Senza il rispetto delle regole non c'è libertà

di Gherardo Colombo

Tratto dal libro di Gherardo Colombo “Sulle Regole”, Conclusioni, Serie Bianca Feltrinelli marzo 2008

Ricordate il paese immaginario descritto nelle prime pagine del libro? Quello dove trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l’apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto di ogni diritto di base? Quello dove coloro i quali si attengono alle leggi formali (che non è detto siano pochi) sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva?
Si può concepire un sistema per capovolgere la situazione che non consista nel rovesciamento di quella cultura? E si può pensare che la cultura cambi “per ordine dell’autorità”, autorità, d’altra parte, espressione di quella stessa cittadinanza che si promuove violando le leggi? La strada non è forse quella di maturarne una opposta nella propria intimità, e poi proporla agli altri, e mostrare che si può praticare, e dimostrare nello stesso tempo quali sono gli svantaggi che anche ai più furbi, ai più raccomandati, ai più forti e ai più potenti procura la società verticale?
C’è bisogno per mostrare questi svantaggi di richiamare la necessità di forme sempre più ghettizzate di difesa del proprio spazio e dei propri beni, la diffusione delle guerre, la progressiva distruzione delle risorse, l’esclusione continua di numeri enormi di persone dal riconoscimento e dall’armonia per il trionfo della divisione e dell’odio?

Certo, un’osservanza assoluta di regole giuste non sarà mai universale.
Ognuno di noi è un essere umano, che si porta dietro ogni giorno tutte le sue imperfezioni, e non potrà mai architettare forme di convivenza perfetta.
Certo, il male non può essere estirpato del tutto dalla storia e la natura umana, la sua finitezza mortale è essa stessa fonte frequente di angoscia e sofferenza. A tutto questo non possono porre rimedio le regole e la loro osservanza.
In questi confini, la scelta consapevole, e la sua applicazione coerente, di tendere al modello sociale basato sul riconoscimento dell’essere umano stabilisce la direzione del percorso e qualifica ogni sua tappa. Più si procede, più si allargano le possibilità di vedere se stessi e ognuno degli altri come soggetti e non come oggetti di essere liberi e non sottomessi, cittadini e non sudditi. Si tratta di un percorso infinito, nel quale, prima e più della meta conta il modo di essere sulla strada, la coerenza di ogni gesto e di ogni parola rispetto al risultato finale. È il percorso, non il traguardo, a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità. Tutti noi siamo sul percorso, dipende da ognuno di noi dove questo ci porterà.