dovrebbero far parte di un cambiamento positivo. Questo cambiamento positivo lo dobbiamo stimolare noi cittadini. Però l’impegno dei singoli non basta …. dobbiamo unirci e fare massa critica. Dobbiamo ottenere un mutamento qualitativo nel modo di fare politica, di intendere la democrazia, di salvaguardare l’ambiente e il territorio, di riconoscere e tutelare i beni comuni.

Chi si vuole impegnare in questo ambito può aderire al COMITATO JONICO BENI COMUNI (l’adesione al comitato è libera e volontaria, aperta a tutti).