venerdì 30 ottobre 2015

Io ci sto!

Io ci sto! è lo slogan della campagna di adesione all’associazione Zero Waste Sicilia, organizzata dal circolo territoriale di Milazzo, che si terrà Domenica 1° novembre in via G. Medici, dove sarà allestito un gazebo informativo. L’incontro di Domenica mattina (ore 10-13) sarà soprattutto un’occasione di confronto con i cittadini sulle problematiche ambientali, la raccolta differenziata che a Milazzo resta ferma sotto il 5%, il Piano ARO ancora in attesa di approvazione, la strategia di contrasto all’ipotesi (molto reale) di realizzare un inceneritore di rifiuti speciali con recupero energetico nella centrale termoelettrica di San Filippo del Mela, il cui progetto è stato presentato da Edipower al Ministero dell’Ambiente per la procedura di valutazione di impatto ambientale. Chiunque può presentare osservazioni a questo progetto entro il 21 novembre 2015. Contrastare in tutti i modi l’incenerimento dei rifiuti è un dovere per chi ha a cuore la tutela dell’ambiente e della salute. L’alternativa all’incenerimento dei rifiuti è la strategia Rifiuti Zero.
Sarà distribuito un pieghevole con le istruzione per la raccolta differenziata porta a porta, saranno illustrate le osservazioni al Piano Aro che il Circolo ZWSicilia ha presentato al Comune di Milazzo. Si raccoglieranno le firme per la petizione contro l'inceneritore. Si potrà compilare un questionario, con dieci domande, le cui risposte potranno essere utili per valutare il grado di conoscenza che i cittadini hanno degli argomentanti in discussione e la loro percezione. Nella domanda n. 6 del questionario si chiederà:  "Ritieni utile che i cittadini si possano/debbano esprimere con un referendum sulla questione dell'inceneritore?"



mercoledì 28 ottobre 2015

La valenza politica del referendum sul CSS

Come auspicato dalla nostra associazione, i sindaci dei comuni dell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale della Valle del Mela, troppo spesso animati in passato da rivalità e campanilismi – il caso dell’elettrodotto TERNA valga come esempio e monito - sono riusciti a sedersi allo stesso tavolo, per discutere la possibilità di tenere simultaneamente dei referendum popolari sulla questione CSS. Che i sindaci o i loro rappresentanti, con l’esclusione del comune di Milazzo, abbiano deciso anche di portare avanti insieme questo progetto sembrava impossibile, ma invece è accaduto. È stata una vittoria della buona volontà e del buon senso. Un sentito grazie a tutti loro. Ma l’inquinamento non ha confini, ed i nefasti effetti dell’incenerimento nella centrale di Archi di oltre 500.000 tonnellate di CSS di bassa qualità (non del più pregiato CSS-combustibile), che verosimilmente proverrà da tutta l’Italia (la Sicilia non riuscirà a produrne abbastanza), non è un problema dei soli cittadini dell’AERCA. L’aria la respiriamo tutti, l’acqua la beviamo tutti e tutti ci nutriamo con i prodotti del suolo. A buon diritto i cittadini devono pretendere la salubrità di queste fonti di vita. Pertanto anche tutti gli altri comuni della Valle de Mela ed oltre devono poter esercitare la propria sovranità e dire la loro sul modello di sviluppo economico ed industriale del territorio in cui vivono. È questo un motivo per cui Zero Waste Sicilia si augura che tutti comuni della fascia tirrenica, che sono toccati più o meno direttamente dall’opera, possano essere inclusi in questo processo di democrazia diretta, e si prodigherà in tal senso.

