La Gazzetta del Sud di ieri ha titolato in prima pagina, “Rifiuti, la
Sicilia affonda” ed ha riportato la notizia della protesta presso la
Soprintendenza di Messina dei cittadini della Valle del Mela contro
l’inceneritore di A2a, un’intervista al presidente della Regione Musumeci sull’emergenza
rifiuti e un "commento" del giornalista Lucio D’Amico, il quale non ha potuto esimersi dal ribadire
il suo personale punto di vista e quello del suo giornale in merito agli inceneritori o termovalorizzatori
come li chiama lui. Il giornalista nel suo pezzo bacchetta il presidente
Musumeci, il quale, a suo dire, invece di caratterizzare la sua azione “in base a scelte precise nei settori
cruciali, sembra sposare la demagogia di chi pensa che la spazzatura sparisca
con la formula magica dei “rifiuti zero”. Invero, Musumeci su precisa
domanda sulla sua posizione riguardo l’inceneritore di S.Filippo del Mela ha
risposto che: “È Una pratica che ci siamo
trovati sulla scrivania, con tanto di autorizzazioni [ma di quale
autorizzazioni parla visto che la procedura è ancora in corso?]. Ho bisogno di approfondire il tema, animato
da un sereno giudizio e non da pregiudizi integralisti, nell’uno e nell’altro
senso”.
Nel “commento” il giornalista, non si sa a che titolo (forse è grande
esperto di gestione dei rifiuti e anche
di inceneritori), scrive che: “Demonizzare
oggi i termovalorizzatori è quanto di più stupido si possa fare, perché anche
quando la differenziata cresce, c’è una grossa parte di rifiuti che deve essere
smaltita in qualche luogo. E poi gli impianti di termovalorizzazione (nulla a
che vedere con i vecchi inceneritori) producono ricchezza per il territorio,
senza inquinare, a differenza delle grandi discariche. Basta prendere ad
esempio il “modello Milano”. Ma noi siciliani, si sa, non abbiamo bisogno di
andare a lezione da altri”.
Le opinioni esternate dal signor Lucio D’Amico sono veramente quanto
di più stupido e forviante un giornalista possa scrivere su questo argomento. Notizie
false e tendenziose sarebbe l’esatta definizione o se preferire disinformazione.
Il signor D’Amico sembra essere il portavoce della multiutility A2a e non un
giornalista che deve informare correttamente i lettori del suo giornale.
Suggeriamo al signor D’Amico di documentarsi. Egli potrebbe scoprire
che il modello da cui prendere esempio per una corretta gestione dei rifiuti non
è Milano, ma la provincia di Treviso (885.972 abitanti) con una Raccolta
Differenziata all’87.9% (Rapporto Ispra 2017). Pertanto, non risponde al vero
che “una grossa parte dei rifiuti deve
essere smaltita in qualche luogo” se si organizza in modo appropriato la
raccolta differenziata. Solo una piccola parte del residuo secco (rifiuto
indifferenziato) sarebbe destinato alla discarica e ancora meno ad eventuale
incenerimento. Inoltre l’illustre giornalista potrebbe scoprire che i “termovalorizzatori”
non sono altro che inceneritori con recupero di energia e che in tutto il mondo
essi vengono chiamati inceneritori (Incinerator); scoprirebbe anche che i termovalorizzatori
producono ricchezza solo per chi li realizza e gestisce (incenerire i rifiuti è
più remunerativo dello spaccio della droga) e non per i cittadini/utenti.
Infatti il recupero di materia dal residuo secco fa risparmiare
più energia di quanta verrebbe recuperata con l’incenerimento, il tutto con
minore inquinamento, minori investimenti ed una maggiore occupazione. Infine egli
potrebbe scoprire, magari leggendo lo studio di impatto ambiante presentato da
A2a relativo all’inceneritore di San Filippo del Mela, quanto la stessa A2a
prevede di inquinare per ogni veleno sprigionato: per esempio di sola diossina
sono previste emissione nell’ordine di 78 mg anno. Così potrà
calcolare lui stesso quanta diossina si accumulerà giorno dopo giorno e anno
dopo anno nel suolo.
Forse è bene ricordare al signor D’Amico che l’Europa ci indirizza
verso un modello di economia circolare. Si deve andare a grandi passi verso un
modello di economia che non produce più rifiuti (destinati ad
inceneritori e discariche) ma un nuovo modello integrato di produzione
distribuzione e consumo, ovvero, un uso efficiente e sostenibile delle risorse.
Con l’economia circolare bisogna accompagnare la cessazione delle attività
obsolete e dismettere gli impianti potenzialmente inquinanti, promuovendo
modelli di produzione e di consumo sostenibili. Al posto dei “termovalorizzatori”
sponsorizzati dal signor D’Amico, impianti di compostaggio e fabbriche dei
materiali. In questo modo la Sicilia, invece di affondare, potrà risorgere.
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