mercoledì 25 dicembre 2013

Rifiuti: l'inerzia dei comuni ritarda l'attuazione della nuova gestione

Con questi amministratori comunali sarà difficile superare i limiti e i ritardi culturali e politici che hanno caratterizzato sino ad oggi la gestione dei rifiuti in Sicilia e in particolare nel nostro comprensorio. Il percorso per colmare questi ritardi è tutto in salita. Si sono persi quasi due anni di tempo, nonostante qualche migliaio di cittadini avesse sottoscritto e presentato, a giugno 2012, un appello popolare, chiedendo a tutte le amministrazioni del comprensorio di attivarsi per una corretta modalità di gestione dei rifiuti rispettosa della normativa europea, nazionale e regionale.
Oggi, a quanto pare, essi ritengono di aver fatto tutto il necessario dando ad “esperti” di loro fiducia l’incarico di predisporre i Piani d’intervento delle costituende Aree di raccolta ottimale (Aro). Purtroppo non è sufficiente aver predisposto un piano di intervento. Questo, anche se ben delineato, per avere successo deve essere discusso e accettato dalla cittadinanza. Ad oggi tutti i piani dei vari Aro sono top secret. Abbiamo chiesto i Piani ma non ce li hanno ancora dati.  Neanche i consiglieri comunali hanno visto o discusso questi piani d'intervento. È fuori dall’orizzonte di questi sindaci la semplice e logica prassi di ascolto e di confronto con la comunità che amministrano. Il successo del nuovo progetto dipende da due elementi chiave: una corretta, completa e continua informazione alla cittadinanza  e la stretta collaborazione con le associazioni di  volontariato del territorio. Questo è l’unico modo per realizzare una politica pubblica di grande impatto. Se parli di trasparenza, informazione e percorsi democratici reali la maggior parte degli amministratori ti guarda come se tu fossi un pericoloso estremista.  E, se ti attivi per promuovere percorsi culturali per costruire consapevolezza dell’insostenibilità del vigente modello di sviluppo e di consumo, e per  un modello di gestione dei rifiuti efficiente, efficace, rispettoso dell’ambiente e che si ispiri alla straregia rifiuti zero, ti snobbano o ti blandiscono. Infatti, gli amministratori presenti al dibattito pubblico organizzato dal Comitato jonico Beni Comuni il 20 dicembre a Roccalumera, incentrato sulla strategia rifiuti zero e sul compostaggio domestico e collettivo, si potevano contare sulle dita di una mano.
Sembra che i sindaci osteggino tutto ciò che viene dalla società civile. Il guaio è che fino ad ora non si sono attivati per organizzare il ben che minimo incontro con la cittadinanza per coinvolgerla nel processo decisionale e  per fare e dare una corretta informazione e istruzione sul nuovo modello di raccolta differenziata che dovrà  essere prevalentemente domiciliare e prevedere: l’abolizione di ogni forma di conferimento stradale in forma anonima; la differenziazione dell’umido e il suo smaltimento in centri o impianti di compostaggio; una politica di prevenzione  e riduzione dei rifiuti; il potenziamento della filiera industriale nel settore della valorizzazione e del recupero e trasformazione della materia; la tariffa puntuale.
Le competenze passano ai comuni
Al 31 dicembre 2013 è previsto il passaggio delle competenze dai Commissari straordinari alle Srr o ai Comuni in forma singola o associata in conformità a quanto previsto dalla legge regionale n.9/2010 e dalle direttive emanate dall’Assessorato regionale competente. Ebbene, vorremmo sapere, quali azioni le amministratori comunali hanno già messo e/o stanno mettendo in atto per l’organizzazione ed il dimensionamento del nuovo servizio con particolare riferimento a:
-       minimizzazione del quantitativo globale di rifiuto prodotto:
-       incentivazione delle attività di compostaggio domestico e collettivo;
-       incentivazione della riduzione della produzione degli imballaggi;
-       incentivazione al riutilizzo e al riciclo;
-       incentivazione alla raccolta differenziata;
-       prossimità agli utenti dei punti di conferimento e loro accessibilità ai fini del miglioramento della qualità della raccolta differenziata e del rispetto dell’ambiente;
-       capillarità del servizio di raccolta;
-       modulazione del servizio di raccolta sulla base delle esigenze dell’utenza;
-       verifica dell’efficienza del servizio di raccolta (rispetto dei programmi stabiliti);
-       ottimizzazione dei percorsi e dei turni di raccolta al fine di ridurre i disagi agli utenti serviti e limitare la pressioni sul traffico veicolare urbano;
-       riduzione dell’obsolescenza dei mezzi e delle attrezzature utilizzate;
-       presenza di Centri comunali di raccolta attrezzati (fruibilità dei giorni di apertura, accessibilità da parte degli utenti, sistemi di pesatura) e gestiti da personale qualificato e motivato;
-       garanzia del corretto recupero del materiale raccolto in modo differenziato;
-       raccolta rifiuti ingombranti e Raee;
-       attivazione di specifici programmi di raccolta presso le utenze che conferiscono i lori rifiuti nel circuito urbano (banche, scuole, uffici pubblici, mense, alberghi, grande distribuzione, officine, laboratori, attività industriali, ecc.);
-  sensibilizzazione dell’utenza al percorso relativo alla differenziazione del rifiuto prima del suo conferimento al circuito di raccolta;
-       iniziative di comunicazione che forniscano informazioni precise sulla modalità di conferimento;
-       sistemi di monitoraggio e controllo;
-       controlli sui gestori del servizio e  monitoraggio del servizio.
Tutto ciò avrebbe già dovuto essere definito e reso pubblico. E invece niente. Nessuna iniziativa anche sul fronte della sensibilizzazione dei cittadini.
I comuni non hanno ancora ultimato le procedure per lo svolgimento dei servizi di gestione integrata dei rifiuti fissate dalla normativa regionale costringendo l’Assessorato regionale a numerose proroghe e ad attivare interventi sostitutivi.
La raccolta differenziata che non c’è
I sindaci e i loro esperti è bene rammentino che il modello di gestione dovrà essere conforme alle linee guida operative per l’ottimizzazione delle raccolte differenziate allegate al Piano regionale gestione rifiuti. Ciò vale a dire che la raccolta differenziata non è un servizio aggiuntivo e parallelo alla raccolta indifferenziata dei rifiuti, ma dimensionata e strutturata come un servizio unico di raccolta di diverse frazioni selezionate all’origine dall’utenza. In tale ottica non può esistere un rifiuto raccolto in maniera indifferenziata, ma ci dovrà essere una raccolta differenziata anche della frazione residuale e cioè di quella parte che, non potendo essere recuperata e/o riciclata, va raccolta in maniera sistematica e portata a smaltimento finale. Pertanto, non potrà essere permesso alle varie utenze di conferire in maniera indifferenziata i propri rifiuti, ma esclusivamente di raccoglierli per tipologia (carta, vetro, imballaggi in plastica, acciaio, alluminio, cartone, rifiuti ingombranti, frazione organica, ecc.). Per cui, la raccolta della frazione organica (umido) e il suo smaltimento in idonei impianti di compostaggio deve partire subito e non può essere differita a fasi successive, per nessuna ragione, altrimenti noi cittadini ci riserviamo di dare corso ad azioni di tutela nelle sedi opportune.

