Si terra Domenica 8 febbraio 2015
alle ore 10, a
Misterbianco (CT) presso il Teatro Municipale, l’Assemblea annuale di Zero Waste
Sicilia. Nel corso dell’assemblea saranno presentate le proposte per una
gestione europea ed efficiente delle risorse chiamate rifiuti. Per leggere il Comunicato stampa dell'evento clicca (QUI)
Contributo al dibattito pubblico
Ancorché sia necessario valorizzare
e spingere il più possibile al recupero, riuso e riciclo di tutte le risorse
(materie) contenute nei rifiuti solidi urbani, la priorità è attuare politiche
di prevenzione e riduzione, ovvero,
mettere in atto le migliori pratiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti,
fare formazione e informazione ai cittadini, rivolgersi ai settori industriali
e produttivi per orientare i modelli di design, progettazione e produzione che
incidono sulla generazione dei rifiuti. Bisogna
percorrere nuove strade. Gran parte dei rifiuti si possono ridurre, semplicemente, legiferando
- sull’esempio di San Francisco, prima
grande città al mondo ad aver vietato le bottiglie di plastica per l’acqua da
bere – per bandire dalla nostra Isola,
bottiglie e sacchetti di plastica, l’utilizzo di batterie che non siano
ricaricabili, l’utilizzo di pannolini usa e getta, imballaggi e contenitori di
difficile smaltimento, l’uso di bicchieri e posate di plastica nelle mense
scolastiche, negli ospedali e negli esercizi pubblici, giusto per fare alcuni
esempi.
Bisognerebbe disincentivare o non
consentire la produzione e/o l’accesso nella nostra Isola di prodotti che non
possono essere riutilizzati, riparati, ricostruiti, rinnovati, rifiniti,
rivenduti, riciclati o compostati. In questi casi, alcune produzioni devono
essere ridotte, ridisegnate o rimosse dalla produzione. A mali estremi, rimedi
estremi. Si abbia coraggio. La Sicilia potrebbe diventare un esempio per tutti.
È solo questione di volontà politica.
Il problema dei rifiuti in
Sicilia deriva anche dall’assenza di un’adeguata strategia e gestione unitaria
del sistema, a cui corrisponde una carenza logistica e degli impianti di
trattamento per le varie frazione della raccolta differenziata, incluso il residuo secco. Mancano
gli impianti per il trattamento dell’umido da raccolta differenziata e gli
impianti di trattamento meccanico-biologico per il recupero di materia dal
residuo secco, prima del conferimento in discarica della sola parte di materia
non recuperabile. Mancano le piattaforme per il conferimento delle varie
frazioni alle filiere del riciclo. Manca un piano regionale dei rifiuti degno
di questo nome. Va modificata la legge regionale di riforma degli Ato (legge
n.9/2010). L’istituzione degli Aro avrebbe potuto essere un aspetto positivo e
imprimere un’accelerazione alla nuova gestione dei rifiuti, invece, temo, si
rivelerà controproducente se viene rotto il vincolo tecnico-economico della
gestione unitaria e integrata. È stato un errore aver previsto che i comuni si potessero
costituire in Aro sulla base di perimetrazioni
territoriali da loro stessi definite. I criteri di riferimento avrebbero
dovuto essere ricondotti, ai principi di prossimità, autosufficienza,
efficacia, efficienza, minimizzazione della movimentazione dei rifiuti. Si
sarebbe dovuto prevedere, come criterio della perimetrazione degli Aro, la
collocazione sul territorio degli impianti intermedi a cui conferire i rifiuti
raccolti sia per ridurne la movimentazione sia per ottimizzare il grado di
utilizzo degli impianti in relazione allo loro capacità potenziale. L’istituzione degli Aro con una
perimetrazione ottimale avrebbe potuto/dovuto escludere l’istituzione degli
ambiti territoriali ottimali (ATO). A questo propisto il decreto legislativo n.152 del 2006 all’art.
200 comma 7 prevede che: “Le regioni possono adottare modelli alternativi o in
deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali laddove predispongano un
piano regionale dei rifiuti che dimostri la propria adeguatezza rispetto agli
obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente, …”
Non vanno trascurati gli aspetti
riguardanti la trasparenza del sistema, oltre a rendere immediati, noti e visionabili al pubblico tutti i dati di raccolta e gestione, si dovrebbe
istituire un osservatorio dei rifiuti in ogni comune, in modo da facilitare il
controllo da parte dei cittadini. A tal riguardo, la legge regionale 9/2010
all’art. 4, comma 2, lettera n), prevede che i comuni “verificano lo stato di
attuazione della raccolta differenziata e la qualità del servizio erogato dal
soggetto gestore anche attraverso un comitato indipendente costituito da
rappresentanti delle associazioni
ambientaliste, dei consumatori e di comitati civici”.
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