lunedì 27 gennaio 2014

L'attacco alla democrazia in Europa

Allo scopo di fronteggiare la crisi apertasi nel 2007, i Paesi dell’Unione europea hanno effettuato interventi drastici in quasi tutti i settori dell’economia e della società. Detti interventi si sono moltiplicati e appesantiti a partire dal 2010. Come si vedrà in maggior dettaglio nel capitolo seguente, le politiche di austerità in cui essi si sono compendiati hanno preso quasi esclusivamente forma di pesanti tagli alla spesa sociale, a partire dalle pensioni; peggioramento delle condizioni di lavoro; riduzione dei fondi e del personale in settori essenziali come l’istruzione, la sanità, i servizi pubblici. Per la gran maggioranza delle popolazioni interessate le conseguenze sono state durissime, soprattutto in termini di occupazione, previdenza e reddito disponibile per le famiglie. Diversi esperti hanno parlato al riguardo di transizione all’oligarchia nella Ue, o di espropriazione della democrazia. Molti altri hanno invece definito ciò che è avvenuto nell’Unione come un colpo di stato con il quale il sistema finanziario ha preso il potere imponendosi ai governi nazionali e alla politica. …” (da “ Il colpo di stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa di Luciano Gallino).

L’autore nel saggio spiega che la rappresentazione della crisi come un fenomeno naturale imprevedibile sia del tutto forviante. Non si è trattato di un terremoto o di uno tsunami, di un incidente al sistema finanziario che di per sé funzionava perfettamente. In realtà, si è trattato di una risposta sbagliata, di ordine finanziario, che la politica ha dato al rallentamento dell’economia reale in corso da lungo tempo. La causa non è stata, come ha fatto credere Bruxelles, il prodotto del debito eccessivo che gli Stati avrebbero contratto a causa della crescente spesa sociale. Essa è stata, invece, l’aver favorito lo sviluppo senza limite delle attività speculative dei grandi gruppi finanziari. In particolare Luciano Gallino individua due fattori innescanti la crisi: 1) il livello smisurato raggiunto dalle disuguaglianze di reddito di ricchezza, prodotto dall’espropriazione della massa della popolazione su cui il regime di accumulazione finanziaria si fondava e tuttora si fonda; 2) la creazione di quantità astronomiche di denaro dal nulla per mano delle banche private.

Come rimediare a tutto questo? Rigettando le teorie economiche neoliberali
Se si guarda alla sua irresistibile ascesa” scrive Gallino “come ideologia dominante dell’ultimo terzo del Novecento e del primo decennio del Duemila, bisogna partire dalla constatazione che il neoliberismo è una dottrina totalitaria che si applica alla società intera e non ammette critiche. In forza del suo dominio tale dottrina ha profondamente corrotto la vita sociale, il tessuto delle relazioni tra le persone su cui le società si reggono; con i suoi errori ha condotto l’economia occidentale a una delle peggiori recessioni della storia; ha straordinariamente favorito la crescita delle disuguaglianze di reddito, di ricchezza e di potere.”

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