venerdì 6 dicembre 2013

Incontro pubblico sui rifiuti a Roccalumera

Il Comitato jonico Beni Comuni in collaborazione con Rifiuti Zero Sicila  organizza  l’incontro pubblico dal titolo “Scegli oggi il tuo domani - Da come differenzi l’umido dipende il tuo futuro”. Al centro del dibattito la raccolta differenziata dell’umido, il compostaggio collettivo e la strategia Rifiuti Zero. L’incontro è stato programmato per venerdì 20 dicembre alle ore 17:30 presso l’Antica Filanda.
Invito tutti a pubblicizzare l’evento e a divulgare tra i propri amici e conoscenti la locandina e la brochure.
Il recupero della frazione organica (umido) che proviene dalla raccolta differenziata riveste un ruolo strategico nell’ambito della gestione integrata dei rifiuti urbani. Pertanto, l’intercettazione e il successivo recupero dell’organico (scarti alimentari e verde) non deve essere procrastinato per nessuna ragione. Infatti,  esso costituisce una tappa fondamentale per raggiungere gli obiettivi fissati di raccolta differenziata previsti dalle leggi e ridurre la quota di frazione organica allocata in discarica e i conseguenti impatti da essa derivati. In attesa che la Regione e la Srr  pianifichino e realizzino nuovi e moderni impianti di digestione anaerobica con post compostaggio per la valorizzazione energetica ed agricola della frazione organica, l’umido da raccolta differenziata dovrà essere trasportato per il trattamento nei più vicini impianti di compostaggio attualmente in esercizio nell’Isola.
Allo stesso tempo deve essere incoraggiato e sviluppato il compostaggio domestico e di comunità (collettivo). Il compostaggio domestico rappresenta la pratica in assoluto più virtuosa per contribuire alla “riduzione” dei rifiuti e dei costi di raccolta, trasporto e smaltimento.

lunedì 11 novembre 2013

Cateno De Luca: un sindaco disinvolto che trasmoda disprezzo per le garanzie di imparzialità imposte dalla legge e dal buon senso

Con un’operazione di copia e incolla, qualche taglio e riposizionamento di pagine è stata confezionata una nuova ordinanza sindacale, in sostituzione della n. 41 del 4 maggio 2012, che disciplina gli orari dei pubblici esercizi e lo svolgimento di “piccoli intrattenimenti musicali” all’interno degli stessi.
La motivazione di questa “ nuova” ordinanza, N. 117 del 4 novembre 2013, è la seguente: “Vista la richiesta di proroga delle emissioni sonore fino alle ore 02.00, presentata e sottoscritta da molti titolari di pubblici esercizi il 29/10/2013, protocollo generale n. 15082”. Vi chiederete come mai quest’esigenza di prolungare le emissioni sonore fino alle due di notte anche d’inverno? Semplice. Recentemente, i titolari di un esercizio pubblico (un "noto locale” direbbe De Luca) sono stati sanzionati  tre volte dai Vigili Urbani per l'inosservanza degli orari delle emissioni sonore nel loro locale. I Vigili non sono quasi mai intervenuti per fermare i rumori o comunque per fare abbassare il volume a livelli accettabili durante l’orario canonico, come se non fosse affare loro.
Come mai vi chiederete? Perché i Vigili non sono mai stati appropriatamente istruiti, non hanno contezza del clima acustico e idea dei controlli da fare nei locali. Considerano (ancora oggi, credo) le nostre segnalazioni prive di riscontro. Fortuna, per noi, che tale convinzione è contraddetta da perizie tecniche. Io non do alcuna colpa ai Vigili. La colpa è di chi ha la responsabilità del governo locale. "Il pesce puzza dalla testa" dice il proverbio. De Luca avrebbe voluto risolvere il problema inquinamento acustico acquistando un fonometro: è passato più di un anno e non s’è visto alcun fonometro all'orizzonte.
L’insipienza e l’inadeguatezza dell’amministrazione comunale con i sindaci in testa e la lentezza della Giustizia ha costretto il mio nucleo familiare, anno dopo anno, a subire  gli abusi di “imprenditori” senza scrupoli. Fortunatamente, il riscontro dell’inosservanza dell’orario è di facile verifica: basta guardare l’orologio! E, alcuni Vigili sono intervenuti elevando verbali. Questa solerzia, evidentemente, non è piaciuta ai gestori del “noto locale” e al loro attuale benefattore. Se la musica fosse fatta nel rispetto dei limiti di legge, noi non avremmo ragione di lamentarci di niente, neanche dell’orario.
In questa vicenda, il Sindaco De Luca si è comportato esattamente come il suo vituperato predecessore. Così, qualcuno (è facile immaginare chi) ha convinto “…molti titolari di pubblici esercizi…”, compiacenti, a firmare una petizione per l’estensione dell’orario dei trattenimenti. In questo modo è difficile poter dimostrare che si tratta di una proroga ad personam: un abuso da parte del Sindaco. Per provare l’abuso di potere è necessario dimostrare l’intenzionalità, ovvero, occorre la prova che il Sindaco abbia intenzionalmente voluto favorire il gestore del “noto locale” rispetto agli altri locali. In questo De Luca si è dimostrato più furbo del predecessore, che, inizialmente, autorizzava proroghe mirate di una o due ore. Poi intuendo cosa poteva rischiare ha emanato una nuova ordinanza sindacale, a 10 mesi dalla precedente e a pochi giorni dalle elezioni amministrative, liberalizzando o quasi gli orari di apertura dei locali e quelli dei trattenimenti musicali. I gestori del “noto locale” si sono serviti di lui per ottenere ciò che volevano e, poi,  l’hanno "trombato" dando il voto allo “statista”  (e noto ballerino di tarantella).
Gestori “compiacenti” perché a parte il “noto locale” e  forse un'altro che di tanto in tanto organizza qualche karaoke, quasi nessun locale rimane aperto fino alle due di notte o tiene trattenimenti musicali. Lo capisce anche un bambino che la richiesta non è spontanea,  ma è stata organizzata dai gestori del “noto locale”, dopo le contestazioni dei Vigili, e la benedizione dello “statista”.
Voi come definireste il comportamento del Sindaco?
In una segnalazione al Prefetto, al Comando della locale Stazione dei Carabinieri e al Sindaco stesso l’ho definito “stravagante”. Il Sindaco “statista” (così si è auto-definito lui stesso), invece di comminare la chiusura del “noto locale” come prevede l’ordinanza sindacale nei casi di tre infrazioni accertate, ha gratificato i gestori prolungando l’orario dei trattenimenti, ben sapendo che questi non rispettano i limiti e spesso anche le altre disposizioni contenute nell’ordinanza. E ben sapendo il danno e i rischi per la nostra salute.
Alcuni comportamenti, che io reputo omissivi,  del sindaco De Luca  mi hanno indotto a sporgere denunce e a presentare esposti alla Magistratura. Naturalmente anch’io lo considero innocente fino a prova contraria. De Luca, come del resto il suo predecessore, blatera di legalità e di trasparenza, ma non risponde quando gli si chiede conto e ragione del suo agire. Il che equivale a non assumersi la responsabilità delle decisioni prese. Forse entrambi i sindaci non saranno chiamati a rispondere penalmente dei loro misfatti, ma questo non li assolve dalla loro responsabilità e mala fede.
Immagino che molti concittadini abbiano una  opinione sul Sindaco De Luca differente dalla mia. Naturalmente è del tutto legittimo ogni giudizio ed opinione.  
Per me, uno che agisce come il signor De Luca, qualunque siano le sue capacità o abilità, non è adatto a fare il sindaco. Manca delle qualità più importanti: prima delle capacità, prima delle competenze, viene la dedizione ai principi, l’etica, l’ottica di servizio, il senso della giustizia, il dovere, l’imparzialità. Un sindaco svolge una missione importante e delicata. Deve avere visione, capacità di ascolto, equilibrio. Deve essere responsabile. Essere servitore non capopopolo. Un sindaco non può ricorrere a stratagemmi e manipolazioni, in modo da occultare la verità. Deve essere trasparente.

