<<La grave criticità del sistema
regionale è determinata soprattutto dalla bassa percentuale di raccolta
differenziata e dalla carenza di impianti per il trattamento della frazione
differenziata, ciò causa un eccessivo ed anomalo ricorso alle discariche in
gran parte private. Attualmente si registra una grave carenza delle capacità di
abbancamento delle discariche, specie nella Sicilia Occidentale, e ciò ha
indotto la Regione a richiedere lo stato di emergenza, dichiarato dal
Presidente del Consiglio in data 8 febbraio 2018. Il totale dei rifiuti
prodotti in Sicilia ammonta a circa 2.350.000 ton all’anno (dato Ispra 2016) e
mediamente a circa 6.450 t/g. A causa della bassa percentuale di RD, circa l’80%
del rifiuto totale prodotto viene inviato in discarica (circa 1,9 milioni di
tonnellate) e sottoposto al preventivo trattamento meccanico-biologico, sia con
impianti fissi, sia mobili. Tale 80% è comprensivo di un 2-3 % quale sovvallo
degli impianti di trattamento. Il rifiuto abbancato in discarica nel 2017
ammonta a quasi 1,9 Mt, con quantità giornaliere medie di 5.160t e variabili da
4.500 a 5.500 t/giorno con punte nei mesi estivi. La raccolta differenziata non
è mai decollata nell’isola. La percentuale è cresciuta dal 12,50% nel 2014 al
12,80% nel 2015% e al 16% nel 2016 ma si mantiene tuttavia a livelli ancora
molto bassi. Nel 2017 si attesta intorno al 22% ma non raggiunge la percentuale
minima di legge del 65%.
Analizzando il dato complessivo si rileva tuttavia
che:
- i tre capoluoghi di Palermo, Catania, Messina e Siracusa, che non effettuano
la raccolta differenziata con sistemi efficaci (raccolta domiciliare porta a
porta) si attestano mediamente su un valore di RD intorno al 10% e poiché
rappresentano circa un terzo dei rifiuti della Sicilia spingono in basso la
media regionale dei restanti Comuni che ammonterebbe, invece, a quasi il 30%;
-
circa 110 Comuni della Sicilia, su 390, prevalentemente medio-piccoli, ma con
due grandi città Marsala e Gela di popolazione superiore a 50.000 ab.,
rappresentativi di circa il 20% della popolazione, superano il 50% di
percentuale di raccolta differenziata. Urge pertanto sollecitare i comuni ad
implementare ovvero a migliorare la raccolta differenziata; ciò potrà
efficacemente realizzarsi solo varando i sistemi di raccolta ed avviando il
sistema domiciliare porta a porta in tutti i comuni. Il trend attuale di
raccolta differenziata (12,80% nel 2015, 16% nel 2016, 22% nel 2017 e
ipotizzata al 27% nel 2018) delinea una produzione di organico, compreso sfalci
e potature, di circa 400.000 t/anno, nettamente superiore alla capacità degli
impianti di trattamento (n.8) attualmente in esercizio, pari a 200.000-250.000
t/anno, dato variabile per i numerosi fuori servizi degli impianti e i fermi
dovuti alla mancanza di discariche per conferimento dei sovvalli. Solo nella
seconda metà dell‟anno, grazie all‟apertura di uno-due nuovi impianti privati,
la capacità potrà aumentare di ulteriori 70.000-120.000 t, portandosi
complessivamente a 270.000-370.000t risultando comunque insufficiente. Di
contro, sussistono alcuni impianti pubblici oggi fermi per carenza di
manutenzione o per provvedimenti giudiziari connessi al fallimento degli ATO
(Dittaino, Castelvetrano, Vittoria, Bisacquino).
Sono in corso di
autorizzazione una decina di nuovi impianti che scontano tempi notevolmente
lunghi di autorizzazione e di valutazione di impatto ambientale. Per le risorse
finanziarie si farà riferimento a quelle del Patto per il Sud – Sicilia.
