domenica 18 novembre 2012

Sicilia a 7 stelle?


In Sicilia, cambiare si può e si deve. I proclami del neo-Presidente della Regione siciliana lasciano ben sperare. Ora, però, è il momento di fare meno proclami e di lavorare per fare i fatti. Meno parole e più azione. Meno parole e più informazione e trasparenza. Segni concreti di discontinuità, non generici e inutili segnali. Quante stelle avrà la Sicilia con Crocetta le conteremo alla fine della sua azione di governo.
È necessario valorizzare il patrimonio di esperienze e competenze dei cittadini, condividere con loro la responsabilità delle gravi decisioni che devono essere prese, altrimenti, il cambiamento resterà solo una buona intenzione. Non bastano le buone intenzioni. Si devono mettere in atto (promuovere) correttivi legislativi, pratiche virtuose, strumenti efficaci di buon governo. Ma tutto ciò non basterà se non cambia il cattivo costume e la mentalità. Ciò richiede di cambiare prima di tutto noi stessi.
Per far diventare la Sicilia una Regione a 7 stelle occorre debellare l’intreccio occulto e illegale del potere politico, burocratico, economico e finanziario; occorre  innovare, sovvertire, dare il buon esempio giorno dopo giorno.
Senza il controllo e la vigilanza della società civile si rischia che l’impoverimento delle nostra Isola e delle sue risorse continui, come prima. Se vogliamo un’altra politica e un altro futuro, tutti ci dobbiamo impegnare.

La cattiva politica si combatte con la buona politica.

mercoledì 14 novembre 2012

Il volontario della rivoluzione



Incuriosito dal fatto che mi era stato detto che De Luca aveva parlato di democrazia partecipativa  nel comizio di ringraziamento ai suoi elettori dopo il risultato del voto delle elezioni regionali, ho trovato e guardato la registrazione del  suo discorso.
In verità, De Luca non ha parlato di democrazia partecipativa. Probabilmente non ha idea di cosa sia e a cosa possa servire. Infatti, non ne parla, non fa parte del suo dna. Nel suo discorso parla genericamente di partecipazione dei cittadini.
Se guarderete il video, però, scoprirete che De Luca si è dimesso da “supremo” e si è declassato a “primo cittadino” e “volontario della rivoluzione”.
Vuole far vivere Rivoluzione Siciliana creando un nuovo movimento. 
Sicilia Vera è già da rottamare?
De Luca individua nel voto di scambio "voto-posto di lavoro" le attuali disastrose condizioni della Sicilia, e si aspetta, adesso che è libero da altri impegni, di essere messo in condizioni di poter lavorare per Santa Teresa, cosa che non potrebbe fare se dovesse, come è stato sino ad ora, passare 6 ore su 7 del suo tempo per ricevere i cittadini che chiedono posti di lavoro. "Io non ho la valigia con i posti di lavoro", ha detto De Luca nel comizio. 
Inoltre, ha spiegato che sono finiti i proventi della politica (stipendi e indennità) e non è più in grado, da solo, di finanziare l’attività del nascituro movimento. La partecipazione che chiede, oltre a quella di un impegno attivo, è quella di mettere mano alla tasca. Sono d’accordo con De Luca. Non si può fare la rivoluzione solo con i fichi secchi.

Segue trascrizione (mi scuso per eventuali imprecisioni) di parte del discorso di De Luca. Il video  è visionabile al seguente link: http://vimeo.com/52805673

