sabato 20 aprile 2019

Il futuro dei rifiuti nelle nostre mani

In Sicilia il futuro dei rifiuti è nelle nostre mani e in quelle del Presidente della Regione Nello Musumeci, dell'Assessore Alberto Pierobon e di tutta la Giunta Regionale, del Dirigente del Dipartimento Acqua e Rifiuti Salvo Cocina e dei suoi collaboratori. La Regione Siciliana dovrà modificare e integrare il nuovo Piano regionale gestione rifiuti, proseguire l'iter del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da avviare e realizzare nell’Isola un modello di gestione dei rifiuti basato sull'economia circolare e la strategia Rifiuti Zero”. Con riguardo alla prosecuzione del procedimento di VAS, la Giunta regionale dovrebbe tenere nel dovuto conto le osservazioni del Ministero dell'Ambiente ad eccezione della osservazione n. 2.2.20  relativa all'individuazione degli impianti di incenerimento. La scelta strategica "Rifiuti Zero" deve essere sviluppata nel nuovo Piano sotto un profilo tecnico-specialistico e deve presentare in maniera quanto più oggettiva e riscontrabile, un'analisi conoscitiva dello scenario attuale, fissare degli obbiettivi da raggiungere, prefigurando diversi scenari di sviluppo in un ben definito arco temporale, indicare le linee strategiche per raggiungere gli obiettivi fissati. Occorre altresì che il nuovo Piano definisca una pianificazione impiantistica mirata a fissare, in modo chiaro, dimostrabile ed oggettivamente risolutivo, come si intende operare per il raggiungimento degli obiettivi. Nel Piano deve essere specificata la scelta strategica della Regione Siciliana, che in linea con l'Agenda comunitaria per l'economia circolare, non prevede fabbisogno di impianti di incenerimento perché si antepone il recupero di materia dai rifiuti residui al recupero di energia, nell'ottica appunto di un'economia realmente circolare. Pertanto l'alternativa impiantistica per il trattamento dei rifiuti residui dovrà essere costituita da impianti di trattamento meccanico biologico per il recupero di materia, le Fabbriche dei Materiali "FdM". Il vantaggio dell'approccio "a freddo" con recupero di materia implica minori costi, scalabilità, velocità di allestimento, convertibilità al trattamento di frazioni da RD, flessibilità e adattabilità. In questo modo e col necessario duro lavoro di tutti, la Sicilia diventerà un modello da imitare.
Lo scenario Europeo:  
  • LAgenda comunitaria per l’economia circolare punta sempre più in alto.
  • La Comunicazione della Commissione europea, “The role of waste to energy in the circular economy” (gennaio 2017), contiene una Guida per gli Stati Membri su come ridurre sino ad eliminare il ruolo del recupero di energia dai rifiuti ed evitare di danneggiare lo sviluppo di un’economia completamente circolare. Il documento chiarisce il ruolo del recupero di energia rispetto alla gerarchia dei rifiuti, fornendo indirizzi per programmare al meglio tale capacità di recupero, invitando gli Stati Membri a limitare la realizzazione ed il ricorso agli inceneritori. La Commissione sostiene la necessità di reindirizzare gli investimenti, a partire da quelli della Banca Europea degli Investimenti verso i più alti livelli della gerarchia di gestione dei rifiuti quali la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio. Nel documento si evidenzia la presenza di un eccesso di capacità di incenerimento. Pertanto viene suggerita l’adozione di una serie di disincentivi quali la tassazione dell’incenerimento, l’eliminazione dei sussidi, la moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e lo spegnimento progressivo di quelli esistenti. Inoltre la Commissione raccomanda, prima di ricorrere all’incenerimento, di valutare tutte le opzioni prioritarie, inclusa la realizzazione di una maggiore capacità di riciclaggio e compostaggio come strumenti prioritari di riduzione dello smaltimento in discarica, e della valutazione degli effetti a 20-30 anni della crescita della raccolta differenziata, onde evitare la realizzazione di capacità di incenerimento in eccesso. Ancora la Commissione ribadisce la necessità che gli Stati Membri e le Autorità che si occupano di pianificazione prendano in considerazione, qualora intendano programmare nuovi inceneritori, l’evoluzione a lungo termine della raccolta differenziata e del riciclaggio
  • La Strategia europea per la plastica nell’economia circolare e la direttiva sulla riduzione dell’impatto  dei prodotti di plastica monouso sull’ambiente SUP (Single Use Plastic). L’attuale legislazione sui rifiuti stabilisce la prevenzione dei rifiuti in generale e gli obiettivi in materia di prevenzione e riduzione dei rifiuti marini lasciando la scelta delle misure agli Stati Membri. Questa proposta invece fornisce obiettivi e misure specifiche per affrontare l’impatto della plastica e degli attrezzi di pesca più sporchi contenenti plastica dispersi nell’ambiente marino e sulle spiagge. Si completa quindi l’obiettivo stabilito dall’articolo 9 della Direttiva quadro sui rifiuti, modificata nel 2018, stabilendo che gli Stati Membri adottano misure volte ad arrestare la produzione di rifiuti marini e misure per prevenire, combattere e ripulire i rifiuti abbandonati nell’ambiente. La proposta integra inoltre l’articolo 8 della Direttiva quadro sui rifiuti stabilendo la responsabilità estesa del produttore (EPR) a livello degli Stati Membri al fine di coprire i costi della prevenzione dei rifiuti abbandonati e della loro gestione, incluso la pulizia dei prodotti di plastica monouso.
