venerdì 19 dicembre 2014

“Raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle”

Un trattenimento musicale
Ho raccontato come un esercizio pubblico abbia impedito al mio nucleo familiare di godere del diritto di vivere in pace a casa propria. Un calvario durato quattro anni. Le istituzioni locali non ci hanno tutelato. Per sottrarci alle sopraffazioni dei gestori del bar abbiamo dovuto trasferirci. Ho dovuto fare proprio ciò che essi pretendevano. Non ho avuto altra scelta. È stato l’unico modo per tutelare la nostra salute. Ad oggi, solo due processi riguardanti la titolare dell’esercizio pubblico incriminato sono giunti a conclusione: il primo si è chiuso con decreto penale di condanna per il disturbo al riposo provocato nella stagione estiva del 2010; il secondo con sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Il processo ha riguardato gli avvenimenti di due specifiche notti (16 e 17 marzo 2012). A commento di questo particolare processo dico solo questo: se fossi stato io a giudicare avrei emanato lo stesso verdetto. Altri due processi, entrambi  risalenti al 2011, sono in fase di dibattimento, mentre, i procedimenti iscritti nel registro dei reati nei successivi due anni si trovano in fase di indagini preliminari.
Per gli uomini delle istituzione, invece, non è emersa, finora, alcuna responsabilità penale. Due procedimenti riguardanti l’ex sindaco del Comune sono stati archiviati. “Gli accertamenti effettuati in fase di indagini”, ha scritto il Gip nel decreto di archiviazione, “non hanno consentito di ritenere dimostrabile, in un eventuale futuro dibattimento, la penale responsabilità degli indagati in relazione alle condotte censurate”. Ho provato a sollecitare la riapertura delle indagini ed a richiedere l’avocazione delle stesse alla procura generale, ma entrambe le istanze sono state rigettate. Pur rispettando tutte le decisioni dei giudici, com'è giusto che sia, ho provato a contrastarle, ritenendo l’archiviazione dei procedimenti riconducibile alla trascuratezza delle indagini. Le indagini sono state delegate alla stessa polizia giudiziaria che io ho segnalato essere distratta, giusto per usare un eufemismo. Non c’è stato un reale contrasto alla condotta “criminale” dei gestori del bar, anche dopo gli accertamenti tecnici. I procedimenti penali iscritti nel registro dei reati, a seguito delle mie denunce del 2012 e 2013 per omissioni e abuso di atti d'ufficio, si trovano anch'esse in fase di indagini preliminari. Mi piacerebbe che stavolta fossero i P.M. a compiere personalmente ogni attività investigativa. In ogni caso, chiederò al Procuratore Guido Lo Forte di vigilare sulla qualità di queste indagini. 

“Il racconto non ha la capacità di modificare quel che è successo,
può però trasformare ciò che verrà”
                                                                            
Roberto Saviano

martedì 16 dicembre 2014

Dove non c'è senso civico imperversa la cultura mafiosa

C’è qualcosa di più dirompente della mafia (delle cosche mafiose) per il tessuto sociale di un Paese. È la mentalità mafiosa. La cultura mafiosa è terreno fertile per la criminalità organizzata e per la cattiva politica. La mafiosità si manifesta con la negazione delle regole sociali a cominciare dal non rispettare le strisce pedonali, nel parcheggiare in doppia fila, nello gettare rifiuti in strada e in altri luoghi pubblici, nel non rispettare la fila, nel non rilasciare e richiedere lo scontrino, nel non pagare le tasse, nel non fare la raccolta differenziata dei rifiuti, nel chiedere la raccomandazione, nell’agevolare alcuni a scapito di altri, nel non fare al meglio il proprio lavoro, nel non rispettare le leggi e i diritti delle persone, nel non rispettare i doveri, nel non far rispettare le leggi.  La mafiosità è un atteggiamento mentale alimentato dall’assenza di senso civico.  La mafiosità è la protervia e la pervicacia del prepotente; la collusione tra politica e malaffare; la vessazione sulle persone più deboli;  il voto di scambio; l’ignavia dell’impiegato, del funzionario pubblico o del burocrate, di chi non fa il proprio dovere, non rispetta e non fa rispettare le leggi. Anche chi è testimone reticente e sta zitto o nasconde o minimizza è mafioso perché diventa esso stesso complice di chi delinque e lo rende immune (non punibile). Non bisogna essere affiliati alla mafia per essere mafiosi. Sono i comportamenti,  il sentire, che determinano la mafiosità di una persona, di un gruppo o d’una intera società. Fortunatamente, ci sono ancora tantissime persone libere e sane nella società e nelle istituzioni del nostro Paese. Ed è su sull’esempio di queste persone e di quelle che hanno combattuto a viso aperto contro tutte le mafie, a rischio della loro stessa vita, che dobbiamo trovare la forza di resistere e impegnarci  per essere, soprattutto, d'esempio alle nuove generazioni.