“ … Per me la politica è volontariato…”
“… De Luca è oggi una persona normale come tutti voi …”
“… 'Dobbiamo continuare'. Bene. Io sono disponibile ed era scontato che fossi disponibile. Certamente, dobbiamo individuare una soluzione. Come continuare sia da un punto di vista di organizzazione e sia da un punto di vista ... organizzazione e anche di copertura di costi che è un tema che oggi ci dobbiamo porre  tutti quanti, perché la politica ha un costo, ma non perché attraverso la politica qualcuno si vuole arricchire, perché su questo palco vi assicuro, senza tema di smentita, non c’è nessuno che si è arricchito o si vuole arricchire con la politica, perché non sarebbe su questo palco. Questo lo voglio sottolineare. Quindi, chi si è impegnato in questo progetto è perché intende la politica come servizio, come servizio. Lo intende per cambiare e migliorare questa terra e vuole continuare a farlo perché ne sente la responsabilità. Per fare questo, intanto, la prima cosa che è indispensabile definire è la forma organizzativa. Perché 'rivoluzione siciliana' non è un partito, non è un movimento politico. È stata un idea, una lista che all’interno ha messo assieme tante anime, tanti uomini e tante donne. Ora, il primo interrogativo è questo: rivoluzione siciliana deve diventare un’organizzazione stabile? Poi se è un’organizzazione leggera, pesante,  tradizionale, moderna ... quello è un altro aspetto. Ci confronteremo perché qua va definita anche un altro momento nel quale realmente ci si confronta, si decide e ci prendiamo le responsabilità. Ce li prendiamo tutti assieme, perché io sono anche un po’ stanco di prendermi le responsabilità da solo. Ma non perché io abbia paura di farlo, mi pare che questa campagna elettorale dimostra che proprio paura non ne ho, ma perché in genere quando si prendono decisioni in solitudine, il rischio umano di sbagliare c’è. E io, ne avrò commesso tanti errori. Sapete quanti satrapi per ora ci sono in giro che mi hanno mandato messaggi, ah se facevi così, se facevi pomì, forse era meglio così e quant’altro. Beh, per carità, ma per una persona e per una squadra che aveva scelto di non compromettersi con certe logiche, francamente non capisco alcuni consigli a che cosa servono. Certo. C’è ancora molta gente che vede le campagne elettorali come un momento personale, cioè come il tentativo di fare 13 senza giocare la schedina pero…”

“ …Crocettta è come se avesse rubato gran parte del nostro programma in questi giorni. Questo ci fa piacere …”

“… la politica si fa con l’organizzazione, non ci si può improvvisare. Noi un po’ l’abbiamo fatto. L’abbiamo fatto per mille motivi e ,naturalmente, se vogliamo continuare non possiamo più improvvisarci ne è possibile ci sia il De Luca di turno e basta, come se poi alla fin fine le scelte o le decisioni che prendiamo non ci appartengono. …”