domenica 3 novembre 2013

Rifiuti: da problema a risorsa

Mezzo per il trasporto della carta
Prima o poi i rifiuti non costituiranno più un problema. Anche in Sicilia. Anche nel nostro comprensorio. E di questo dovremo ringraziare l’Europa, non certo i nostri governanti e amministratori. L’Europa ci imporrà, con le buone o con le cattive, una politica di riduzione, di riuso e riciclaggio dei rifiuti e di pratiche virtuose (pratiche già sperimentate e attuate in vari comuni “virtuosi” anche in Italia). Se avessimo avuto una classe politica mediamente decente non saremmo nell’attuale situazione. Tocca a noi cittadini vigilare e fare in modo che le corrette politiche di gestione dei rifiuti siano adottate e messe in atto il prima possibile. Tocca a noi come cittadini e utenti la parte più importante e delicata della raccolta differenziata: separare in casa tutte le frazioni dei rifiuti correttamente. I risparmi saranno tangibili; i risultati saranno gratificanti.
Per fare ciò, per dare il nostro contributo, dobbiamo essere messi in condizioni di svolgere nel migliore dei modi il nostro lavoro a casa. Ogni singola famiglia e utenza dovrà essere istruita sulle esatte modalità di preparazione e consegna delle singole frazioni di materia. Anche in tutte le scuole di qualsiasi ordine e grado l’informazione sulla raccolta differenziata dei rifiuti dovrà trovare spazio e essere messa al centro di un programma educativo ambientale.  
Questa istruzione ai cittadini e alle famiglie, come ho già avuto modo di scrivere, deve essere programmata ed effettuata durante il periodo precedente l’avvio della raccolta differenziata porta a porta. È molto importante far comprendere ai cittadini le ragioni del cambiamento e l’utilità e la necessità di alcune scelte, specialmente in questa prima fase caratterizzata dalla totale assenza di idonei impianti di trattamento dei rifiuti. In questo modo, con una corretta informazione e istruzione, la raccolta differenziata sarà quantitativamente e qualitativamente migliore. Il porta a porta favorirà la raccolta selettiva di materiali di buona qualità merceologica che potranno essere smistati direttamente alla filiera del riciclo senza alcun costoso pretrattamento. Il maggior impegno delle famiglie sarà ripagato dai risparmi sui costi e dai vantaggi per l’ambiente
I nostri amministratori, come al solito, sono in ritardo e continuano a sbagliare la priorità della loro azione. Invece di concentrasi sui  servizi di cui avranno la governance e la responsabilità (spazzamento,  raccolta e trasporto dei rifiuti) e programmarne insieme ad esperti del settore tutti gli aspetti di questi servizi, raccogliendo dati per una accurata analisi e programmazione, sprecano tempo parlando di cose di cui nulla o poco sanno e la cui programmazione e gestione non è di competenza locale: discariche e impianti di trattamento dei rifiuti. Il compito di programmare e progettare l’impiantistica spetta alle Srr e alla Regione, non ai singoli comuni o ai singoli Aro. Questa è una deduzione abbastanza logica e di facile comprensione: ci vuole una visione più ampia e generale per trovare la migliore ubicazione degli impianti che serviranno a chiudere il ciclo della gestione integrata dei rifiuti in ciascun ambito territoriale ottimale (il nostro ambito territoriale comprende 47 comuni per una popolazione di 466.000 abitanti). Un impianto come quello ipotizzato dal Sindaco di Pagliara di biodigestione della frazione organica da raccolta differenziata, giusto per fare un esempio, necessario come il pane nel nostro comprensorio o nelle sue immediate vicinanze,  non può essere deciso da un sindaco o da un gruppo di undici sindaci il cui bacino di utenza è di poche decine di miglia di abitanti, e, soprattutto, senza aver prima sentito e informato dei pro e dei contro del progetto che si vuole realizzare i cittadini potenzialmente interessati; e senza aver studiato tutte le possibili ipotesi di ubicazione ottimale,  che deve essere quanto più possibile baricentrica rispetto all’area e al numero di abitanti che l’impianto deve servire. Un moderno impianto, che recupera energia elettrica attraverso il processo di biodigestione anaerobica per la produzione di biogas e ricicla la frazione organica da raccolta differenziata attraverso il processo di compostaggio e produce compost di qualità, ha bisogno, per essere economicamente sostenibile, di un utenza molto più ampia di quella degli undici comuni che hanno siglato la proposta  “per la realizzazione di una piattaforma logistica modulare intercomunale”. Questi undici comuni e tutti gli altri comuni del comprensorio jonico si dovrebbero impegnare e coordinare per la realizzazione di centri di riparazione e preparazione per il riutilizzo, di ecopunti, di una politica che incentivi e premi i comportamenti virtuosi, e per applicare la tariffa puntuale.


venerdì 25 ottobre 2013

L'ingiustizia si deve combattere col diritto

A ciascuno, in modo diverso e con differenti tonalità emotive, capita di sperimentare l’ingiustizia. Se di fronte alla giustizia siamo presi da un senso di disorientamento, per la quantità di sfaccettature di senso che la connotano, rendendo arduo il compito di definirne l’essenza, di fronte all’ingiustizia ci sembra di poter dire “io so che cosa significa perché l’ho patita sulla mia pelle.” (Vera Fisogni)

Ogni cittadino riconosce una serie di diritti e di doveri considerati fondamentali. Inalienabili. Garantiti. Ecco che ad un tratto quel diritto che fino a poco prima pensavi fosse tuo, può venire calpestato e ignorato. All'improvviso scopri di essere debole e indifeso. In balia di chi calpesta le regole. Non tutelato da chi dovrebbe farle rispettare. Stai subendo un sopruso e le istituzioni non vedono e non sentono, non si assumono le loro responsabilità, e non sai se avrai giustizia.