La pratica della trasformazione dei materiali scartati in combustibile è scellerata e costosa per le tasche di tutti. Quelle materie prime seconde, che tramite il CSS vengono trasformate irreversibilmente in scorie, emissioni e veleni, se fossero recuperate sarebbero posti di lavoro e moneta sonante nelle casse dei comuni. Che potrebbero così ridurre la TARI e/o indirizzare queste RISORSE PUBBLICHE per altri servizi per i cittadini. Pertanto bruciare il CSS è un intollerabile spreco a fronte del saccheggio continuo delle risorse terrestri, che diminuiscono sempre più velocemente e drammaticamente. Ma è anche una scellerata maniera di trasformare risorse di tutti nel lucro di pochi. Tramite questa larga, il più possibile larga, consultazione popolare i cittadini avranno la possibilità di dire la loro e provare ad arrestare questo scempio, ad invertire i processi democratici da top-down in bottom up.
Ci teniamo anche ad aggiungere che la valenza di questa consultazione travalica di molto i confini della Valle del Mela. Infatti, dobbiamo registrare con sconcerto che la Regione Sicilia sta pianificando la realizzazione di ben 6 inceneritori (Palermo, Catania, Messina, Enna-Caltanissetta, Agrigento-Trapani, Ragusa-Siracusa) all’interno o in prossimità di discariche esistenti. La politica siciliana si dimostra ancora una volta succube dei potenti padroni delle discariche, che già oggi ingrassano con le quote di conferimento (100 euro a tonnellata per circa 250 milioni/anno), e domani anche con gli incentivi per la combustione del CSS. Allora si capisce come una larga consultazione popolare nella fascia tirrenica possa diventare un forte segnale di presa di coscienza dei cittadini e segnare, così, l’inizio di una inversione di tendenza per la politica, che veda al centro la persona, l’ambiente ed i Beni Comuni invece che gli interessi dei poteri forti. Diceva Nelson Mandela: “Un sogno sembra impossibile, ma solo fino a quando non viene realizzato”.

Zero Waste Sicila

mercoledì 21 ottobre 2015

Approvata all’Ars la mozione contro l’inceneritore del Mela

La lotta contro un nemico forte, organizzato e spalleggiato dai poteri pubblici come A2A è fatta di atti quotidiani, azioni compiute giorno dopo giorno. Essa si nutre delle energie di tutte e di tutti, singoli o organizzati in gruppi, senza riguardo per il ruolo o la posizione sociale. Così d'altronde sono le lotte per la vita.
I livelli su cui bisogna combattere sono multipli e bisogna affrontarli tutti con grande ed eguale intensità. La sensibilizzazione costante e la mobilitazione sul territorio si fonda su una approfondita demistificazione tecnica dei progetti, che non può prescindere da un dialogo disincantato con quelle istituzioni attente al grido di rabbia e dolore che viene dalla Valle del Mela, allo stesso tempo capaci di produrre atti amministrativi concreti, tali da ostacolare la marcia mortale dell’inceneritore.
Ieri, 20 ottobre 2015, un altro mattone innalza ancora il muro che le donne e gli uomini della Valle del Mela stanno ergendo contro il mega inceneritore da 517 mila tonnellate l’anno. L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato la mozione a firma Zafarana che è stata preparata insieme ai Comitati No Inceneritore del mela. Con essa si impegna il Governo Crocetta a bloccare qualsiasi ipotesi di riconversione della centrale termoelettrica. Ad questa va aggiunta l’approvazione, sempre ieri, dell’altra mozione a firma Formica che impegna il governo a istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sugli attuali livelli di contaminazione dell’Area ad Alto Rischio Ambientale, istituita dieci anni or sono, e sulla compatibilità delle industrie operanti nell’area con gli attuali livelli di contaminazione e urbanizzazione
Adesso pretendiamo che il governo regionale ascolti il coro di NO che proviene dalla Valle del Mela ed emetta, nelle sedi opportune, parere negativo alla costruzione dell’inceneritore di Archi-San Filippo del Mela. Pretendiamo che abbondoni immediatamente l’ipotesi scellerata di ammorbare quel che resta della nostra meravigliosa ma devastata isola con ben sei inceneritori. La transizione verso una strategia per azzerare i rifiuti e recuperare i materiali deve essere avviata subito, non possono più i siciliani pagare con la loro salute e i loro soldi la criminale negligenza dell’amministrazione, che in combutta con i signori delle discariche e degli inceneritori propone una gestione antiquata, antieconomica e insalubre.
Sappiamo bene che si tratta di una importante battaglia, ma che, in quanto tale, non consente di fermarci neanche per un istante. Chiediamo ai sindaci del comprensorio di supportare i cittadini dei loro comuni in questa lotta e indire subito referendum comunali che possano rafforzare il peso del No all’inceneritore, anche sul piano del consenso elettorale.
Questa è la scelta  più rilevante che questo territorio fronteggia dagli ultimi trenta anni. Non sono consentiti indugi, calcoli politici di corto cabotaggio, mercimoni e temporaggiamenti. Agire adesso!

venerdì 16 ottobre 2015

Contro l’inceneritore nella Valle del Mela, subito un referendum in ogni comune!