“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte proprio perché meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, le più adatte cioè queste giovani generazioni, a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
                                                               Paolo Borsellino, 20 Giugno 1992

venerdì 12 dicembre 2014

Emergenza rifiuti in Sicilia, Crocetta chiede il commissariamento e poteri speciali. La discarica di contrada Ligoria a S.Teresa di Riva a rischio riapertura


Discarica dismessa in contrada Ligoria
Com’era prevedibile nella stragrande maggioranza dei comuni siciliani non è partito il nuovo sistema di gestione dei rifiuti che avrebbe dovuto portare le percentuali di raccolta differenziata dall’attuale 10% al 65% entro il 2015 e si è giunti più rapidamente alla saturazione delle discariche esistenti anche perché alcune sono state chiuse per motivi di tutela ambientali o perché non a norma, sprovviste di impianto di biostabilizzazione (anche questi eventi prevedibili).
La magistratura oltre a chiudere (con colpevole ritardo) le discariche fuorilegge, avrebbe dovuto indagare e perseguire quanti hanno avuto ruolo di responsabilità ai vari livelli della gestione dei rifiuti per manifesta incapacità e inottemperanza alle direttive europee e leggi nazionali e regionali. È troppo facile governare e amministrare senza avere responsabilità.  Così, il sindaco l’assessore, il presidente di regione o il funzionario regionale o comunale potrebbe farlo chiunque, pure io che non capisco una mazza. Chi è stato eletto democraticamente ha il diritto di governare, ma deve essere in grado di risolvere i problemi nel rispetto delle leggi esistenti.   
A due anni dall’elezione di Crocetta a presidente della Regione poco è cambiato sul versante della gestione dei rifiuti. Nulla di concreto è stato fatto per organizzare con semplicità ma determinazione la corretta gestione del ciclo dei rifiuti in tutta l'Isola.
Adesso Crocetta vuole i poteri commissariali per attivare con procedure d’urgenza nuove discariche o utilizzare, ampliare quelle esistenti e addirittura riattivare quelle già dismesse. Inspiegabilmente, a mio modo di vedere, rigetta la possibile soluzione di trasportare i rifiuti da allocare in discarica  in altre regioni: “Non sarebbe giusto” ha dichiarato. Siamo d’accordo che non è giusto in linea di principio, ma sarebbe il male minore portare i rifiuti temporaneamente dove magari sarebbero bene accetti, perché attrezzati con impianti per il recupero di materia o  per alimentare gli inceneritori (contenti loro).
Stando a quanto scritto oggi sul quotidiano la Repubblica nell’articolo di Emanuele Lauria dal titolo: Rifiuti, il presidente chiede l’emergenza contro l’ipotesi navi,  “Crocetta vuole i poteri commissariali, per attivare con procedure d’urgenza nuove discariche o utilizzare di più le esistenti. Con i poteri speciali sarà avviata <<la raccolta differenziata obbligatoria>> e verranno approvati subito i piani già predisposti da 160 Comuni. Inoltre,  con l’emergenza rifiuti, se dovesse essere approvata dal governo con un decreto-legge, sarà avviata la fornitura alle famiglie di <<compostiere domestiche>>”. Qualcuno dovrebbe spiegare a Crocetta che è già obbligatorio fare la raccolta differenziata, che non servono i poteri speciali  per autorizzare dei piani già presentati almeno che non si voglia autorizzare qualsiasi porcheria, e neanche per distribuire delle compostiere.
Il presidente della Regione Sicilia ha più poteri di quelli che servono. I problemi bisogna conoscerli per risolverli. Bisogna conoscere le direttive Europee e nazionali. Bisogna essere aggiornati sulle tecnologie esistenti, sulle buone pratiche da mettere in campo, su come si organizza una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Bisogna designare gli uomini giusti. Bisogna decidere avendo coscienza di quello che si va a fare.
Se è proprio necessario nominare un commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in  Sicilia, allora andrebbe nominato, giusto per fare un esempio, uno come l’ex Ministro Edo Ronchi, uno che sa di cosa si parla.
Come conseguenza dell'inadempiente e inconcludente politica dei rifiuti di Crocetta e della sua giunta si paventa la possibilità della riapertura della discarica di contrada Ligoria a Santa Teresa di Riva. L’amministrazione comunale aveva presentato un progetto per la riapertura della discarica che fortunatamente non era stato recepito nel piano regionale. Ora, invece, grazie all’emergenza, c’è la possibilità che il progetto presentato dalla giunta De Luca venga riconsiderato per la gioia di tutti i cittadini di Santa Teresa che avranno il privilegio di avere la discarica sotto casa …   effetto dei poteri speciali.