“Allo scopo di fronteggiare la crisi apertasi nel 2007, i Paesi dell’Unione
europea hanno effettuato interventi drastici in quasi tutti i settori
dell’economia e della società. Detti interventi si sono moltiplicati e appesantiti
a partire dal 2010. Come si vedrà in maggior dettaglio nel capitolo seguente,
le politiche di austerità in cui essi si sono compendiati hanno preso quasi
esclusivamente forma di pesanti tagli alla spesa sociale, a partire dalle
pensioni; peggioramento delle condizioni di lavoro; riduzione dei fondi e del
personale in settori essenziali come l’istruzione, la sanità, i servizi
pubblici. Per la gran maggioranza delle popolazioni interessate le conseguenze
sono state durissime, soprattutto in termini di occupazione, previdenza e
reddito disponibile per le famiglie. Diversi esperti hanno parlato al riguardo di transizione all’oligarchia
nella Ue, o di espropriazione della democrazia. Molti altri hanno invece
definito ciò che è avvenuto nell’Unione come un colpo di stato con il quale il
sistema finanziario ha preso il potere imponendosi ai governi nazionali e alla
politica. …” (da “ Il colpo di stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa” di Luciano Gallino).
L’autore nel saggio spiega che la
rappresentazione della crisi come un fenomeno naturale imprevedibile sia del
tutto forviante. Non si è trattato di un terremoto o di uno tsunami, di un
incidente al sistema finanziario che di per sé funzionava perfettamente. In
realtà, si è trattato di una risposta sbagliata, di ordine finanziario, che la
politica ha dato al rallentamento dell’economia reale in corso da lungo tempo. La
causa non è stata, come ha fatto credere Bruxelles, il prodotto del debito
eccessivo che gli Stati avrebbero contratto a causa della crescente spesa
sociale. Essa è stata, invece, l’aver favorito lo sviluppo senza limite delle
attività speculative dei grandi gruppi finanziari. In particolare Luciano Gallino
individua due fattori innescanti la crisi: 1) il livello smisurato raggiunto
dalle disuguaglianze di reddito di ricchezza, prodotto dall’espropriazione
della massa della popolazione su cui il regime di accumulazione finanziaria si
fondava e tuttora si fonda; 2) la creazione di quantità astronomiche di denaro
dal nulla per mano delle banche private.
Come rimediare a tutto questo? Rigettando
le teorie economiche neoliberali
“Se si guarda alla sua irresistibile ascesa” scrive Gallino “come ideologia dominante dell’ultimo terzo
del Novecento e del primo decennio del Duemila, bisogna partire dalla
constatazione che il neoliberismo è una dottrina totalitaria che si applica
alla società intera e non ammette critiche. In forza del suo dominio tale
dottrina ha profondamente corrotto la vita sociale, il tessuto delle relazioni
tra le persone su cui le società si reggono; con i suoi errori ha condotto l’economia
occidentale a una delle peggiori recessioni della storia; ha straordinariamente
favorito la crescita delle disuguaglianze di reddito, di ricchezza e di potere.”
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