A
parole sono tutti rinnovatori e fautori del cambiamento. Chiedete agli attori dei
vari schieramenti che si confronteranno e contenderanno il governo della nostra
cittadina in cosa consiste per loro il
rinnovamento e il cambiamento? Ho seri
dubbi che sappiano darvi una risposta adeguata. È al di fuori della loro
portata. Non sanno di cosa si parla o meglio ai loro occhi è una domanda fuori
luogo: essi stessi si ritengono l’incarnazione del rinnovamento e del cambiamento.
La
parola chiave numero uno del cambiamento è la partecipazione, ovvero, un nuovo
modo di intendere la politica che espanda tutti quegli spazi in cui amministrazione e cittadino sono vicini l’uno
all’altro. La democrazia rappresentativa ha bisogno di essere arricchita da
nuove forme di democrazia partecipativa. L’attività costante di partecipazione
alimenta, garantisce, stimola e controlla la qualità della rappresentanza e la
qualità della politica pubblica. Si deve allargare la democrazia rendendola più
inclusiva con nuove forme di partecipazione dei cittadini che interagiscano in
piena autonomia col la sfera politica che si deve aprire alla cittadinanza
invece di isolarsi ed essere autoreferenziale. Un appropriato istituto della
partecipazione riduce la discrezionalità delle scelte politico-amministrative e
obbliga le istituzioni a prendere in considerazione le istanze partecipative e
ad argomentare in maniera più circostanziata le proprie decisioni.
Per fare ciò sono necessarie una
serie di regole semplici e condivise da inserire nello Statuto Comunale. Queste
regole diventeranno patrimonio comune e determineranno il comportamento dei
soggetti che entrano nelle istituzioni e dei soggetti fuori di esse. Regole che
hanno a che fare con l’informazione ai cittadini, la trasparenza dei
comportamenti e delle decisioni, e la partecipazione attiva dei cittadini esercitata con forme di democrazia
partecipativa e diretta.
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