Bisogna contrastare e denunciare le ingiustizie, altrimenti esse diventano “ordinaria normalità”.

Ciascuno deve essere chiamato a rispondere dei suoi errori, delle sue trasgressioni, del danno provocato ad altri e alla collettività.

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. (Che Guevara)

venerdì 18 ottobre 2013

La Costituzione è un bene comune



Anche Democrazia Partecipata raccoglie l’iniziativa dei firmatari dell’appello La via Maestra Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, per chiedere ai senatori  di non approvare, con la maggioranza dei due terzi, il Disegno di Legge Costituzionale N. 813-B, che consente la deroga all’articolo 138 della nostra Costituzione (quello in cui è stabilito il processo di revisione costituzionale) ed estende l’invito a scrivere ai Senatori a tutti i cittadini

Oggetto: la Costituzione è un bene comune, si ascoltino tutti i cittadini!

Gentile Senatrice/Senatore,
chiedo in aula un comportamento democratico, responsabile e trasparente per evitare che la legge costituzionale 813-B (che consente la deroga all’articolo 138 della Costituzione), venga approvata con la maggioranza dei due terzi. Tale maggioranza preclude infatti la possibilità di ricorrere al referendum. Sarebbe sufficiente che un limitato numero di senatori (più di 23) non partecipasse alla votazione finale, il 23 ottobre, consentendo così a tutti i cittadini di esprimersi con un referendum su un provvedimento che incide profondamente sul sistema delle garanzie costituzionali e crea un pericoloso precedente per il nostro paese. Allontanando ancora di più la classe politica dai sentimenti di molta parte degli italiani.

Firma:  …………………..

Inviare la mail a:
francesco.verducci@senato.it, magdaangela.zanoni@senato.it, sergio.zavoli@senato.it, vito.vattuone@senato.it, daniela.valentini@senato.it, stefano.vaccari@senato.it, mario.tronti@senato.it, giorgio.tonini@senato.it, walter.tocci@senato.it, angelica.saggese@senato.it, giancarlo.sangalli@senato.it, giorgio.santini@senato.it, francesco.scalia@senato.it, annalisa.silvestro@gmail.com, pasquale.sollo@senato.it, lodovico.sonego@senato.it, maria.spilabotte@senato.it, ugo.sposetti@senato.it, roberto.ruta@senato.it, francesco.russo@senato.it, lucrezia.ricchiuti@senato.it, raffaele.ranucci@senato.it, laura.puppato@senato.it, francesca.puglisi@senato.it, luciano.pizzetti@senato.it, roberta.pinotti@senato.it, leana.pignedoli@senato.it, stefania.pezzopane@senato.it, annamaria.parente@senato.it, giorgio.pagliari@senato.it, venera.padua@senato.it, pamelagiacoma.orru@senato.it, claudio.moscardelli@senato.it, mario.morgoni@senato.it, franco.mirabelli@senato.it, domenico.minniti@senato.it, corradino.mineo@senato.it, mauriziomigliavacca@hotmail.com, claudio.micheloni@senato.it, giuseppina.maturani@senato.it, donella.mattesini@senato.it, claudio.martini@senato.it, ignazio.marino@senato.it, salvatore.margiotta@senato.it, andrea.marcucci@senato.it, luigi.manconi@gmail.com, patrizia.manassero@senato.it, giuseppe.lumia@senato.it, carlo.lucherini@senato.it, doris.lomoro@senato.it, sergio.logiudice@senato.it, stefano.lepri@senato.it, nicola.latorre@senato.it, silviolai@gmail.com, josefa.idem@senato.it, paolo.guerrieri@senato.it, mariacecilia.guerra@senato.it, pietro.grasso@senato.it, miguelgotorpd@gmail.com, nadia.ginetti@senato.it, francesco.giacobbe@senato.it, rita.ghedini@senato.it, mariagrazia.gatti@senato.it, federico.fornaro@senato.it, elena.fissore@senato.it, anna.finocchiaro@senato.it, rosanna.filippin@senato.it, marco.filippi@senato.it, elena.ferrara@senato.it, valeria.fedeli@senato.it, nicoletta.favero@senato.it, emma.fattorini@senato.it, camilla.fabbri@senato.it, stefano.esposito@senato.it, nerina.dirindin@senato.it, rosamaria.digiorgi@senato.it, isabella.demonte@senato.it, mauro.delbarba@senato.it, erica.dadda@senato.it, vincenzo.cuomo@senato.it, giuseppeluigi.cucca@senato.it, paolo.corsini@senato.it, stefano.collina@senato.it, roberto.cociancich@senato.it, monica.cirinna@senato.it, laura.cantini@senato.it, massimo.caleo@senato.it, rosaria.capacchione@senato.it, valeria.cardinali@senato.it, filippo.bubbico@senato.it, claudio.broglia@senato.it, danielegaetano.borioli@senato.it, amedeo.bianco@senato.it, mariateresa.bertuzzi@senato.it, bruno.astorre@senato.it, ignangioni@tiscali.it, silvana.amati@senato.it, donatella.albano@senato.it, luigi.zanda@senato.it, 

lunedì 14 ottobre 2013

Lettera al mio sindaco

Suggerisco di prendere in prestito la bella lettera scritta da Yona Friedman, estratta dal libro di Luca Mercalli "PREPARIAMOCI a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza ... e forse più felice", edito da Chiarelettere, e inviarla con ogni mezzo possibile al proprio sindaco. Il cambiamento deve partire da noi cittadini, dalle nostre case, dalle nostre abitudini che devono essere più sane ed economiche (dal consumo d’acqua, ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall’orto all’impegno civile). 
Lettera al mio Sindaco
... preparare l'adattamento dell'animale umano 
al potenziale impoverimento del pianeta.
Yona Friedman, architetto, 2009