  • Revisione in corso dei meccanismi di allocazione dei Fondi Regionali. Nel periodo 2021-2027 sono previsti più investimenti per lo sviluppo regionale anche con riguardo ad un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio grazie all’attuazione dell’accordo di Parigi e agli investimenti nella transazione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici.
La strategia Rifiuti Zero  non è altro che un assortimento di buone pratiche  operative che rendono reale e viva la visione dell’economia circolare nella pratica di ogni Comune. Rifiuti zero è un modello operativo per le comunità locali. In sostanza Rifiuti Zero è la chiave per una buona gestione dei materiali post-consumo (i nostri rifiuti).
Forse è bene ricordare che i motivi per implementare una buona gestione dei rifiuti sono: Ambientali, economici, occupazionali e geopolitici.
Motivi ambientali - La sensibilità ambientale è quella che tutti quanti mettiamo a fondamento del nostro interesse per la salvaguardia dell’ambiente. Riciclando noi andiamo ad evitare due categorie di impatto: l’impatto connesso all’attività di estrazione delle materie prime e l’impatto connesso alle attività di smaltimento.
Motivi economici – L’adozione del modello di economia circolare consentirebbe al continente europeo di ottenere importanti benefici non solo dal punto di vista ambientale e sociale, ma anche economico. È  quanto emerge dallo studio “Growth within a circular economy vision for a competitive Europe”, realizzato dal McKinsey Center for Business and Environment in collaborazione con Ellen MacArthur Foundation e SUN, che evidenzia come la produttività delle risorse in Europa possa aumentare fino al 3% ogni anno qualora venga adottato un sistema circolare facilitato dalle nuove tecnologie e dai nuovi materiali. Questo modello - che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non ci sono prodotti di scarto e in cui le risorse vengono costantemente riutilizzate – genererebbe per le economie del Continente un risparmio in termini di costi di produzione e utilizzo delle risorse di base pari a 1.800 miliardi di euro all’anno entro il 2030, che si tradurrebbe in una crescita del PIL a 7 punti percentuali e in più alti livelli di occupazione.
Motivi occupazionali – La valutazione di impatto strategico che corredava la prima proposta del pacchetto per l’economia circolare calcolava in 580.000 nuovi posti di lavoro l’indotto occupazionale diretto derivante dall’introduzione dei nuovi obiettivi di raccolta differenziata e recupero di materia. Solamente quello diretto, ovvero, i nuovi posti di lavoro nei circuiti di raccolta differenziata, riciclo e compostaggio. Poi c’è l’indotto indiretto, derivante dalla produzione di nuove tecnologie e attrezzature per le attività di raccolta differenziata, riciclo e compostaggio e quello derivante dalla responsabilità industriale riguardante la riprogettazione di nuovi servizi e materiali, nell’ottica di una maggiore riutilizzabilità delle risorse che vengono così recuperate sottraendole all’inefficienza e ai rischi ambientali dell’incenerimento.
Motivi geopolitici - Il motivo più importante è quello geopolitico dovuto alla scarsità delle risorse disponibili. In una economia di trasformazione come ad esempio quella italiana, e più in generale quella europea, che importa il 60% delle risorse per la produzione di beni e la produzione energetica.   Tra queste risorse circa una ventina sono materiali critici, vitali per la nostra economia, per cui dobbiamo importarle dall’estero, in una situazione in cui l’approvvigionamento sullo scenario internazionale è sempre più insicuro. Quindi riciclare il più possibile significa garantire il futuro della nostra capacità industriale. L’unica possibilità che abbiamo è quella di sfruttare quelle miniere urbane rappresentate dai nostri cassonetti, bidoni o sacchi. Questo vuol dire che dobbiamo massimizzare la capacità dei percorsi di recupero di materia.
Come ci ha ricordato Enzo Favoino, Coordinatore scientifico di Zero Waste Europe, nel Webinar del 16 aprile scorso dal titolo “La strategia di transizione per gestire il rifiuto residuo”, Rifiuti Zero, più che una destinazione, è un viaggio. 
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Un viaggio che è necessario intraprendere con la giusta determinazione sapendo che l’obiettivo Rifiuti Zero non è un’utopia ma è pienamente possibile, come dimostrato da varie realtà anche in Italia. Nell’immagine sulla sinistra sono evidenziate le Province italiane con la maggiore percentuale di RD. La prima in assoluto è la Provincia di Treviso dove opera Contarina società in house providing a completa partecipazione pubblica. L’esempio di Contarina è riassumibile nelle immagini che seguono, prese  dal bilancio di sostenibilità del 2017, strumento utile per valutare azioni e scelte strategiche aziendali. I principali risultati in sintesi sono stati: Percentuale di raccolta differenziata 85% (media nazionale 53%), Secco non riciclabile pro capite 58 kg/ab.*anno (media nazionale 236 kg). 50 i Comuni serviti per un totale di 554.000 abitanti. 







