Edipower S.p.a.,
ora chiamata
A2AEnergiefuture, nell’ambito della procedura autorizzativa dell’impianto di
“valorizzazione energetica del CSS di San Filippo del Mela” ha inviato al
Ministero dell’Ambiente un nuovo documento, pubblicato il 4 ottobre 2016, con
le
controdeduzioni
alle osservazioni effettuate dal pubblico.
Nel nuovo documento, in sostanza, ci sono le stesse
controdeduzioni
del 17 maggio 2016 con l’inserimento
per ciascuna osservazione anche dell’identificativo
delle Osservazioni n.7, che in occasione
delle precedenti controdeduzioni erano state etichettate come “osservazioni non
leggibili”. Ciò ha comportato la necessità per A2A di rispondere
specificamente al alcune osservazioni poste dai cittadini che hanno
sottoscritto il documento.
Così, le
pagine totali del documento da 58 sono diventate 60 e le Controdeduzioni da 77
sono diventate 79.
Riportiamo queste due specifiche Controdeduzioni (CD78 e CD79) e le relative
Osservazioni in modo che chi legge possa farsi una propria opinione. Per
ogni Controdeduzione/Osservazione segue un commento. Il testo tratto dalle
Controdeduzioni è di colore arancione scuro; il testo tratto dalle osservazioni
è di colore blu scuro.
CD78
- Argomento: Recupero materiali ferrosi –
Sintesi osservazioni: gli osservanti affermano la sostanziale assenza di
Materiali Ferrosi nel CSS
Controdeduzione -
L’esperienza operativa della Società
proponente permette di affermare la presenza di materiali ferrosi recuperabili
nelle scorie di combustione del CSS. Allo stato il quantitativo non è
stimabile, in quanto dipende dal ciclo di produzione del CSS
Osservazione - Quarta
motivazione – “consentire il recupero
delle parti ferrose contenute nei residui di combustioni mediante integrazione
di un ulteriore recupero di materia nel processo di valorizzazione del CSS”
Il CSS non
dovrebbe contenere parti ferrose. Se il progetto sarà autorizzato, EDIPOWER non
potrà bruciare il residuo secco tal quale, che sicuramente conterrebbe parti
ferrose. Il CSS è il prodotto di un processo di trattamento meccanico biologico
della frazione secca dei rifiuti. Le eventuali parti ferrose contenute nei
residui di combustione del CSS si possono ritenere tracce e dunque non
significative dal punto di vista del recupero di materia. Il recupero delle
parti ferrose prospettato dal proponente è un artificio per far credere ad un
ulteriore recupero di materia. In ogni caso, tale recupero non è quantificato
(stimato) nel progetto in esame. La combustione del CSS produrrà scorie che
finiranno per la maggior parte in discariche speciali con alti costi di smaltimento.
Nel progetto non sono specificate le destinazioni di tali residui.
Commento - Nella osservazione non si metteva in discussione l'esistenza di parte ferrose, ma che queste non sarebbero state quantitativamente significative. Appare poco credibile che con la vantata "esperienza operativa della Società proponente" non sia stato possibile stimare il quantitativo medio di materiali ferrosi recuperabili. A2A avrebbe potuto portare l'esperienza di Brescia e Acerra, giusto per fare una stima su esempi reali, avvertendo che la stima del materiale ferroso recuperabile a San Filippo del Mela sarebbe dipeso dallo specifico ciclo di produzione del CSS.
CD79 – Argomento: Incenerimento
contro raccolta differenziata – Sintesi osservazione: Gli osservanti contestano
l’integrazione virtuosa tra raccolta differenziata e valorizzazione energetica
Controdeduzione -
“Gli osservanti sposano teorie, smentite dai fatti, circa la possibilità di riciclo
totale dei rifiuti. In realtà un sistema equilibrato di gestione di rifiuti
integra virtuosamente le varie opzioni per offrire un servizio sostenibile a
livello economico che ambientale ai propri cittadini. La raccolta differenziata
è un elemento fondamentale di un corretto ciclo dei rifiuti così come lo è la valorizzazione
energetica dei rifiuti non recuperabili. Il
furore ideologico degli osservanti non ha limiti, fino a tacciare di falsità
una citazione del Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2015 di ISPRA, sicuramente
non un ente di parte, quando rileva i casi virtuosi di regioni italiane ai
vertici sia per raccolta differenziata che per la valorizzazione energetica dei
rifiuti.