“Una idea si afferma col tempo. E per fare affermare un progetto in termini definitivi ci vuole impegno costante, soprattutto ci vogliono uomini e donne che ci credono e naturalmente per crederci devono partecipare dall’inizio ai processi decisionali.  Allora è finita la fase, questo lo voglio dire a tutti i miei amici, nella quale De Luca nel bene e nel male decideva e si prendeva le responsabilità del caso. Questa fase finisce perché non serve, non serve a voi, non serve a nessuno, ma non serve neanche a De Luca. Questo ve lo assicuro. Ora è la fase  della riflessione sulle cose che ad oggi abbiamo fatto assieme e per me questi sono stati 4-5 giorni, oltre che di, che credo di meritato riposo, anche di riflessione. E naturalmente, questa riflessione,  è giusto che  ora la lanci a tutti voi. E che da questa riflessione scattino dei momenti definitivi che  portino dalla riflessione all’organizzazione.
Per fare una struttura, chiamiamola movimento, come volete, ci vogliono persone, ci vogliono persone che ci credono, ma non che credono a De Luca. Questa personalizzazione guardate che è pericolosa. Perché De Luca paga il prezzo anche della personalizzazione, e il tempo vi farà capire quello che io vi sto dicendo. La politica non è personalizzazione e ve lo dice uno che in momenti difficili ha dovuto incarnare questo ruolo, ma vi assicuro, vi giuro, che fare scelte quasi in solitudine è una cosa terribile che io non voglio più provare. Allora se deve nascere questo movimento, definiamolo in questi termini, nasca dalla base. Partiremo dai candidati, partiremo dai nostri sostenitori. Deve nascere con un’assemblea costituente. Chi c’è , c’è, senza grandi fronzoli. Tanto questo non è il luogo del “chi c’è pi mia?”. L’abbiamo detto in dialetto e lo ribadiamo anche in italiano. Questo non è il progetto nel quale ognuno di noi possa anteporre la propria adesione evidenziando una propria necessità. Il momento delle necessità individuali, legittime e giuste per quanto siano, guardate che è finito. Perché noi siamo ridotti in Sicilia in queste condizioni perché la politica c’ha costretto a riflettere attraverso la espressione di bisogni individuali, di necessità individuali. Poi, quello che succedeva in generale,  non siamo stati abituati a comprenderlo o a porci questo problema. Quanti non si sono posto il problema, se avere un posto con la raccomandazione significava drogare il sistema, o significava che quel posto era frutto di un compromesso, che magari poteva anche essere un compromesso mafioso. Ci siamo solo posti il tema “io ho bisogno o mio figlio ha bisogno” chiedo al politico o  alla politica. Questa è stata purtroppo la politica in Sicilia e ancora in parte lo è. Noi che abbiamo fatto un’azione totalmente diversa in questi anni, io anche come parlamentare e mi vanto di essere un parlamentare - ex-parlamentare -  stupido. Perché io non ho nel mio pedigree, non posso vantare come altri, di aver sistemato Tizio o Caio. Io non ho sistemato nessuno. Ma non perché la possibilità non mi era stata data. Ad ogni finanziaria la possibilità di sistemare una, due, tre persone c’era. Ma non sarei stato qua a discutere con voi con questa serenità e con questa anche razionalità. Se le campagne elettorali non le ha fatte nessuno, non ci sono stati deputati che hanno fatto comizi, che hanno fatto incontri di piazza, chi ci ha tentato perche da Roma tentava di andare a Palermo, pare che non gli sia andato tanto bene, ci sarà un motivo. Il motivo è semplice perché dietro le mura o tra le mura del Palazzo a tutti quanti viene più facile fare politica. Basta, nella vecchia logica, individuare quei 4 o 5 capi elettori, di una volta, perché ormai i capi elettori non ci sono più ma così funzionava, i sindaci di turno e quant’altro, si sistemava il figlio nella formazione professionale o in altri luoghi e si garantivano pacchetti di voti. Ecco, io rispetto a questo, naturalmente, sono un ex-parlamentare stupido perché nel mio pedigree non c’è questo. Ci sono tutta un’altra serie di cose, però, che questo territorio mi ha riconosciuto, ecco perché qua siamo usciti con percentuali che mediamente da Scaletta a Taormina, hanno avuto una media che oscillava mediamente dal 25 al 30 percento. Perché abbiamo avuto modo di misurarci a mani nude, a mani nude, cioè, facendo vera politica, sul nostro territorio, collaborando con tanti sindaci con un rapporto basato sulla politica, sulle cose da fare, cioè sull’esigenza del nostro territorio e sulle grandi scommesse che abbiamo fatto. E la maggior parte le abbiamo vinte. E , la gente ha capito che noi stavamo lavorando per il territorio. Ma lavorare per il territorio che cosa significa?  Creare un sistema nel quale il posto di lavoro non dovete chiederlo al politico. Il politico non è un ufficio di collocamento. Il politico è una persona che avete scelto perché lo ritenete lungimirante, magari anche migliore di voi, magari perché ha più coraggio di voi, che deve dare una spinta radicalmente diversa al nostro territorio. Quando voi al politico lo mettete in difficoltà, gli chiedete il posto, avete sbagliato uomo. Ecco qual è la questione sulla quale dovete riflettere. E capisco, che soprattutto in questo momento ci sono grandi difficoltà economiche. Però, voglio farvi un esempio. Io ora che ho finito, intanto con la campagna elettorale, devo misurarmi con la mia comunità. I santateresini mi hanno voluto Sindaco. E ora, ho chiesto già scusa per questa fase, ma era importante anche per Santa Teresa che affrontassimo questa campagna elettorale, e ho avuto il grande sostegno, anche in questa occasione, ma lo voglio dire chiaramente. Non è pensabile che il primo cittadino che avete eletto, che lo avete eletto perché ha fatto una scommessa, la scommessa di creare un sistema, creare il sistema significa ora non solo averci creduto, l’abbiamo fatto assieme, ed ora devo essere messo nelle condizioni di poterlo fare ed è ovvio che se il vostro primo cittadino impiega sei ore su sette per ricevere tutti voi. È giusto che io riceva perché mi avete eletto. Io sono il vostro rappresentante. Però dobbiamo capirci su questo. Io non ho la valigia con i posti di lavoro. Perché non l’ho neanche fatta vedere in campagna elettorale ne a maggio  ne ora.. Io ho proposto un idea e ora su quell’idea dobbiamo passare alla concretezza. E io su questo mi misurerò senza discussioni. È come se per me l’orologio da questo punto di vista fosse tornato indietro di quasi 9 anni, al 2003. Mi sono ringiovanito. Mi vedete invecchiato? No, infatti,  io non sono affatto invecchiato, guardate. Riparto dal ruolo semplice di Sindaco. Stavolta di Sindaco di Santa Teresa e non di Fiumedinisi. …”