La Tariffa applicata  – Il sistema adottato da Contarina è quello della tariffa puntuale, costituita da una quota fissa ed una variabile, quest’ultima commisurata agli svuotamenti del rifiuto secco non riciclabile, la tipologia di rifiuto che causa il maggior impatto a livello ambientale ed economico. Il percorso intrapreso da Contarina è stato quindi quello di responsabilizzare le proprie utenze nella gestione dei rifiuti, ponendo l’attenzione alla prevenzione, riduzione e differenziazione degli stessi. 

Purtroppo l’impianto per il trattamento del rifiuto secco non riciclabile di Spresiano gestito da Contarina è finalizzato alla produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario). Così, delle 25.964  tonnellate di rifiuto secco non riciclabile in ingresso trattato nell’impianto solo il 19% (4.933t) è stato recuperato come materie prime seconde, mentre il 59% (15.318t) è stato avviato al recupero energetico e il rimante 17% (4.414t) allo smaltimento in discarica. Questa scelta di preferire il recupero di energia al recupero di materia si giustifica solo col fatto che nel Veneto funzionano ancora 2 inceneritori da foraggiare.
Cosa fare con i rifiuti residui?
Un corretto approccio alla gestione dei rifiuti residui è quello della prevenzione. Questo ha a che fare con la (ri)progettazione, ma la transazione verso un’economia completamente circolare richiede tempo; e tuttavia, in un contesto in continua evoluzione come l’attuale, l’incenerimento dei rifiuti non ha più motivo di esistere in ragione della crescente importanza delle materie prime secondarie, la scarsità delle risorse naturali e le difficoltà di approvvigionamento. Inoltre, le direttive europee danno crescente importanza alla riduzione e al riciclaggio dei rifiuti e stabiliscono nuovi obiettivi da raggiungere sempre più alti. La inevitabile diminuzione della quantità dei rifiuti residui rende comunque l’attività degli inceneritori finanziariamente a rischio. Come si evince dall'immagine a destra  che mostra la  comparazione tra un sistema basato sull’incenerimento dei rifiuti, quello della Danimarca, additata quale modello all'avanguardia da molti “esperti” nostrani, e il sistema della Provincia di Treviso, basata sulla raccolta differenziata spinta e il recupero di materie prime seconde dai rifiuti residui – ogni singolo cittadino danese produce in media 101 kg/anno  di scorie e ceneri post incenerimento destinati per la massima parte a discariche per rifiuti speciali, mentre un cittadino della Provincia di Treviso produce mediamente 50 kg/anno di rifiuto residuo prima del trattamento "a freddo", quantità che, come da programmazione, è destinata a ridursi a 10 Kg/anno entro il 2024.

