[…] Se si è cittadini che pagano doverosamente le
imposte, che non speculano sugli altri, che producono socialità e cultura, che
risolvono problemi importanti, che intervengono per alleviare pene e risolvere
conflitti, se si merita dalla
collettività (ed è questa la vera meritocrazia, o quella che ci interessa di
più), è giusto che la collettività, attraverso le sue istituzioni, sostenga gli
interventi che sono di <<pubblica utilità>>. È suo dovere, come è
suo dovere rispettare le specificità delle iniziative e dei gruppi, una volta
discussa e riconosciuta la validità di un metodo o di un progetto. Non si
tratta dunque di continuare a chiedere l’elemosina, accettando tutti i ricatti
che ne conseguono, ma di rivendicare dei diritti, visto che le minoranze, i
gruppi cui apparteniamo, quanto a doveri
ne sanno più di ogni altro e, soprattutto, assai più delle istituzioni e,
ovviamente, dei politici occupanti e sfruttatori del presente, incuranti del
futuro. Il rifiuto di un modo di lavorare avvilente, sottoposto agli interessi
e alle bizze della politica, deve basarsi sulla conoscenza dei rispettivi
diritti e doveri dei gruppi (della società civile), delle istituzioni e dei
politici. Bisogna saper dire basta all’invadenza, all’arroganza, alla
prepotenza dei politici, e delle istituzioni da loro invase e svuotate di ogni
autonomia.
Se un qualche rinnovamento è possibile ancora pensare per
la nostra società, non può che passare attraverso la netta separazione dei compiti e dei doveri dei gruppi di intervento (in
attesa che possano risorgere movimenti nuovi e seri), delle istituzioni e della
politica. Se un qualche rinnovamento è possibile per la nostra società, si tratta
di assumerne l’ambizione attraverso attività serie e coscienti, basate sulla
capacità di far lievito, su metodologie limpide, ma anche sulla salda richiesta
di essere rispettati da parte di chi
di fatto comanda, per mandato
elettorale, e saccheggia e distrugge invece di costruire e di chi amministra, per vocazione e carriera, e
dovrebbe farlo per il bene comune…
Tratto dal capitolo “Partiti, istituzioni, gruppi,
movimenti del libro “ZONE GRIGIE” di Goffredo Fofi – Saggine – Donzelli Editore
Rivendichiamo
i diritti, avendo sempre presenti i nostri doveri. Alziamo la voce per farci
sentire. Se necessario, scendiamo in piazza per rivendicare i diritti e la legalità,
pacificamente.
È
un diritto e anche un dovere esigere la buona politica, il rispetto delle
leggi, il controllo del rispetto delle leggi, la soluzione dei problemi, una
puntuale informazione, trasparenza, giustizia sociale, la partecipazione
politica, il lavoro, lo sviluppo sostenibile, l’equilibrio ecologico, la difesa
ambientale, la salvaguardia dei beni comuni. Rivendichiamo i diritti con ogni
mezzo lecito, singolarmente e/o in gruppo (come società civile), sempre!
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