Tale
tendenza è confermata a livello europeo. Come riportato nel medesimo rapporto i
paesi del nord Europa come la Germania, Svezia, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca,
che evidenziano ridottissimi ricorsi alla discarica per lo smaltimento dei
rifiuti urbani (dal 2% della Danimarca a meno dell’1% della Germania), sono
quelli dove il recupero di materiali dalla raccolta differenziata è più elevato
(Germania 47%, Svezia 34%, Paesi bassi 24%, Danimarca 28%) sono quelli dove la
valorizzazione energetica dei rifiuti evidenzia i tassi più alti (Germania 35%,
Svezia 50%, Belgio 44%, Paesi Bassi 49%, Danimarca 54%).
Ciò
mostra una volta di più che solo un corretto, equilibrato e completo ciclo di
smaltimento dei rifiuti, che sviluppi tutte le possibili opzioni e non si
limiti a proclami demagogici sul completo recupero dei rifiuti permette di
superare la discarica come unico sistema di smaltimento dei rifiuti. Purtroppo
in Italia ancora il 31% dei rifiuti viene smaltito in discarica e l’84% in
Sicilia.
Osservazione - Con riferimento
alla pianificazione nazionale (pag. 13 relazione SIA), il proponente cita
diverse volte il D.Lgs 152/06 asserendo che il progetto è stato sviluppato nel
rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa nazionale. Riguardo alla
priorità nella gestione dei rifiuti il proponente elenca nell’ordine quanto
previsto dal citato decreto legislativo, “mettendo
al primo posto la prevenzione (a), successivamente la preparazione per il
riutilizzo (b), ed il riciclaggio (c), quindi il recupero, per esempio il
recupero di energia (d), ed in ultima istanza lo smaltimento (e).” Il
proponente continua la sua enunciazione aggiungendo che “Al riguardo”, riferendosi al recupero di energia, “quanto
pubblicato nel Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2014 – Dati di sintesi da cui
emerge come dai dati raccolti a livello nazionale, l’incenerimento non
determina un disincentivo alla raccolta differenziata, come risulta evidente
per alcune regioni quali la Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna. In queste
regioni, infatti, a fronte di percentuali di incenerimento pari rispettivamente
al 46%, al 33% ed al 17% del totale dei rifiuti prodotti, la RD raggiunge
valori elevati (rispettivamente al 53%, per le prime due e 51% per la
Sardegna). Come dimostrato da esempi virtuosi presenti sul territorio nazionale
quindi il progetto proposto, che consente la valorizzazione energetica dei
rifiuti, non si pone come soluzione sostitutiva della raccolta differenziata,
bensì come ulteriore strumento per conseguire gli obiettivi di autosufficienza
e limitare il conferimento in discarica”.
Non
si capisce il perché di questa lettura dei dati ISPRA falsa(ta) da parte del proponente. Non sono mendaci i dati riportati ma le deduzioni che di essi si fa.
I dati, in modo fin troppo evidente, indicano non solo che gli esempi riportati
sono per nulla virtuosi, ma dimostrano, inequivocabilmente, che l’incenerimento sottrae materia alla
raccolta differenziata. A tal proposito, in primis, c’è da ricordare che
proprio il decreto legislativo sopra citato ha previsto il raggiungimento del
65% di RD nel 2012. È del tutto evidente che gli esempi riportati non sono
virtuosi in quanto tutti al di sotto della soglia minima di RD prevista. Non si
può prendere come riferimento la Sicilia per dare patenti di virtuosità. Come
si fa ad affermare che “la RD raggiunge
valori elevati” se essa è bene al di sotto delle soglie minime? Come
sarebbero definiti dal proponente gli esempi virtuosi veri, che in alcune
realtà arrivano e superano l’80% di RD (es. Provincia di Treviso 81,9% di RD – Dati
ISPRA 2015). Come si fa a non capire che incenerire il 46% del rifiuto
indifferenziato è una bestialità mostruosa, che andrebbe perseguita penalmente,
perché si incenerisce almeno un 30-35% di materia che potrebbe e dovrebbe
essere recuperata e rimessa in circolo. Come si fa a non capire che la
Lombardia incenerendo il 46% dei rifiuti ha gettato via materie preziose
provocando danno economico e ambientale e occupazionale ai suoi cittadini.