Struttura importante per il miglioramento della raccolta differenziata sono
costituite dai CCR – Centri comunali di raccolta che rendono anche possibile un
idoneo incentivo ai cittadini che vi portano le frazioni di rifiuto già
differenziate. Occorre programmare nuovi CCR a integrazione degli esistenti in
modo da coprire tutto il territorio regionale e in particolare nei grandi
centri urbani. Sono inoltre attrezzature importanti le compostiere di comunità
idonee a soddisfare i fabbisogni di piccoli centri in zone collinari e montuose
che consentono un economico recupero della frazione organica dei rifiuto
urbano. Per la realizzazione dei Centri comunali di raccolta e delle
compostiere di comunità possono essere utilizzate le risorse del POR 2014-2020.
Il totale dei rifiuti prodotti in Sicilia ammonta a circa 2.350.000 ton all’anno
(dato Ispra 2016) e mediamente a circa 6.450 t/g. A causa della bassa
percentuale di RD, circa l’80% del rifiuto totale prodotto viene inviato in
discarica (circa 1,9 milioni di tonnellate) e sottoposto al preventivo
trattamento meccanico-biologico, sia con impianti fissi, sia mobili. Tale 80% è
comprensivo di un 2-3 % quale sovvallo degli impianti di trattamento. Il
rifiuto abbancato in discarica nel 2017 ammonta a quasi 1,9 Mt, con quantità
giornaliere medie di 5.160t e variabili da 4.500 a 5.500 t/giorno con punte nei
mesi estivi. Nel 2018 ipotizzando una crescita della raccolta differenziata al
25% e un 4% di sovvalli, il rifiuto da abbancare in discarica ammonterà a circa
1,86 Mt. Le volumetrie delle discariche 57 presenti sul territorio regionale
sono in esaurimento. Risulta infatti una capacità totale di abbancamento sul
territorio regionale di 1.700.000 mc.
In particolare risulta vicino l’esaurimento
della discarica di Bellolampo e ancora più vicino quella di Trapani. Pur con
ogni possibile provvedimento ordinario o in regime di ordinanza ex art.191 del
Decreto legislativo n.252/2006, si avrà da giugno la saturazione della 6a vasca
di Bellollampo e pertanto, se non si troveranno siti o soluzioni alternative,
si verificherà il blocco della raccolta dei rifiuti in 51 Comuni, compreso il
capoluogo di Regione, per circa 1.100.000 abitanti e circa 1.100 t/giorno
ovvero 33.000 t/mese, 400.000 t/anno. Considerando una produzione mensile di
rifiuti solidi urbani di circa 196.000 t di cui circa 155.000 t/mese in
discarica, si avrebbe una autonomia teorica di 10-11 mesi. Misura invocabile è
quella del trasporto fuori regione. Tuttavia, alla luce delle indagini svolte e
dei preventivi formulati da alcuni soggetti, prevalentemente gestori di
discariche, si ritiene possibile, sia pur con notevoli difficoltà
tecnico-burocratiche e con i necessari tempi, il trasferimento complessivo di
circa 150.000 t di rifiuto urbano secco sopravvaglio, idoneamente imballato e
preparato. I progetti in corso di nuove vasche prevedono una volumetria realizzabile
di circa 4.000.000 mc e tuttavia risulterebbero concretamente utilizzabili solo
a 18-24 mesi da oggi. La capacità attualmente residua appare pertanto
assolutamente insufficiente per colmare il periodo necessario per la messa in
esercizio delle nuove vasche ed è, pertanto, necessario avviare tutte le azioni
utili a prevenire l’insorgere di ulteriori nuove emergenze.
È necessario
procedere alla riforma della Legge regionale n.9 del 2010 non ancora pienamente
attuata, ridurre il numero delle 18 SRR a 9 assegnando alle nove province il
compito della regolazione del settore dei rifiuti in ciascun ambito. Già dal 1
ottobre 2013 la continuità del servizio di raccolta e smaltimento a livello
regionale è stata garantita attraverso l’ordinanza presidenziale n. 8/Rif del
27.09.2013, adottata ai sensi e per gli effetti dell'art. 191 del D.lgs. n.