Se referendum dev’essere, che sia, ma in tutti i comuni del comprensorio. L’amministrazione di San Filippo del Mela, è ormai certo, indirà un referendum per chiedere ai filippesi se vogliono o no che la centrale termo elettrica di archi venga trasformata in un mega-inceneritore. È quasi ovvio che la scelta di ricorrere allo strumento di democrazia diretta per eccellenza raccoglie il plauso dei comitati che si battono contro il progetto di riconversione.
Riservare però il diritto di esprimere la propria volontà solo ai filippesi svuoterebbe lo strumento referendario del suo grande valore democratico e ne ridurrebbe l’efficacia. L’inquinamento, i veleni e il sottosviluppo, causati da un mega-inceneritore da 510 mila tonnellate l’anno, non osserverebbero i confini amministrativi del comune di San Filippo del Mela, ma li attraverserebbero inesorabilmente almeno per un raggio di 30 km in linea d’area. In definitiva, un referendum solo a San Filippo del Mela finirebbe inevitabilmente per distinguere cittadini di serie A, i filippesi, e altri di serie B, tutti i restanti 150 mila
L’idea del referendum però non accende, come ci si aspetterebbe, tutti gli entusiasmi. Mentre i sindaci degli altri comuni del comprensorio temporeggiano, i suoi detrattori si sperimentano in argomentazioni astruse, per fortuna poco consistenti.
Essi sollevano due ordini di problemi. Dicono in primo luogo che i comuni non avrebbero i soldi per fare i referendum, in tempi di magra, con molti bilanci comunali vicini al dissesto, persino l’esercizio dei basilari diritti di partecipazione democratica deve subire la scure dell’austerità. In realtà quest’analisi, oltre a essere in contrasto con quanto stabilito dai padri costituenti qualche decennio fa, nasconde una menzogna bella e buona. Esiste infatti una legge regionale, la n.5 del 2014, che all’art 6 statuisce: “Ai comuni è fatto obbligo di spendere almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite con forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune”. Sarà il referendum una “forma di democrazia partecipata”? E ancora, il decidere se impiantare o meno un mega-inceneritore può essere definita un’azione di interesse comune”? Se la risposta è “si” per entrambe le domande, allora i soldi per il referendum ci sono, anzi, come dice la legge “ai comuni è fatto obbligo” di spenderli così.
In secondo luogo si sostiene che, dato in molti comuni i consigli comunali hanno deliberato contro l’incenerimento e poiché viviamo in una democrazia rappresentativa, i cittadini si siano già espressi. Ora, benché i consiglieri comunali siano stati liberamente eletti a rappresentare i cittadini, rimangono comunque singoli, persone che votano in coscienza. Insomma, il parallelo fra voto dei consiglieri e volontà popolare è comunque un costrutto tecnico-giuridico. Non a caso la nostra costituzione prevede che per cambiare le sue norme, in alcuni casi, si chieda direttamente ai cittadini quali siano le loro volontà. Inoltre, in un sistema in cui il personale politico è spesso solo attento ad essere rieletto alla prossima tornata utile, il ricatto elettorale può diventare un importante strumento di pressione a disposizione dei movimenti che si battono per cambiare l’esistente. Mettiamo che, nel caso di un referendum comprensoriale sull’inceneritore, 50 mila persone dicessero espressamente di no, un tale numero di voti non impensierirebbe nessuno, a fronte de fatto che tra circa un anno si celebreranno le elezioni regionali? Continuerebbero a cercare di imporci una scelta che il territorio ha già dimostrato il 27 settembre scorso, con 3 mila persone in piazza, di non volere? O terrebbero conto dei voti potenzialmente persi? Probabile.
Di una cosa siamo certi. Questa lotta è talmente importante che va combattuta con ogni mezzo, “by every means” diceva Malcom X. Al momento i mezzi a disposizione sono due: le osservazioni da inviare al Ministero dell’Ambiente e del Territorio entro il 21 novembre, cui un comitato tecnico-scentifico sta lavorando, e la mobilitazione popolare anche nelle forme del referendum. D'altronde la storia insegna, già una volta la Valle del Mela evitò una catastrofe: era il 1989 si disse no al carbone, con un referendum in 22 comuni.