La gestione dei rifiuti residui (RUR) nell’era dell’Economia circolare

La Direttiva Discariche, 99/31 impone la riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili e il pretrattamento dei rifiuti residui da depositare in discarica. Il (pre)trattamento comprende i processi fisici, termici, chimici o biologici, inclusa la cernita dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero. Da questa definizione risulta evidente che il processo termico (incenerimento) è una delle possibili opzioni, ma non è l’unica.  Abbiamo visto e argomentato come l’incenerimento dei rifiuti è la peggiore delle opzioni possibili. 

Il Rifiuto Urbano Residuo è la frazione indifferenziata dei rifiuti, chiamato anche secco non riciclabile. Un esempio di ciò che rimane nel RUR lo si può vedere nella prima immagine che segue. Nell’esempio sono elencate le categorie merceologiche dei residui in percentuale (peso/peso) contenuti in “sacco tipo” nella Provincia di Lucca (69% di RD) e nel Comune di Capannori (86.7% di RD).
La comparazione fa capire come aumentano o diminuiscono le percentuali (peso/peso) di ciascuna categoria merceologica al variare della quantità di RUR prodotto. E, soprattutto fa capire quali sono le categorie merceologiche sulle quali bisogna intervenire con la riprogettazione industriale e dunque sulla responsabilità dei produttori

La seconda immagine rappresenta lo schema di flusso sintetico di un impianto di trattamento meccanico biologico tradizionale per la produzione di Combustile Da Rifiuti e Combustibile Solido Secondario da utilizzare per il recupero energetico dai rifiuti residui. La terza rappresenta lo schema di flusso sintetico di un impianto di trattamento meccanico biologico per il recupero di materia, la quarta mostra il funzionamento di una Fabbrica dei Materiali (FdM) e la quinta lo schema di flusso analitico di una Fabbrica dei Materiali









La migliore opzione è certamente il trattamento fisico “a freddo” dei rifiuti residui urbani (rur) in impianti di Trattamento Meccanico Biologico per il Recupero di Materia, le cosiddette "Fabbriche dei Materiali” (FdM). In inglese questi impianti vengono chiamati Mechanical Recovery, Biological Treatment (MRBT). E, non vanno confusi con gli impianti di trattamento meccanico biologico con linee finalizzate alla produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario-rifiuto). La miscela di plastiche residue, mediante estrusione termodinamica, viene trasformata in plasmix, un materiale composito che ha vastissime applicazioni e, dunque, grosse potenzialità di mercato.
L'Economia Circolare segna il cammino verso una società della riduzione e del riciclo dei rifiuti, della riparazione e del riuso dei beni. Esclude il ricorso agli inceneritori e prevede un ricorso sempre più marginale alle discariche. Per raggiungere tale scopo è necessario che tutti gli attori interessati siano consapevoli dei compiti e delle specifiche responsabilità che ciascuno dovrà assumersi. È responsabilità dei cittadini, a valle, trasformare “con le loro mani” i rifiuti prodotti in materie prime seconde, attraverso la loro accurata differenziazione; a monte, invece è responsabilità dei produttori riprogettare quei beni che, una volta esaurita la loro funzione, non possano essere riciclati o compostati; è responsabilità dei Governanti e delle Amministrazioni, ai vari livelli, garantire una organizzazione efficiente, efficace, trasparente e la chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso politiche di prevenzione, riduzione e riuso dei rifiuti (centri del riuso e attività di riparazione), la raccolta domiciliare dei rifiuti incluso l’organico, la tariffazione puntuale, l’analisi del rifiuto residuo (per il feedback al mondo della produzione industriale e l’individuazione di azioni per l’ulteriore miglioramento del sistema) un impiantistica del riciclo e recupero di materia dal secco residuo (rifiuti non immediatamente riciclabili) adeguata alle necessità di fare. 

Fonte: Enzo Favoino - Scuola Agraria di Monza-Coordinatore Scientifico Zero Waste Europe