venerdì 6 febbraio 2015

Assemblea annuale Zero Waste Sicilia

Si terra Domenica 8 febbraio 2015 alle ore 10, a Misterbianco (CT) presso il Teatro Municipale, l’Assemblea annuale di Zero Waste Sicilia. Nel corso dell’assemblea saranno presentate le proposte per una gestione europea ed efficiente delle risorse chiamate rifiuti. Per leggere il Comunicato stampa dell'evento clicca (QUI)

Contributo al dibattito pubblico
Ancorché sia necessario valorizzare e spingere il più possibile al recupero, riuso e riciclo di tutte le risorse (materie) contenute nei rifiuti solidi urbani, la priorità è attuare politiche di prevenzione e riduzione,  ovvero, mettere in atto le migliori pratiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti, fare formazione e informazione ai cittadini, rivolgersi ai settori industriali e produttivi per orientare i modelli di design, progettazione e produzione che incidono sulla generazione dei rifiuti. Bisogna percorrere nuove strade. Gran parte dei rifiuti  si possono ridurre, semplicemente, legiferando -  sull’esempio di San Francisco, prima grande città al mondo ad aver vietato le bottiglie di plastica per l’acqua da bere – per bandire dalla nostra Isola,  bottiglie e sacchetti di plastica, l’utilizzo di batterie che non siano ricaricabili, l’utilizzo di pannolini usa e getta, imballaggi e contenitori di difficile smaltimento, l’uso di bicchieri e posate di plastica nelle mense scolastiche, negli ospedali e negli esercizi pubblici, giusto per fare alcuni esempi.
Bisognerebbe disincentivare o non consentire la produzione e/o l’accesso nella nostra Isola di prodotti che non possono essere riutilizzati, riparati, ricostruiti, rinnovati, rifiniti, rivenduti, riciclati o compostati. In questi casi, alcune produzioni devono essere ridotte, ridisegnate o rimosse dalla produzione. A mali estremi, rimedi estremi. Si abbia coraggio. La Sicilia potrebbe diventare un esempio per tutti. È solo questione di volontà politica.
Il problema dei rifiuti in Sicilia deriva anche dall’assenza di un’adeguata strategia e gestione unitaria del sistema, a cui corrisponde una carenza logistica e degli impianti di trattamento per le varie frazione della raccolta  differenziata, incluso il residuo secco. Mancano gli impianti per il trattamento dell’umido da raccolta differenziata e gli impianti di trattamento meccanico-biologico per il recupero di materia dal residuo secco, prima del conferimento in discarica della sola parte di materia non recuperabile. Mancano le piattaforme per il conferimento delle varie frazioni alle filiere del riciclo. Manca un piano regionale dei rifiuti degno di questo nome. Va modificata la legge regionale di riforma degli Ato (legge n.9/2010). L’istituzione degli Aro avrebbe potuto essere un aspetto positivo e imprimere un’accelerazione alla nuova gestione dei rifiuti, invece, temo, si rivelerà controproducente se viene rotto il vincolo tecnico-economico della gestione unitaria e integrata. È stato un errore  aver previsto che i comuni si potessero costituire in Aro sulla base di perimetrazioni  territoriali da loro stessi definite. I criteri di riferimento avrebbero dovuto essere ricondotti, ai principi di prossimità, autosufficienza, efficacia, efficienza, minimizzazione della movimentazione dei rifiuti. Si sarebbe dovuto prevedere, come criterio della perimetrazione degli Aro, la collocazione sul territorio degli impianti intermedi a cui conferire i rifiuti raccolti sia per ridurne la movimentazione sia per ottimizzare il grado di utilizzo degli impianti in relazione allo loro capacità potenziale. L’istituzione degli Aro con una perimetrazione ottimale avrebbe potuto/dovuto escludere l’istituzione degli ambiti territoriali ottimali (ATO). A questo propisto il  decreto legislativo n.152 del 2006 all’art. 200 comma 7 prevede che: “Le regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali laddove predispongano un piano regionale dei rifiuti che dimostri la propria adeguatezza rispetto agli obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente, …”
Non vanno trascurati gli aspetti riguardanti la trasparenza del sistema, oltre a rendere immediati, noti  e visionabili  al pubblico tutti i dati di raccolta e gestione, si dovrebbe istituire un osservatorio dei rifiuti in ogni comune, in modo da facilitare il controllo da parte dei cittadini. A tal riguardo, la legge regionale 9/2010 all’art. 4, comma 2, lettera n), prevede che i comuni “verificano lo stato di attuazione della raccolta differenziata e la qualità del servizio erogato dal soggetto gestore anche attraverso un comitato indipendente costituito da rappresentanti delle associazioni  ambientaliste, dei consumatori e di comitati civici”.


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