venerdì 9 ottobre 2015

Bene il Consiglio Comunale di Milazzo, ora unità di intenti nella valle del Mela

Apprendiamo con viva soddisfazione che il Consiglio Comunale di Milazzo ha all’unanimità deliberato una netta contrarietà alla riconversione a combustibile solido secondario (CSS) della centrale EDIPOWER/A2A di Archi. Il compiacimento è accresciuto dal fatto che, nonostante A2A sia intervenuta agli incontri di approfondimento, organizzati dal Consiglio nelle settimane scorse, con una numerosa ed agguerrita delegazione - compreso uno dei massimi responsabili del progetto (ing. Giuseppe Monteforte) - i consiglieri comunali hanno recepito le osservazioni della associazioni ambientaliste, come risulta dai resoconti di stampa. Ma soprattutto il Consiglio Comunale di Milazzo si è opposto ad un modello di sviluppo economico del territorio imposto dall’alto, senza concertazione con i cittadini, che privilegia gli interessi economici di grossi gruppi rispetto alla salute pubblica ed agli interessi economici (turismo, agricoltura, bonifica, ecc.) della cittadinanza. Riteniamo che il valore politico di questa delibera sia grande, non fosse altro perché i cittadini milazzesi sono quasi un terzo della popolazione della Valle del Mela.
Ma l’effetto pratico di questa delibera rischia di essere vanificato dal fatto che il ministero dell’ambiente può rilasciare l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per questo impianto senza tener in conto di questa volontà, né di quella degli altri 13 comuni della Valle del Mela, che hanno nei mesi scorsi esitato delibere analoghe. C’è ancora tempo (entro il 21/11/2015) per presentare osservazioni per la procedura di Validazione di Impatto Ambientale (VIA) presso il ministero, ed invitiamo tutte le amministrazioni comunali del SIN Valle del Mela e dei comuni viciniori a farlo.
Tuttavia non è solo la fredda procedura burocratica che potrà fermare il progetto dell’inceneritore: ci vogliono la Politica e la volontà popolare. È questo il motivo per il quale, a nostro avviso, tutte le amministrazioni del comprensorio dovrebbero agire di concerto ed in sinergia, lasciando perdere per una volta rivalità e campanilismi. Bisognerebbe quindi che il comune di S.Filippo del Mela non proceda da solo alla convocazione di un referendum popolare, ma che tale referendum si svolga contemporaneamente in tutti i comuni interessati. Ciò perché l’impatto ambientale dell’inceneritore non sarà solo sul territorio di Archi ma su tutta la Valle del Mela e ben oltre, ma perché uno sviluppo economico sostenibile dell’area è interesse di tanti, perlomeno dei comuni della fascia tirrenica. Va inoltre da sé che tale referendum dovrebbe aver luogo prima dell’eventuale rilascio dell’AIA, dopo la quale potrebbe essere impossibile fermare il progetto. Sembrerebbe impossibile, ma le difficoltà amministrative non sono insormontabili se c’è la volontà politica di superarle.
Riteniamo dunque che i sindaci interessati debbano subito aprire un tavolo di confronto e concertazione, ed adottare al più presto e contemporaneamente i provvedimenti necessari. La partecipatissima manifestazione del 27 settembre ha indicato la volontà dei cittadini. La politica e le amministrazioni operino di conseguenza. Zero Waste Sicilia è a disposizione di sindaci ed amministrazioni per quanto nelle sue possibilità e competenze.