Caro Sindaco,
oggi abbiamo una Terra con sette miliardi di individui, dilaniati da disparità intollerabili, che con ogni loro bisogno e ogni loro scelta di consumo incidono sul clima, sull’acqua, sulla salute, sulla produzione di scorie e rifiuti di durata plurimillenaria, sulla disponibilità di cibo e materie prime, per se stessi e per tutte le generazioni future. Abbiamo una tecnologia che non è mai stata così potente, ma è un’arma a doppio taglio. Abbiamo un mondo estremamente complesso, ma pure fragile. Abbiamo un’economia basata su un’impossibile crescita infinita, alla quale però obbediamo stoltamente come a una religione. Abbiamo religioni e ideologie antiche, totalmente inadeguate a gestire questo rapido cambiamento epocale. Caro Sindaco, amministrare oggi è una responsabilità enorme, e sulle tue spalle grava non solo il giudizio dei tuoi elettori, non sempre informati, non sempre onesti, che vogliono solo risposte concrete per oggi, ma pure quello delle generazioni più giovani e di quelle ancora a venire, che ti condanneranno senza pietà o ti ringrazieranno per  l’eternità, perché dalle tue scelte dipenderà il loro benessere. Come per un grave malanno c’è un tempo nel quale la prevenzione ha ancora un senso prima che i sintomi divengano incurabili. Sei proprio tu, e solo tu quello che può ancora fare qualcosa. Adesso. Dopo sarà troppo tardi. Allora prova a uscire dagli schemi, dal conformismo ideologico, dalle soluzioni semplificate, dalla comodità, dal piccolo o grande interesse, dall’ignoranza, dalla supponenza. Prova a pensare a un progetto che parta dalle esigenze dei cittadini di oggi e di domani, coinvolga i centri di ricerca per trovare le soluzioni più razionali tramite la condivisione con le persone dei vari scenari possibili. Prova a immaginare città con aria più pulita, con più verde, con mezzi pubblici più efficienti, con più spazio per i piedi e le biciclette, con più risparmio energetico, con meno rifiuti, con meno automobili, con meno consumi superflui, ispirandoti a modelli virtuosi che stanno nascendo proprio nella nostra Europa. Prova a ricreare i legami fisici e sociali tra città, territorio extraurbano e piccoli centri, fermando la cementificazione, promuovendo la diffusione equilibrata delle energie rinnovabili, i circuiti di produzione di cibo locale, la salvaguardia del paesaggio, la consapevolezza dei limiti. Raccogli la sfida ecologica globale come punto di partenza per pensare il futuro con un progetto coraggioso che metta la ricchezza sociale prima della ricchezza economica, che pure potrà rigenerarsi con nuove produzioni ecocompatibili. Oggi hai internet che ti permette di informarti più velocemente e più profondamente su ciò che accade nel mondo. Fai rete, circondati di una squadra competente in tanti settori: non potrai fare tutto da solo, è impossibile. Pensa al carattere di irreversibilità delle tue azioni: ogni grammo di CO2 in più nell’atmosfera, ogni metro quadrato di cemento in più e di suolo in meno, ogni capriccio al posto di una reale necessità avranno conseguenze anche gravi nel tempo e nello spazio. Per favore, fai tanta manutenzione e poche inaugurazioni. Metti davanti a tutto la cura dei beni comuni, l’ambiente, la sanità, l’istruzione e la preparazione dei cittadini ad affrontare nuove scarsità: è l’unico modo per proteggere la società civile dalla trappola della barbarie, che sempre emerge quando la torta diventa più piccola. Tanti auguri, siamo tutti con te, perché il sindaco amministra con i cittadini. Insieme ce la faremo.

sabato 12 ottobre 2013

Come indurre le Istituzioni a fare il loro dovere?


È  il titolo di un post che ho inviato alla redazione di Inquinamentoacistico.it il 16 giugno 2013. 
 
Egregio signore,
potrà apparirle paradossale, ma il nostro Paese ha rappresentato, in un passato poi non molto lontano, la Patria del Diritto civile. Uno Stato senza regole non è in grado di esercitare il suo potere sui cittadini, i quali, di rimando, non avranno occasione di identificarlo quale Organo di rivalsa dei loro diritti. Un ruolo molto difficile da gestire, così come lo dimostra l'articolata struttura organizzativa sviluppata dalle grandi potenze che oggi dominano il pianeta. 
Inefficienze, disparità di trattamento e finanche corruzione sono alla base di un modello gestionale decadente, costretto prima o poi a soccombere allo strapotere di coloro che dispongono di mezzi alternativi, ai quali una parte dei cittadini è costretta a ricondursi. Il risultato è un inesorabile e lenta disaffezione dell'Autorità pubblica, sia in ambito sociale e, quel che è peggio, anche in ambito economico, attraverso un deflusso di capitali che, ad oggi, rappresenta la linfa vitale per la gestione dei processi di sviluppo moderni. Porre ostacolo a tali processi degenerativi è molto difficile e non sempre assicura risultati risolutivi, specie se la "cura" viene somministrata in uno stadio avanzato della "malattia".
Quando un Paese necessita di articolati strumenti coercitivi per persuadere dai cattivi comportamenti, è un chiaro segnale che le regole non sono lo strumento ideale, poiché, nella migliore delle ipotesi, assolveranno alle esigenze di una cerchia limitata di persone. In questi casi, invece, è necessario adottare un cambiamento di cultura, il quale per contro impone tempi assai più lunghi e meccanismi di gestione più complessi.
Gli avvenimenti da Lei descritti sono una chiara testimonianza che le "regole" non assolvono adeguatamente ai termini delle risposte attese, dal momento che ogni regola necessità di "arbitri" in grado di assicurare il regolare svolgimento del "gioco", ma se l'arbitro è assente o non assolve appieno ai suoi compiti, quelle stesse regole perdono di utilità. Ad ogni buon conto, sono numerosi i casi in cui l'Autorità Giudiziaria ha saputo far fronte, nonostante gli innumerevoli ostacoli, a tali stati di degrado e c'è da credere che anche il caso da Lei esposto possa trovare un degno epilogo.
Inquinamentoacustico.it

lunedì 7 ottobre 2013

Legalità ... questa sconosciuta


A Santa Teresa di Riva, ridente cittadina sul mare jonio, ridono solo gli “amici degli amici”. Abbiamo avuto una sequela di primi cittadini che hanno ritenuto il rispetto e la pratica delle leggi non un esigenza fondamentale della vita sociale ma, un optional.  Per loro la legalità è qualcosa che può essere piegato al loro volere e potere. La cosa che più impressiona, nei nostri territori, non è tanto la strana concezione che chi fa politica e viene eletto Sindaco o ad altra carica ha della legalità, ma il fatto che non viene attivato alcun recupero di legalità sia per fatti rilevanti sia  per quelle forme di illegalità verso le quali non c’è sufficiente attenzione e condanna. In contesti come il nostro, l’illegalità si rafforza nella rete di interessi e complicità o anche solo nell’indifferenza e deresponsabilizzazione  in cui la pubblica amministrazione e gli organi dello Stato agiscono. In questo modo, “piccoli e grandi reati diventano costume, o meglio malcostume, espressioni di un’illegalità che è stata “depenalizzata” nelle coscienze e si è insediata nelle pieghe della vita sociale” (Don Luigi Ciotti).

