venerdì 1 luglio 2016

Polo rinnovabili a S. Filippo del Mela

Zero Waste Sicilia plaude con entusiasmo alla realizzazione dell’impianto solare termodinamico STEM, nell’area della centrale Edipower-A2A a S. Filippo del Mela, come per tutti gli impianti che vengono progettati e realizzati con l’orizzonte della sostenibilità, e finalizzati alla riduzione delle emissioni nocive, tossiche, inquinanti e climalteranti, grazie alla riduzione delle combustioni.
Con meno entusiasmo ma con grande interesse, Zero Waste Sicilia guarda anche alla prevista realizzazione di un impianto di digestione anaerobica, per la produzione di biometano. La biodigestione può essere accettabile se vengono rispettate due condizioni: i) venga usato umido di qualità (quello proveniente da raccolta differenziata porta a porta) e ii) si produca metano “pulito” e non biogas “sporco”. Perché la combustione del biogas non migliora moltissimo la qualità delle emissioni, mentre bruciare il metano consente di emettere per lo più anidride carbonica e vapore acqueo, con impatti quindi “solo” climalteranti. Ecco perché secondo noi il compostaggio aerobico è preferibile da un punto di vista ecologico e scientifico, non ideologico.
Quello che non si capisce, però, nelle dichiarazioni di A2A (ai suoi massimo livelli, col presidente Valotti), è perché si voglia condizionare la realizzazione di questi impianti ed i relativi investimenti all’inceneritore, né si può affermare che chi è contrario all’inceneritore (per motivi scientifici, economici e di buon senso, cioè niente affatto ideologici) è contrario ad un polo di energie rinnovabili. Tutt’altro.
Ma il presidente Valotti fa molto peggio quando, in polemica con il presidente Crocetta, afferma “Se la Sicilia è disponibile a ricevere i nostri investimenti bene, altrimenti dirotteremo i nostri investimenti in altri posti ...”. Al di là del tono, c’è una grande assente nella affermazione: la popolazione. È inaccettabile lo sprezzo della volontà popolare, che è stata ed è assolutamente contraria alla realizzazione dell’inceneritore, perché il prezzo già pagato in termini di vivibilità, salute e financo vite umane è enormemente più grande di quanto A2A voglia o possa investire. L’idea che un impresa che ha i soldi investe come vuole, fregandosene di chi di tale scelta subisce le conseguenze, è proprio quella che una politica industriale sostenibile dovrebbe aborrire. Non per ideologia, ma per responsabilità e buon senso.
Meno combustioni, più lavoro, più salute.

Beniamino Ginatempo

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