Zero Waste Sicilia
zwsicilia@gmail.com  

martedì 6 ottobre 2015

L'incenerimento dei rifiuti non è una buona pratica

Bruciare i rifiuti è controproducente. Antieconomico. Costoso. Anacronistico. Crea inquinamento. Eleva il rischio sanitario. Mette in pericolo la salute delle persone. Non elimina le discariche, anzi le alimenta.
La termovalorizzazione (incenerimento con recupero energetico)  dei rifiuti  è uno spreco di risorse essenzialmente perché si brucia (si getta via) materia estremamente utile. In un Paese come il nostro, sprovvisto di materie prime, il recupero di materia è strategico.
Gli stessi rifiuti selezionati per produrre CSS (Combustibile Solido Secondario) - un mix di residui secchi non differenziati che costituiscono la frazione non riciclabile dei rifiuti urbani e speciali, composti principalmente da materiale plastico - possono essere sottoposti agli stessi trattamenti di selezione e riduzione, ad estrusione, granulazione, e trasformati in materia prima secondaria utilizzabile per arredi urbani, costruzioni edile, pavimentazioni antiscivolo ed altro.
Puntare sull’incenerimento/recupero energetico, quando, invece, si dovrebbero concentrare gli sforzi sul recupero totale di materia, è la scelta di una “politica” ignorante, quando non corrotta o serva. Il recupero e la valorizzazione delle materie prime seconde consente, oltre all’approvvigionamento di materia, un risparmio di energia doppio o triplo rispetto all’energia prodotta dal recupero energetico da CSS, il cui potere calorifero (PCI) è basso (19-25%). Il metano ha un potere calorifero di 50 MJ/Kg, cioè circa 5 volte il potere calorifero del CSS.
La "termovalorizzazione" dei rifiuti è inefficiente. L’energia prodotta è inferiore, e di molto, al risparmio di energia che gli stessi rifiuti consentirebbero se fossero re-immessi nel ciclo delle materie recuperate. Il bilancio del recupero di energia è a favore del riuso di materia. Giusto per fare un esempio, un kg di plastica recuperata fa risparmiare 3 litri di petrolio.
L’Italia è l’unico Stato al mondo che finanzia l’incenerimento dei rifiuti con il 7% della  “bolletta elettrica”. Nel resto d’Europa l’incenerimento è scoraggiato da tasse aggiuntive. Proprio perché inquina e distrugge materia. È facile intuire perché Edipower S.p.A. smania per bruciare i rifiuti (“non rifiuto”) nella centrale di San Filippo del Mela.
Le cattive pratiche vanno combattute. Tocca a noi cittadini farci sentire: partecipare attivamente al processo decisionale e utilizzare tutti i mezzi (leciti) possibili per contrastare decisioni controproducenti, calate dall’alto e contrarie al buonsenso e al pensiero della maggioranza della popolazione.

venerdì 2 ottobre 2015

Cittadini della Valle del Mela, difendiamo la nostra salute, l’ambiente, la vita e l’avvenire delle future generazioni. Inviamo osservazioni al Ministero dell'Ambiente

Disegno di Gaetano La Rosa
Il progetto di riconversione a CSS della Centrale Termoelettrica di Archi (San Filippo del Mela), presentato recentemente da Edipower S.p.A. e denominato “Impianto di valorizzazione di CSS (Combustibile Solido Secondario) da realizzarsi nella Centrale Termoelettrica esistente di San Filippo del Mela (ME)”, è un progetto biasimevole, nefando e nefasto perché peggiorerà il danno ambientale già presente nel nostro territorio, introducendo nuovi  agenti inquinanti nocivi quali diossine, furani, metalli pesanti ed altro.
Il progetto, in estrema sintesi,  prevede l’installazione di due caldaie alimentate  col cosiddetto CSS (Combustibile Solido Secondario),  ovvero, prevede di bruciare spazzatura (i rifiuti urbani residui) per produrre energia elettrica. 
Bruciare rifiuti comporta una enorme quantità di conseguenze negative sull’ambiente e sulla salute degli esseri viventi. Bruciare rifiuti produce una serie di sostanze tossiche per l’aria, l’acqua e il suolo che non possono essere completamente filtrate. Questo determina la contaminazione dell’ambiente con potenti inquinanti quali diossine ed altri composti organici clorurati che sono ben noti per i loro effetti tossici sulla salute umana.
La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) cui, come cittadini della Valle del Mela, abbiamo la possibilità di partecipare per salvaguardare la nostra salute, l’ambiente e la vita,  è strutturata sul principio dell’azione preventiva, in base al quale la migliore politica ambientale consiste nel prevenire gli effetti negativi legati alla realizzazione dei progetti anziché combatterne successivamente gli effetti.
La legge prevede che tutti i soggetti interessati  (chiunque di noi) possa partecipare alle procedure di valutazioni ambientale entro 60 giorni dall’avviso pubblicato sui quotidiani (22/09/2015). Pertanto, la scadenza di presentazione delle osservazioni è il 21 novembre 2015.
La partecipazione dei cittadini ai processi decisionali è l’aspetto centrale delle valutazioni ambientali. Come residenti nel comprensorio della Valle del Mela subiamo o possiamo subire gli effetti delle procedure decisionali in materia ambientale e abbiamo il diritto di partecipare alle decisioni finali della pubblica amministrazione competente. Le scelte effettuate dalle pubbliche amministrazioni (Stato, Regione, Comuni) devono essere effettuate nel rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile, della tutela dell’ambiente e della qualità della vita della collettività.
La documentazione per la partecipazione  è consultabile sul sito del Ministero dell’Ambiente.
Le modalità di trasmissione delle osservazioni sono due: in forma scritta al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per le Valutazioni ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale, Via Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma; in forma elettronica, utilizzando la casella di posta elettronica certificata (PEC) DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it
Il Ministero provvederà a pubblicare sul portale delle valutazioni ambientali le osservazioni pervenute.