Abbiamo inutilmente aspettato che l’inquinamento acustico di cui siamo ancora vittime  fosse risolto. Invece, incredibilmente, anno dopo anno, così non è stato. Su pressione dei gestori del bar che provocano l’inquinamento, il padrone di casa ci ha fatto sapere con largo anticipo che non ci rinnoverà il contratto di locazione (scade a maggio 2014). Molto probabilmente affitterà l’appartamento ai gestori ad un prezzo più remunerativo (buon per lui). I gestori vanno dicendo che ci hanno sfrattato: poco male. In verità, visto che non siamo stati tutelati (non ho perso la speranza che qualcuno prima o poi paghi per questo), io e miei familiari ci dichiariamo “sconfitti”. E visto che l’inquinamento acustico non è stato inibito, per non compromettere ulteriormente la nostra salute lasceremo l’appartamento anticipatamente, trasferendoci in altra località. In questo modo eviteremo che il solo cambiare alloggio possa risultare inutile.

Dove non c'è legalità non c'è cittadinanza.

giovedì 3 ottobre 2013

Comunicare i beni comuni

di Gregorio Arena  
Tutti i beni comuni sono innanzitutto beni comuni locali
Comunicare i beni comuni. O meglio, comunicare per i beni comuni, a difesa dei beni comuni, per proteggerli, perché essendo a disposizione di chiunque voglia usarli corrono continuamente il rischio di essere logorati, se non addirittura distrutti, da usi egoistici, predatori e irresponsabili.
Al cuore della questione dei beni comuni c'è la condivisione, sia come causa del loro logoramento, sia come mezzo per difenderli
La comunicazione può essere uno strumento molto potente per creare intorno ai beni comuni una rete di protezione composta da tutti coloro che sono consapevoli della loro importanza e vulnerabilità. Anche il potere è uno strumento potente, certamente. E sanzionare i comportamenti distruttivi è non soltanto doveroso, ma anche indispensabile per scoraggiare i predatori dei beni comuni.

Una radice in comune
Ma è la comunicazione lo strumento migliore per difenderli, per una ragione che affonda le sue radici nell'etimologia del termine stesso comunicare, dal latino commune, composto di cum e di un derivato di munus ("incarico, compito"), per cui commune vuol dire letteralmente "che svolge il suo compito insieme con altri".
Di qui l'italiano "comune" per indicare "ciò che è proprio di almeno due persone o cose", nonché una serie foltissima di termini che indicano la condivisione, il mettere insieme, il rendere partecipi più soggetti: comunità, comunanza, comunione, comunismo, comunicativa, comunicato e, appunto, comunicare e comunicazione.

I beni comuni, beni con-divisi
Se l'effetto del comunicare consiste nel condividere, nel rendere più soggetti partecipi di qualcosa, questo spiega perché per proteggere i beni comuni la comunicazione è meglio del potere. Perchè deve esserci coerenza fra il mezzo e il fine, in quanto il mezzo è già il fine, il percorso è già il punto di arrivo. E quindi anche lo strumento usato per proteggere e sviluppare i beni comuni deve essere coerente con la loro natura, sia per ragioni etiche, sia perché un mezzo coerente con il fine è più efficace.
E quale è la natura dei beni comuni? Quella di essere appunto beni con-divisi, mentre i beni privati sono per definizione non condivisi, semmai sub-divisi.

Comunicare per condividere
Ma se al cuore della questione dei beni comuni c'è la condivisione, sia come causa del loro logoramento, sia come mezzo per difenderli, allora la comunicazione è meglio del potere per difendere i beni comuni perché l'esercizio del potere divide, mentre la comunicazione creando condivisione di punti di vista unisce.
Comunicare i beni comuni significa fare esattamente questo: ottenere che il maggior numero possibile di persone condividano una certa idea dei beni comuni, del loro ruolo, della loro centralità nella costruzione di un modello di società fondata non soltanto sulla proprietà di beni privati, ma anche sull'uso responsabile di beni comuni, condivisi. E, condividendo questa idea, si attivino insieme con altri per prendersi cura dei beni comuni materiali e immateriali della comunità in cui vivono.

Quali sono i beni comuni?
Per arrivare a questo risultato la prima cosa da fare consiste nel definire i beni comuni, le loro caratteristiche e ciò che li distingue dai beni pubblici e da quelli privati.
Una riflessione teorica approfondita su queste tematiche è contenuta nei saggi pubblicati in G. Arena - C. Iaione, a cura di, L'Italia dei beni comuni, Carocci, 2010. Ma per dare un'idea di cosa significhi comunicare (per) i beni comuni è sufficiente elencarne alcuni, sia pure in maniera disorganica: il territorio, la qualità dell'ambiente, le risorse naturali, l'acqua, l'aria, la sicurezza, la fiducia nei rapporti sociali, la legalità, la vivibilità urbana, il linguaggio, la memoria collettiva, i sistemi di regole; ma anche i diritti dell'uomo, la regolazione del mercato, la salute, l'istruzione, le infrastrutture (le strade, le scuole, gli ospedali, i musei...), i beni culturali, i servizi pubblici, il capitale sociale e altri simili a questi, di cui ciascuno può godere liberamente ma che proprio per tale motivo sono continuamente minacciati da un uso egoistico.
In questo elenco vi sono "beni" molto diversi fra di loro, ma per tutti vale l'osservazione che il loro arricchimento è nell'interesse generale, così come lo è evitare il loro impoverimento.

Curare i beni comuni conviene
L'obiettivo principale della comunicazione per i beni comuni consiste dunque nel convincere milioni di persone che conviene prendersi cura dei beni comuni, perché l'arricchimento dei beni condivisi arricchisce tutti, così come il loro impoverimento equivale ad un impoverimento di tutta la società.
Conviene sotto un duplice profilo. Innanzitutto perché dall'elenco di beni comuni riportato sopra, per quanto disorganico, emerge chiaramente la loro assoluta centralità, per non dire indispensabilità, per una qualità della vita degna di esseri umani civili.
E in secondo luogo perché anche il più acceso individualista deve ammettere che senza beni comuni i suoi beni privati hanno meno valore o sono addirittura inutilizzabili: per esempio, a che serve avere un'automobile se mancano le strade, cioè un'infrastruttura di uso condiviso?

Due tipologie di comunicazione
La comunicazione per i beni comuni può essere sia generale, rivolta cioè ad un target indifferenziato e generico, sia settoriale, rivolta cioè a "pubblici" specifici.
Nel primo caso si tratta, come si diceva prima, di raggiungere una platea molto ampia di soggetti per convincerli che, poiché dalla qualità dei beni comuni dipende la qualità delle loro vite, gli conviene prendersi cura non soltanto (come già fanno) dei propri beni privati, ma anche dei beni condivisi, insieme con altri cittadini e con le amministrazioni pubbliche.
Nel secondo caso invece la comunicazione si rivolge a pubblici interessati non genericamente ai beni comuni in quanto tali, ma ad una specifica categoria di questi beni, materiali (ambiente, acqua, territorio, etc.), immateriali (legalità, salute, istruzione, etc.) o misti (vivibilità urbana, decoro, etc.). I messaggi andranno ovviamente calibrati in funzione sia dei diversi pubblici sia delle diverse caratteristiche dei vari beni, ma con un'avvertenza che riguarda tutti i beni comuni.