Commento: A2A continua la sua opera di mistificazione e arriva ad insultare dei semplici
cittadini, per la sola ragione che hanno criticato alcune asserzioni farlocche contenute nella Relazione, argomentando con le armi della logica, del buonsenso e la forza dei numeri. È disdicevole, perché non vera e offensiva, l’affermazione
di A2A, “Il furore ideologico
degli osservanti non ha limiti, fino a tacciare di falsità una citazione del
Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2015 di ISPRA"e l'affermazione "Gli osservanti sposano teorie, smentite dai fatti, circa la possibilità di riciclo
totale dei rifiuti". Meschine mistificazioni di A2A. Nelle osservazioni n.7 non si sposano "teorie smentite dai fatt" nè si parla di "riciclo totale dei rifiuti". Tuttavia, a differenza di A2A, noi riteniamo il futuro debba necessariamente essere indirizzato verso una economia circolare che consenta quanto più possibile il recupero di materia dai material post-consumo."Rifiuti zero più che una destinazione è un viaggio" (Enzo Favoino).
Gli osservanti non hanno alcun furore ideologico tant’è che in
premessa hanno scritto: “Pur essendo contrari alla pratica dell’incenerimento
dei rifiuti per le anzidette motivazioni riteniamo che una visione moderna e
pragmatica del trattamento dei rifiuti debba individuare quando l’incenerimento
è preferibile alla discarica come sistema di smaltimento”. A2A distorce la realtà di ciò che è stato scritto nelle Osservazioni. Questo
è tanto grave quanto puerile.
Gli osservanti non hanno tacciato di falsità la citazione del Rapporto
Ispra 2015. Infatti hanno scritto: “Non
sono mendaci i dati riportati ma le deduzioni che di essi si fa.”. Le deduzioni fatte da A2A e da chiunque le abbia fatte.
L'illustrazione di A2A su come i Paesi europei elencati nelle controdeduzione, sono virtuosi è smentita dai loro stessi numeri, come spiegato nell'osservazione oggetto del presente commento. Pertanto, è inutile ripetersi. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
L'attività di A2A
In Italia nel 2014 sono stati prodotti 29.655.250 tonnellate di rifiuti. I 3,3 milioni di rifiuti trattati negli impianti (impianti di incenerimento e discariche) del gruppo A2A sono l'11% del totale dei rifiuti prodotti in Italia, cioè quanto quelli prodotti in Sicilia (2.349.219) e Calabria (941.825). La raccolta e la gestione dei rifiuti urbani di A2A è di 1,2 milioni di tonnellate ovvero il 4% del totale dei rifiuti prodotti in Italia. Invece di attrezzarsi per una gestione integrata del ciclo dei rifiuti che abbia come obiettivo il raggiungimento dell'80-90% di raccolta differenziata e la gestione dell'impiantistica necessaria alla realizzazione di una economia circolare, che recupera materia e non la distrugge bruciandola, A2A ha come esclusivo obiettivo l'incenerimento dei rifiuti con recupero energetico. La ragione è semplice: incenerire i rifiuti è più remunerativo dello spaccio della droga.
In Lombardia dove principalmente opera A2A la raccolta differenziata si attesta al 56,3%. Questo dimostra che come gestori del ciclo dei rifiuti non sono stati in grado di organizzare una raccolta che consentisse di raggiungere il minimo previsto dalle attuali norme, il 65% (Varese 63,9 - Milano 54,2 - Brescia 53,6 - Bergamo 60%). Sempre in Lombardia a Mantova la RD è al 76,5% ma non gestisce A2A, fortunatamente per i mantovani.
Un esempio di come può funzionare una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti (senza scomodare i fautori del riciclo totale) è dato dai tre Consorzi, tra cui Contarina, che operano nella provincia di Treviso, in un bacino di oltre 887.000 abitanti, dove sono state raggiunte percentuali di RD pari al 81,9% (Dati Ispra 2015).
A pensar male, si potrebbe ipotizzare che, dove A2A ha l'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, lo gestisce male di proposito, per foraggiare gli inceneritori che gestisce.