venerdì 23 dicembre 2016

Giustizia e dignità


Tempo fa, per commentare un post dal titolo "Abbassiamo il volume. Silenzio rifiutato", pubblicato su Inquinamento acustico.it, scrissi alla redazione titolando: “Come indurre le Istituzioni a fare il loro dovere?”. Nella nota evidenziavo che la responsabilità maggiore per i danni causati dal rumore non dipende, per fare un esempio, dal gestore senza scrupoli di un bar che abusa degli impianti di amplificazione, ma da chi è preposto, per dovere d’ufficio, a fare i controlli ed a reprimere questi fenomeni di inciviltà, veri e propri attentati alla salute delle malcapitate persone, costrette a subire l’oltraggio del disturbo e quello dei diritti negati. Cosicché, ho dovuto denunciare i dei due sindaci pro tempore, succedutisi alla guida del Comune in cui abitavo, e le locali forze dell'Ordine. Entrambi i sindaci nella loro posizione di garanti, dotati di poteri-doveri giuridici in materia di igiene e sanità pubbliche, avrebbero dovuto porre rimedio al fenomeno di inquinamento acustico o contrastarlo senza ritardo. Nella risposta la Redazione ha messo in luce che "gli avvenimenti da Lei descritti sono una chiara testimonianza che le “regole” non assolvono adeguatamente ai termini delle risposte attese, dal momento che ogni regola necessità di “arbitri” in grado di assicurare il regolare svolgimento del gioco, ma se l’arbitro è assente o non assolve appieno ai suoi compiti, quelle stesse regole perdono di utilità. Ad ogni buon conto, sono numerosi i casi in cui l’Autorità Giudiziaria ha saputo far fronte, nonostante gli innumerevoli ostacoli, a tali stati di degrado e c’è da credere che anche il caso da Lei esposto possa trovare un degno epilogo".
Il “degno epilogo” finora non c’è stato. Le istituzioni si sono dimostrate sorde, l’autorità giudiziaria inerte. In tutti i procedimenti aperti, per la maggior parte contro ignoti, l'Ufficio del pubblico ministero ha chiesto l'archiviazione poi accolta dal Giudice per le indagini preliminari. C’è un ultimo procedimento in attesa che il Gip sciolga la riserva a seguito della richiesta di archiviazione del PM e della mia opposizione. Pur essendo fiducioso dell’esito positivo di questo procedimento (prosecuzione delle indagini o rinvio a giudizio), devo mettere in conto la possibilità che il Giudice decida per l’archiviazione. In tal caso non mi darò per vinto e continuerò la mia piccola battaglia per difendere i miei diritti. Difendendo i nostri diritti difendiamo la Giustizia, le Leggi e le Regole. Se non difendiamo i nostri diritti perdiamo la dignità. La dignità non è negoziabile.
A prescindere dall'esito finale, questa è comunque una piccola storia di ordinaria sconfitta di un cittadino e una Giustizia parruccona distante dai cittadini, che relega la certezza del diritto entro confini sempre più labili. Raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle. Non subirò in silenzio. In caso di archiviazione, in assenza di motivazioni che non ubbidiscano ai criteri della logica e del diritto, adirò tutte le sedi competenti, anche intentando causa civile allo Stato, perché venga riconosciuto il danno causato dal mancato esercizio dell’azione penale ovvero il diniego di giustizia.

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