All commons are local commons
Un politico americano di grande esperienza usava dire che All government is local government, cioè "Tutta l'amministrazione è amministrazione locale", per dire che i problemi politici e amministrativi alla fine vanno affrontati e risolti a livello locale. Ebbene, anche per i beni comuni si potrebbe dire lo stesso: All commons are local commons, cioè "Tutti i beni comuni sono prima di tutto beni locali" e la loro cura e sviluppo vanno gestiti prevalentemente a livello locale.
I centri storici delle nostre città sono espressioni concrete di quel bene comune immateriale e generale che è la cultura. E' vero che chiunque al mondo può godere le bellezze delle città italiane che, sotto tale profilo, sono beni comuni universali. Ma le piazze, le strade e gli edifici che compongono un centro storico sono innanzitutto beni di una determinata comunità, che vive da secoli nel territorio dove si trovano quei beni culturali e che li utilizza per soddisfare le proprie esigenze di vita, di socializzazione, economiche, ricreative, etc.
Un centro storico, così come altri beni comuni, è dunque un bene condiviso di cui una particolare comunità ha il godimento (vantaggio), ma anche la custodia (responsabilità), per consentirne l'uso a tutti gli altri esseri umani potenzialmente interessati.

Incoraggiare i cittadini attivi, responsabili e solidali
La comunicazione per i beni comuni deve tenere conto di questa duplice natura dei destinatari del messaggio: da un lato utilizzatori tendenzialmente egoistici dei beni comuni presenti sul loro territorio, quindi potenziali predatori, dall'altro "custodi" di tali beni, responsabili della loro cura nei confronti di tutta l'umanità, quindi potenziali cittadini attivi per la cura dei beni condivisi.
La comunicazione deve rivolgersi a persone che hanno dentro di sè entrambe queste potenzialità, scoraggiando il loro lato "predatorio" e incoraggiando quello responsabile e solidale. E' difficile ma, come si è detto all'inizio, la comunicazione è uno strumento straordinariamente potente. Se usato con intelligenza, i risultati possono essere altrettanto straordinari
 
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giovedì 19 settembre 2013

Linee guida A.R.O.

Con diversi mesi di ritardo la Regione Siciliana ha pubblicato oggi sul suo sito web, nelle pagine curate dal Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti,  le Linee Guida per la redazione dei piani di intervento in attuazione dell’Art.5, comma 2-Ter della L.r. n.9 e ss.mm. nelle more dell’adozione dei piani d’ambito.
Il recepimento della Direttiva Comunitaria 2008/98/CE ha introdotto disposizioni relative alla “gerarchia dei rifiuti”. Tale gerarchia  si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti e privilegia nell’ordine: la prevenzione della produzione del rifiuto; il riutilizzo dei prodotti; il riciclaggio di alta qualità.
Riguardo alla “prevenzione” la Direttiva prevede che “entro il 31 dicembre 2013 gli Stati Membri adottano programmi di prevenzione dei rifiuti”. Per quanto riguarda il “riutilizzo” “gli Stati Membri adottano le misure necessarie per promuovere il riutilizzo favorendo la costituzione di reti di riparazione, l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure”. Riguardo al “riciclaggio” la Direttiva specifica che “viene istituita la raccolta differenziata al fine di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti”.
La Legge regionale prevede di “promuovere la progettazione di prodotti ed imballaggi tali da ridurre all’origine la produzione di rifiuti, soprattutto non riciclabili, adottando le necessarie forme di incentivazione”. Tale norma è sicuramente applicabile ai produttori locali.
Pertanto, nel Piano di intervento i Comuni dovrebbero individuare azioni volte ad incentivare una politica di prevenzione della produzione del rifiuto, promuovere il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti urbani e speciali. Inoltre la Legge regionale prevede che ciascun comune adotti “il regolamento comunale per la raccolta differenziata”.
La Legge regionale 9/2010 prevede che i Comuni possono procedere alla perimetrazione dei territori comunali in Aree di Raccolta Ottimale (Aro) con un corrispondente Piano di intervento con allegato capitolato d’oneri e quadro economico di spesa che dimostri che l’organizzazione del servizio in Aro rispetta i principi di differenziazione, adeguatezza ed efficienza. Con tale assunto viene affermato il principio che responsabile, dell’organizzazione e della gestione del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti e delle percentuali di raccolta differenziata che vengono raggiunte, è l’Ente Locale.
Si spera che le Linee Guida possano essere utili per far si che i Piani di intervento vengano redatti in modo che tengano conto di tutti gli aspetti e modalità organizzative del servizio da svolgere, delle azioni di comunicazione e educazione ai cittadini da predisporre, e dei sistemi di monitoraggio e controllo della gestione da attivare.




giovedì 12 settembre 2013

Vago il piano rifiuti di Cateno De Luca

La Relazione del sindaco De Luca nella parte riguardante il nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, non chiarisce quanto egli ha enunciato durante il Consiglio comunale. Nella relazione è menzionata la previsione di un impianto di compostaggio che dovrebbe entrare in esercizio, sempre a Ligoria, per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata entro il 2014, nella “fase a regime”, e affiancare il biostabilizzatore  per il pretrattamento, previsto per legge, dei rifiuti indifferenziati. Il piano prevede una fase iniziale e una fase transitoria durante le quali l’umido finirà insieme al rifiuto secco residuo nei cassonetti dell’indifferenziato.
È biasimevole non attrezzarsi da subito a separare tutte le frazioni, incluso l’umido. La difficoltà di ordine economico di conferire la frazione verde ed umida nell’impianto di Ramacca, cui fa riferimento De Luca, non è dimostrata e/o quantificata. I costi per portare l’umido a Ramacca non è detto che siano superiori a quelli del conferimento in discarica a Motta S.Anastasia. Anche se ciò fosse dimostrato non sarebbe una giustificazione valida. Bisogna tenere conto anche dei costi ambientali. A Ligoria non si potrà comunque conferire se prima non sarà pronto e autorizzato l’impianto di pretrattamento dei rifiuti.
È  controproducente non eliminare da subito tutti i cassonetti: i cittadini non avranno la percezione del cambiamento e tanti continueranno a buttare,  come sempre, tutto nell’indifferenziato. È da sprovveduti non aver previsto una fase di start up con al centro la comunicazione, l’informazione e la formazione dei cittadini e delle utenze domestiche e quelle non domestiche. A tale scopo bisognerebbe addestrare un consistente numero di “formatori” cui affidare l’istruzione di tutte le utenze. Gran parte di questa formazione deve essere fatta prima dell’avvio del nuovo sistema. Se non si fa questo, difficilmente si potranno raggiungere, significative percentuali di raccolta differenziata.  Nella relazione non c’è alcun riferimento alla riduzione dei rifiuti, al riciclo e al riuso. Non si parla di centri di riparazione e di preparazione per il riutilizzo, di ecopunti, di incentivi, di premi ai comportamenti virtuosi, di tariffa puntuale.
Il progetto illustrato nella relazione dal sindaco De Luca, oltre ad essere vago, è subordinato alle autorizzazioni della Regione e alla riapertura della discarica di Ligoria.  Esiste un piano di riserva (piano B) nel caso queste autorizzazioni non vengano rilasciate?.

