Con questi amministratori
comunali sarà difficile superare i limiti e i ritardi culturali e politici che
hanno caratterizzato sino ad oggi la gestione dei rifiuti in Sicilia e in
particolare nel nostro comprensorio. Il percorso per colmare questi ritardi è
tutto in salita. Si sono persi quasi due anni di tempo, nonostante qualche
migliaio di cittadini avesse sottoscritto e presentato, a giugno 2012, un appello
popolare, chiedendo a tutte le amministrazioni del comprensorio di attivarsi
per una corretta modalità di gestione dei rifiuti rispettosa della normativa
europea, nazionale e regionale.
Oggi, a quanto pare, essi
ritengono di aver fatto tutto il necessario dando ad “esperti” di loro fiducia l’incarico
di predisporre i Piani d’intervento delle costituende Aree di raccolta ottimale
(Aro). Purtroppo non è sufficiente aver predisposto un piano di intervento. Questo,
anche se ben delineato, per avere successo deve essere discusso e accettato dalla
cittadinanza. Ad oggi tutti i piani dei vari Aro sono top secret. Abbiamo chiesto i Piani ma non ce li hanno ancora dati. Neanche i consiglieri comunali hanno visto o discusso questi piani d'intervento. È fuori dall’orizzonte di questi sindaci la semplice e logica
prassi di ascolto e di confronto con la comunità che amministrano. Il successo
del nuovo progetto dipende da due elementi chiave: una corretta, completa e
continua informazione alla cittadinanza
e la stretta collaborazione con le associazioni di volontariato del territorio. Questo è l’unico
modo per realizzare una politica pubblica di grande impatto. Se parli di
trasparenza, informazione e percorsi democratici reali la maggior parte degli
amministratori ti guarda come se tu fossi un pericoloso estremista. E, se ti attivi per promuovere percorsi
culturali per costruire consapevolezza dell’insostenibilità del vigente modello
di sviluppo e di consumo, e per un
modello di gestione dei rifiuti efficiente, efficace, rispettoso dell’ambiente
e che si ispiri alla straregia rifiuti zero, ti snobbano o ti blandiscono. Infatti,
gli amministratori presenti al dibattito pubblico organizzato dal Comitato
jonico Beni Comuni il 20 dicembre a Roccalumera, incentrato sulla strategia
rifiuti zero e sul compostaggio domestico e collettivo, si potevano contare sulle
dita di una mano.
Sembra che i sindaci osteggino tutto ciò che viene dalla
società civile. Il guaio è che fino ad ora non si sono attivati per organizzare
il ben che minimo incontro con la cittadinanza per coinvolgerla nel processo decisionale e per fare e dare una corretta
informazione e istruzione sul nuovo modello di raccolta differenziata che
dovrà essere prevalentemente domiciliare
e prevedere: l’abolizione di ogni forma di conferimento stradale in forma
anonima; la differenziazione dell’umido e il suo smaltimento in centri o
impianti di compostaggio; una politica di prevenzione e riduzione dei rifiuti; il potenziamento
della filiera industriale nel settore della valorizzazione e del recupero e
trasformazione della materia; la tariffa puntuale.
Le competenze passano ai comuni
Al 31 dicembre 2013 è previsto il
passaggio delle competenze dai Commissari straordinari alle Srr o ai Comuni in
forma singola o associata in conformità a quanto previsto dalla legge regionale
n.9/2010 e dalle direttive emanate dall’Assessorato regionale competente. Ebbene,
vorremmo sapere, quali azioni le amministratori comunali hanno già messo e/o
stanno mettendo in atto per l’organizzazione ed il dimensionamento del nuovo servizio
con particolare riferimento a:
-
minimizzazione del quantitativo globale di
rifiuto prodotto:
-
incentivazione delle attività di compostaggio
domestico e collettivo;
-
incentivazione della riduzione della produzione
degli imballaggi;
-
incentivazione al riutilizzo e al riciclo;
-
incentivazione alla raccolta differenziata;
-
prossimità agli utenti dei punti di conferimento
e loro accessibilità ai fini del miglioramento della qualità della raccolta
differenziata e del rispetto dell’ambiente;
-
capillarità del servizio di raccolta;
-
modulazione del servizio di raccolta sulla base
delle esigenze dell’utenza;
-
verifica dell’efficienza del servizio di
raccolta (rispetto dei programmi stabiliti);
-
ottimizzazione dei percorsi e dei turni di
raccolta al fine di ridurre i disagi agli utenti serviti e limitare la
pressioni sul traffico veicolare urbano;
-
riduzione dell’obsolescenza dei mezzi e delle
attrezzature utilizzate;
-
presenza di Centri comunali di raccolta
attrezzati (fruibilità dei giorni di apertura, accessibilità da parte degli
utenti, sistemi di pesatura) e gestiti da personale qualificato e motivato;
-
garanzia del corretto recupero del materiale
raccolto in modo differenziato;
-
raccolta rifiuti ingombranti e Raee;
-
attivazione di specifici programmi di raccolta
presso le utenze che conferiscono i lori rifiuti nel circuito urbano (banche,
scuole, uffici pubblici, mense, alberghi, grande distribuzione, officine,
laboratori, attività industriali, ecc.);
- sensibilizzazione dell’utenza al percorso
relativo alla differenziazione del rifiuto prima del suo conferimento al
circuito di raccolta;
-
iniziative di comunicazione che forniscano
informazioni precise sulla modalità di conferimento;
-
sistemi di monitoraggio e controllo;
-
controlli sui gestori del servizio e monitoraggio del servizio.
Tutto ciò avrebbe già dovuto
essere definito e reso pubblico. E invece niente. Nessuna iniziativa anche sul
fronte della sensibilizzazione dei cittadini.
I comuni non hanno ancora ultimato
le procedure per lo svolgimento dei servizi di gestione integrata dei rifiuti
fissate dalla normativa regionale costringendo l’Assessorato regionale a
numerose proroghe e ad attivare interventi sostitutivi.
La raccolta differenziata che non c’è
I sindaci e i loro esperti è bene
rammentino che il modello di gestione dovrà essere conforme alle linee guida
operative per l’ottimizzazione delle raccolte differenziate allegate al Piano
regionale gestione rifiuti. Ciò vale a dire che la raccolta differenziata non è
un servizio aggiuntivo e parallelo alla raccolta indifferenziata dei rifiuti,
ma dimensionata e strutturata come un servizio unico di raccolta di diverse
frazioni selezionate all’origine dall’utenza. In tale ottica non può esistere
un rifiuto raccolto in maniera indifferenziata, ma ci dovrà essere una raccolta
differenziata anche della frazione residuale e cioè di quella parte che, non potendo
essere recuperata e/o riciclata, va raccolta in maniera sistematica e portata a
smaltimento finale. Pertanto, non potrà essere permesso alle varie utenze di conferire
in maniera indifferenziata i propri rifiuti, ma esclusivamente di raccoglierli
per tipologia (carta, vetro, imballaggi in plastica, acciaio, alluminio,
cartone, rifiuti ingombranti, frazione organica, ecc.). Per cui, la raccolta
della frazione organica (umido) e il suo smaltimento in idonei impianti di
compostaggio deve partire subito e non può essere differita a fasi successive, per nessuna
ragione, altrimenti noi cittadini ci riserviamo di dare corso ad azioni di
tutela nelle sedi opportune.
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