venerdì 20 gennaio 2012

Cosa fare per creare lavoro?

... chi ha idee si faccia avanti!

Un mio giovane amico disoccupato m’ha chiesto: “se tu diventi il Sindaco cosa faresti per creare lavoro nel nostro paese?” … “Roberto t'ho spiegato 100 volte che io non mi candito a niente” … “si, si ho capito” ha replicato Roberto, “ma facciamo per ipotesi…” …  “Non ho conoscenze specifiche per dare soluzione a questo grosso problema. Se le avessi avute, Monti avrebbe chiamato me al Ministero del Lavoro. Ci ho sperato, ma giustamente, non m’ha chiamato”… “Perché gliel’hai chiesto?” … il mio amico Roberto è ‘ntallaria.

Quello della mancanza di lavoro è un problema serio. Di sicuro non può essere risolto dal sindaco d’un comune. Specialmente da noi dove, nella pubblica amministrazione, c’è un vergognoso surplus di personale. Tra i giovani poi la disoccupazione è una piaga. Eppure i giovani sono il presente e senza lavoro come possono mettere su famiglia e mettere al mondo figli, il nostro futuro.

L’amministrazione comunale, qualcosa può fare. Qualcosa di semplice e, allo stesso tempo, di sconvolgente e inusuale: fare bene il proprio lavoro, amministrare bene.
Faccio un esempio. Solo tenendo pulito e ordinato il paese, strade, marciapiedi, piazze, piazzette, aiuole e spiaggia ad un livello di decenza (più alto è questo livello meglio è), le persone che hanno avuto la ventura di capitare a Santa Teresa per le vacanze tornerebbero volentieri e sarebbero i migliori testimonial del nostro paese tra i loro amici e conoscenti. Questo, unito ad una intelligente politica che incentivi la riduzione degli affitti estivi ad un livello sostenibile (un equo canone estivo) e al mantenimento o contenimento dei prezzi dei prodotti di consumo, creerebbe quel flusso di turisti tale da richiedere l’apertura di nuove attività e anche nuove assunzioni in quelle esistenti. Servizi rapidi ed efficienti creano lavoro. Una politica che favorisca la formazione, la qualificazione professionale dei giovani e di chi ha perso il lavoro, aiuta molto. Una politica che favorisca la cultura e il sano divertimento crea posti di lavoro. Senza un teatro, senza un cinema e senza un auditorium, e, con le strade e la spiaggia sporche e la puzza che fuoriesce dai cassonetti, chi deve venire a Santa Teresa?
È anche giusto dire che noi cittadini non siamo esenti da colpe. Tutti dobbiamo fare uno sforzo per dare decenza, decoro, un presente e un  futuro al nostro paese.
Altra cosa che mi viene in mente è quella delle cooperative sociali di tipo A e B. Lavoro che genera inclusione sociale, imprese vere, capaci di entrare anche nella gestione di servizi sociali e per l’ambiente.


3 commenti:

  1. A proposito del cosa fare per creare lavoro riporto una stralcio dell’articolo “Un New Deal per l’occupazione” di Luciano Gallino pubblicato oggi a pagina 26 del quotidiano “la Repubblica”

    “Ci sono due strade per creare occupazione. Una è quella delle politiche fiscali: lo Stato riduce le tasse alle imprese per incentivare ad assumere. L’altra vede lo Stato creare direttamente posti di lavoro.” […] “Uno Stato che voglia oggi rivestire tale ruolo assume il maggior numero possibile di disoccupati a un salario vicino a quello medio (intorno ai 15.000 euro lordi l’anno), e li destina a settori di urgente utilità pubblica; tali, altresì, da comportare un’alta intensità di lavoro. Quindi niente grandi opere, bensì gran numero di opere piccole e medie. Tra i settori che in Italia presentano dette caratteristiche si possono collocare in prima fila il riassetto idrogeologico, la ristrutturazione delle scuole che violano le norme di sicurezza (la metà), la ricostruzione degli ospedali obsoleti (forse il 60%). Significa questo che lo Stato dovrebbe mettersi a fare l’idraulico o il muratore, come un tempo fece panettoni e conserve? Certo che no. Lo Stato dovrebbe semplicemente istituire un’Agenzia per l’occupazione, che determina i criteri di assunzione e il sistema di pagamento. Dopodiché questa si mette in contatto con enti territoriali, servizi per l’impiego, organizzazioni del volontariato, che provvedono localmente alle pratiche di assunzioni delle persone interessate e le avviano al lavoro. È probabile che non vi sarebbero difficoltà eccessive a farlo, visto le tante Pmi, cooperative e aziende pubbliche, aventi competenze idonee in uno dei settori indicati, le quali potrebbero avere interesse a impiegare stabilmente personale il cui costo è sopportato per la maggior parte dallo Stato.
    La domanda cruciale è come finanzia le assunzioni di lavoro di ultima istanza. Si può tentare qualche indicazione, partendo da una cifra-obiettivo: un milione di assunzioni (di disoccupati) entro pochi mesi. A 15.000 euro l’uno, la spesa sarebbe (a parte il problema di tasse e contributi) di 15 miliardi l’anno. Le fonti potrebbero essere molteplici. Si va dalla soppressione delle spese del bilancio statale che a paragone di quelle necessarie appaiono inutili, a una piccola patrimoniale di scopo; dal contributo delle aziende coinvolte, che potrebbero trovare allettante l’idea di pagare, supponiamo, un terzo della spesa pro capite, a una riforma degli ammortizzatori sociali fondata sull’idea che, in presenza di lunghi periodi di cassa integrazione, proponga agli interessati la libertà di scelta tra 750 euro al mese o meno per stare a casa, e 1.200 euro per svolgere un lavoro decente. Altri contributi potrebbero venire da enti territoriali e ministeri interessati dalle attività di ristrutturazione di numerosi spazi e beni pubblici. Non va infine trascurato che disoccupazione e sotto-occupazione sottraggono all’economia decine di miliardi l’anno. John M.Keynes – al quale risale l’idea di un simile intervento – diceva che l’essenziale per un governo è decidere quali scelte vuol fare; poi, aguzzando l’ingegno, i mezzi li trova.”

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    1. Per leggere tutto l'articolo di Gallino:
      http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/22/un-new-deal-per-occupazione.html

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  2. Grazie, Aldo, per l'analisi interessante che hai riportato. Viene voglia di dare una potente scrollata a chi ha i mezzi e il potere per mettere in atto strategie sostenibili per creare nuovi posti di lavoro.

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