Tsipras ha rimesso nelle mani del Popolo la scelta di
accettare o meno il cappio finanziario che i poteri non elettivi dell’UE
stringono al collo dei cittadini del sud Europa, ed il Popolo, a dispetto di
tutte le pressioni internazionali, ha detto NO.
Una prova di coraggio e coerenza
politica che non ha uguali nel nostro continente. Solo pochi giorni fa Renzi
dichiarava che non avrebbe mai fatto ricorso al referendum, la Merkel che il
tempo delle trattative era scaduto.
Pare che in Europa non ci sia paura
più grande che la libera espressione democratica. Questa Europa trema se il
Popolo si esprime a salvaguardia dei propri interessi anziché tutelare quelli
delle banche che da oltre un decennio continuiamo a salvare e finanziare col
denaro pubblico.
Lo strumento referendario poi fa
tremare tutte le oligarchie, è incontrollabile. È gia successo in Italia nel
2011, quando, dopo 16 anni in cui nessun referendum raggiungeva il quorum,
27.000.0000 di italiani si sono recati alle urne per dire che i servizi pubblici
locali a partire dall’Acqua Bene Comune non sono merce su cui fare profitto e
non possono essere privatizzati, che la strategia nucleare è anacronistica e
pericolosa per il pianeta, così come lo è il petrolio a fronte delle
rinnovabili, che i cittadini sono uguali di fronte alla legge.
Chi se li ricorda? Gia nel 2011 l’allora governo Berlusconi
legiferò contro la volontà popolare, e dopo di lui Monti, Letta ed oggi Renzi
tentano di aggirare l’esito referendario con provvedimenti legislativi volti ad
obbligare, de facto, accentramenti e privatizzazioni, per regalare decenni di
investimenti pubblici nelle mani di privati, di multinazionali quotate in
borsa, di poteri economico-finanziari
che hanno come unica mission il profitto ed il controllo delle risorse e dei
beni pubblici essenziali. La beffa in tutto ciò è che mentre l’Europa dei forti
mette in sicurezza i servizi pubblici locali, dall’acqua all’energia, dalla
gestione dei rifiuti ai trasporti, riportandoli in mano pubblica dopo anni di
privatizzazioni, la classe politica italiana svende i beni che erroneamente
ritiene di poter gestire in nome del Popolo sovrano.
I tanti politici italiani che oggi
provano a cavalcare il successo di Tsipras e del suo Popolo avremmo voluto vederli sulle barricate in
difesa della Democrazia in Italia; avremmo voluto vederli gridare che lo
“sblocca Italia” e la legge di stabilità sono incostituzionali perché favorendo
le privatizzazioni ledono la volontà
popolare che è sovrana sullo stesso Parlamento, oltre che mettere sul mercato un
patrimonio comune che appartiene anche alle generazioni future, che dovranno
riacquistarlo a caro prezzo, quello che imporrà il mercato.
Ed a Rosario Crocetta, il Presidente
della “rivoluzione” in Sicilia, vorremmo ricordare che il suo governo si è
insediato promettendo ai cittadini ed ai Comuni la gestione pubblica delle
Acque. Che la proposta di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali
promossa dai movimenti ancor prima dei referendum giace in parlamento regionale,
cosi come quella di iniziativa Popolare nazionale del 2007, mentre anche il
terzo Assessore all’energia e servizi di pubblica utilità da lui nominato appare
più sensibile ai dictat del Governo Renzi che alla volontà popolare e dei comuni
siciliani. È forse utile ricordare che l’intero Parlamento regionale è stato
eletto con un numero di voti inferiore ai SI ottenuti in Sicilia per l’Acqua
Pubblica nei referendum del 2011, e che un atto di responsabilità da parte di
tutte le forze politiche sarebbe a questo punto, ad un passo dal
commissariamento di Renzi sull’acqua, un atto dovuto.
Se la parola Democrazia ha ancora un
significato nel nostro Paese, nella nostra Regione,, ripartiamo da quei
27.000.000 di SI, per rendere omaggio al Popolo greco ed a quello italiano.
Antonella Leto
Primalepersone
www.primalepersone.eu
Primalepersone
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