venerdì 13 maggio 2016

Un Governo, un Ministro e mezzo ministero a servizio della lobby degli inceneritori?

Vi sembrerà un’esagerazione, ma se leggete il Rapporto Preliminare pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, relativo all’individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento …, non potrete non porvi la stessa domanda.
Governo e Ministro vogliono evitare la procedura di verifica ambientale strategica (Vas) - al programma che individua la capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti in esercizio o autorizzati a livello nazionale (6.575.479 t/a) e anche il fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento (1.818.334 t/a) -  con lo scopo di accelerare i tempi e imporre, quale unico possibile scenario della gestione dei rifiuti, l’incenerimento con recupero energetico, avendo individuato gli impianti di incenerimento quali insediamenti e infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale nel famigerato articolo 35 della legge n.164/2014.
E' evidente che l'individuazione della capacità complessiva e del fabbisogno residuo di incenerimento riportata nel Rapporto preliminare non è coerente con la politica comunitaria e nazionale della gestione dei rifiuti. Il recupero energetico (l'utilizzazione dei rifiuti come combustibile) è una opzione di gestione da preferire rispetto al conferimento in discarica, ma si trova nella gerarchia dei rifiuti al quarto posto, dopo prevenzione, riutilizzo e riciclaggio. La gerarchia dei rifiuti pone giustamente il recupero di materia prima del recupero di energia. Questo a significare che l'eventuale incenerimento con recupero energetico dei rifiuti non può avvenire indiscriminatamente o dipendere dalla percentuale di raccolta differenziata che ogni macro-area o regione raggiunge, ma deve essere pianificato per particolari tipologie di rifiuti non altrimenti trattabili o problematici.
Governo, Ministro e ministero per raggiungere il loro scopo (favorire il business dell’incenerimento) non si preoccupano di gonfiare i fabbisogni di incenerimento (ad uso e consumo della lobby degli inceneritori), di posporre il recupero di materia al recupero di energia ignorando la gerarchia dei rifiuti, di dimenticare che  il Rapporto preliminare deve comprendere una descrizione del piano o programma e le informazioni e i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del piano o programma ed è predisposto facendo riferimento ai criteri dell’Allegato I alla Parte II del Decreto legislativo 152/2006. E infine, di inventarsi che “Gli impianti così individuati […] consentono di superare e prevenire ulteriori procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore e limitano il conferimento di rifiuti in discarica”. 
L’Europa non ci sanziona perché mancano gli inceneritori e si inceneriscono pochi rifiuti, ma per il mancato rispetto dell’obbligo di pretrattamento dei rifiuti che va in discarica. Gli inceneritori non sono gli impianti che risolvono il problema della corretta gestione dei rifiuti.
Come per qualsiasi altro programma riguardante i rifiuti, anche questo proposto dal Ministero dovrebbe evidenziare tutte le azioni pianificabili e tecnicamente percorribili, individuando ragionevoli alternative e  lo scenario strategicamente ottimale per conseguire i maggiori benefici ambientali. L'alternativa agli inceneritori esiste
È tanta la supponenza di chi crede di poter decidere a proprio esclusivo giudizio, da non rendersi conto che un ricorso al TAR costringerebbe il ministero al rispetto delle procedure e svelerebbe il trucco.
 

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