Tempo fa, per commentare un post dal titolo "Abbassiamo il
volume. Silenzio rifiutato", pubblicato su Inquinamento
acustico.it, scrissi alla redazione titolando: “Come
indurre le Istituzioni a fare il loro dovere?”. Nella nota evidenziavo
che la responsabilità maggiore per i danni causati dal rumore non dipende, per fare un esempio, dal gestore senza scrupoli di un bar che abusa degli impianti di
amplificazione, ma da chi è preposto, per dovere d’ufficio, a fare i controlli
ed a reprimere questi fenomeni di inciviltà, veri e propri attentati alla
salute delle malcapitate persone, costrette a subire l’oltraggio del disturbo e
quello dei diritti negati. Cosicché, ho dovuto denunciare i dei due sindaci pro
tempore, succedutisi alla guida del Comune in cui abitavo, e le locali forze dell'Ordine. Entrambi i sindaci nella loro posizione di garanti, dotati
di poteri-doveri giuridici in materia di igiene e sanità pubbliche, avrebbero
dovuto porre rimedio al fenomeno di inquinamento acustico o contrastarlo senza
ritardo. Nella risposta la Redazione ha messo in
luce che "gli avvenimenti da Lei descritti sono una chiara testimonianza
che le “regole” non assolvono adeguatamente ai termini delle risposte attese,
dal momento che ogni regola necessità di “arbitri” in grado di assicurare il
regolare svolgimento del gioco, ma se l’arbitro è assente o non assolve appieno
ai suoi compiti, quelle stesse regole perdono di utilità. Ad ogni buon conto,
sono numerosi i casi in cui l’Autorità Giudiziaria ha saputo far fronte,
nonostante gli innumerevoli ostacoli, a tali stati di degrado e c’è da credere
che anche il caso da Lei esposto possa trovare un degno epilogo".
Il “degno epilogo” finora non c’è stato. Le istituzioni si sono
dimostrate sorde, l’autorità giudiziaria inerte. In tutti i procedimenti
aperti, per la maggior parte contro ignoti, l'Ufficio del pubblico ministero ha
chiesto l'archiviazione poi accolta dal Giudice per le indagini preliminari.
C’è un ultimo procedimento in attesa che il Gip sciolga la riserva a seguito
della richiesta di archiviazione del PM e della mia opposizione. Pur essendo
fiducioso dell’esito positivo di questo procedimento (prosecuzione delle indagini
o rinvio a giudizio), devo mettere in conto la possibilità che il Giudice
decida per l’archiviazione. In tal caso non mi darò per vinto e continuerò la
mia piccola battaglia per difendere i miei diritti. Difendendo i nostri diritti
difendiamo la Giustizia, le Leggi e le Regole. Se non difendiamo i nostri
diritti perdiamo la dignità. La dignità non è negoziabile.
A prescindere dall'esito finale, questa è comunque una “piccola
storia di ordinaria sconfitta di un cittadino” e una “Giustizia
parruccona” distante dai cittadini, che relega la certezza del diritto
entro confini sempre più labili. “Raccontare
come stanno le cose vuol dire non subirle”. Non subirò in silenzio.
In caso di archiviazione, in assenza di motivazioni che non ubbidiscano ai
criteri della logica e del diritto, adirò tutte le sedi competenti, anche
intentando causa civile allo Stato, perché venga riconosciuto il danno causato
dal mancato esercizio dell’azione penale ovvero il diniego di giustizia.
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