Informazione e trasparenza nel nostro comune continua ad essere insufficiente. Un comune è trasparente quando permette a tutti i cittadini di trovare, comprendere e diffondere le informazioni in suo possesso.

martedì 10 settembre 2013

Tempesta in arrivo sui rifiuti?

Ieri su “La Repubblica”, edizione di Palermo, è stata pubblicata un’intervista al presidente Crocetta di Antonio Fraschilla. Riporto una delle domande del giornalista e la risposta del governatore. Domanda: “A proposito, nei giorni scorsi l’assessore Nicolò Marino ha lanciato l’allarme perché in alcune provincie non si sono create le nuove Società di gestione, le Srr, e rimangono gli Ato colabrodo”. Risposta: “Da mesi dico all’assessore di essere più incisivo. La gestione del servizio di raccolta deve tornare ai comuni, le Srr sono altri carrozzoni. Sui rifiuti, acqua pubblica e stop all’eolico il programma è quello del governo. Non ci sono programmi individuali degli assessori, quello che vorrebbe il Pd mettendo in giunta qualche deputato che poi risponde solo alla sua corrente”.Intanto c’è da dire che le Srr non sono società di gestione ma “società per la regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti”. Le Srr non gestiscono nulla: regolamentano (dettano le regole e controllano). Gli atti fondamentali sono: Piano d’ambito, costi standard, tariffe d’ambito, monitoraggio servizi, progettazione impiantistica. Queste cose il governatore dovrebbe saperle (e avrebbe dovuto correggere il giornalista che ha posto la domanda).Il governatore non può dire che le Srr sono altri carrozzoni, come nei discorsi che si sentono al bar. C’è una legge della Regione Siciliana che ha istituito le Srr. Se la legge non andava bene il governatore Crocetta poteva proporne una nuova o modificarla in linea con il suo programma di governo. Forse mi sbaglio, ma penso che il “programma di governo” sui rifiuti non esista (intendo uno specifico e dettagliato programma sui rifiuti). Il governatore va avanti per slogan tipo: “Siamo per Rifiuti Zero” e “la gestione dei rifiuti deve tornare ai comuni”.Visto che la legge 9/2010 che ha istituito le Srr è tuttora in vigore, l’assessore Marino e tutti gli altri del dipartimento rifiuti non potrebbero non tenerne conto. E tuttavia concordo con il governatore nel ritenere che l’organizzazione e la programmazione della nuova gestione non sia stata incisiva, o meglio, all’altezza della drammaticità della situazione rifiuti in Sicilia. Non sono in grado di determinare di chi siano le colpe maggiori di questo stallo e scarsa incisività. Secondo me dovrebbero cadere molte teste. Sicuramente qualcuno deve essere sostituito. I sindaci, o gran parte di essi, non sono in grado di risolvere il problema e potrebbero peggiorare le cose, devono essere affiancati e guidati. Le Srr potrebbero diventare dei carrozzoni solo se sarà permesso che lo possano diventare.

venerdì 6 settembre 2013

Gestione rifiuti nel caos?


Nicolò Marino
In un articolo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” del 5 settembre 2013, scritto da Antonio Fraschilla, si apprende che “l’assessore all’Energia Nicolò Marino lancia l’allarme in vista della scadenza del 30 settembre: data entro la quale gli Ato dovranno essere liquidati e non potranno più gestire la raccolta dei rifiuti”. “Nell’isola si rischia il caos: in tre provincie, Palermo, Agrigento e Messina le Srr non sono state ancora costituite”.
L’assessore Marino e il direttore del dipartimento Acque e rifiuti Marco Lupo scaricano le responsabilità sui sindaci: “Le leggi vanno rispettate, i sindaci che non hanno ancora costituito le Srr si prenderanno la responsabilità dei danni erariali”. Magari fosse così. Non credo che i sindaci saranno destituiti o costretti a pagare di tasca loro per i danni causati. A pagare saranno solo e sempre i cittadini. Ma voi caro assessore Marino e caro direttore Lupo dove eravate mentre tutto questo stava avvenendo o meglio non stava avvenendo? Siete voi i maggiori responsabili di tutto questo. Siete voi al vertice della piramide organizzativa: dovreste dimettervi!
Quando un comune non adempie ad un obbligo di legge è la Regione che deve intervenire. Gli oltre 200 commissari ad acta mandati nei comuni inadempienti avrebbero dovuto completare l’opera incluso la costituzione delle Srr, la stesura del Piano d’ambito e tutto quanto necessario a far partire la nuova gestione nei tempi previsti dalla legge. Naturalmente addebitando i costi per i commissari ai singoli comuni, così in futuro i cittadini saranno più attenti a scegliere chi li amministra. L’art.14 (Potere sostitutivo) della Legge regionale n.9/2010 di riforma degli Ato prevede che qualora gli enti non ottemperino alle funzioni e ai compiti assegnati dalla legge, l’assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, su segnalazione dell’assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità, dispone, previa diffida, la nomina di commissari straordinari nei casi previsti dalle legge stessa. Questo doveva esser fatto e non è stato.
Sempre nello stesso articolo pubblicato su “Repubblica” c’è la notizia che trenta comuni hanno avuto il via libera dalla Regione a gestire in proprio il servizio di raccolta e tra questi Fiumedinisi, Nizza di Sicilia, Alì e Alì Terme. Questo vuol dire che l’Aro della Valle del Nisi, contrariamente a quanto da me ipotizzato, è stato approvato.
Peccato che non si conosca, almeno credo, il Piano d’intervento grazie al quale i quattro comuni sono stati autorizzati a costituire l’Aro e a procedere all’affidamento del servizio. Al momento non è dato sapere se sarà gestione diretta o affidamento del servizio a terzi. Sul sito della Regione non ci sono notizie in merito e neanche sul sito del Comune di Alì Terme, capofila dell’Aro. Mi chiedo, ma i cittadini dove devono prendere le informazioni che li riguardano?
Sempre stando al citato articolo di stampa pare che l’assessore Marino abbia dichiarato: “Io non ho alcuna intenzione di prorogare per un solo giorno gli Ato”. Allora il caos sarà inevitabile.