152/2006, e successive proroghe, con cui si è espressamente prevista la nomina
di Commissari straordinari in nome e per conto dei Comuni, con finalità di
accelerazione del percorso di attivazione del nuovo modello di gestione
integrata, come introdotto dalla richiamata legge regionale n. 9/2010. Con
successiva ordinanza n. 20 del 14 luglio 2015, nell'ottica di addivenire al
definitivo avvio delle Società di Regolamentazione Rifiuti (attesi i ritardi
accumulati dai Comuni nell’attuazione della riforma), è stata prevista la
nomina di Commissari straordinari presso le stesse società di Regolamentazione
non solo per garantire la continuità del servizio ma, anche e soprattutto, al
fine di accertare l’adozione degli adempimenti attribuiti dalla legge alle
stesse società, con poteri di intervento sostitutivo in caso di inerzia o
errata adozione.
La legge affida la governance del settore a 18 società
pubbliche per azioni di cui sono azionisti i comuni e le ex province,
denominate SRR. Tali SRR dovevano subentrare agli ATO in liquidazione, redigere
ed approvare i Piani di Ambito, affidare il servizio integrato fra raccolta e
trattamento e smaltimento e regolare il sistema. Ad oggi, dopo 8 anni dalla
legge, molte SRR non sono concretamente funzionanti, ovvero funzionano in modo
irregolare e parziale. I comuni con affidamenti temporanei, contingibili e
urgenti, o con Piani di Intervento ARO suppliscono a tale carenza e anomalie.
Si delinea cosi un sistema frammentario, disomogeneo e non governato i cui
risultati sono pessimi sia in termini di servizio reso all’utenza, sia nei
parametri di rispetto delle normative di sostenibilità ambientale (v. indice di
raccolta differenziata di recupero della materia) e notevoli costi a carico dei
cittadini. Oggi si ha inoltre una grave situazione di emergenza in atto con
conseguenze possibili in campo igienico-sanitario. È urgente procedere alla definizione di un nuovo
disegno di legge di iniziativa governativa che sopprima le 18 SRR attribuendo
le competenze alle esistenti strutture dei Liberi Consorzi e delle Città
metropolitane, che introduca incentivi per la minore produzione dei rifiuto
come il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi
urbani, il recupero delle materie per l’ottenimento di materie prime seconde e
in via residuale di energia, che stimoli l’incremento della raccolta
differenziata con rigidi meccanismi di penalizzazione nei confronti di quei
Comuni che non raggiungeranno tale valore minimo prevedendo anche la decadenza
degli amministratori.
L’attuale Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti
redatto nel giugno 2012 approvato con prescrizioni nel maggio 2015 con Decreto
del Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali ed
Ambientali nonché adeguato alle prescrizioni ed aggiornato ed approvato nel
gennaio 2016 dalla Giunta Regionale appare ormai inattuale e inadeguato. È
redatto anche un Piano stralcio attuativo coniugato al predetto Piano
regionale, anch’esso sottoposto a VAS, che prevede, nello specifico, la
programmazione dell’impiantistica già individuata con ordinanza commissariale
n. 274/2013 del Commissario Emergenza Rifiuti, di cui all'art. 2 della L. n.
71/2013. Per l’esecuzione del Piano stralcio era possibile attingere alle
disponibilità delle risorse in contabilità speciale n. 5446 di cui all’OPCM n.
3887 del 9 luglio 2010 per un ammontare di circa 200 M euro. L’attuale Piano
non ha superato la verifica sulla condizionalità ex ante. L'art. 19 del
regolamento n. 1303/2013, sulle condizionalità ex-ante, le definisce come un
fattore critico concreto e predefinito con precisione, che rappresenta un
prerequisito per l'efficace ed efficiente raggiungimento di un obiettivo specifico
relativo ad una priorità di investimento o a una priorità dell'Unione.
Urge,
pertanto, in conseguenza della riforma delle leggi regionali di settore,
procedere alla revisione, aggiornamento ed adeguamento del detto Piano di
Gestione di Rifiuti condizionalità ex-ante da cui dipende l'eleggibilità della
spesa del PO FESR Sicilia 2014-2020 per l'attuazione della Priorità 6.a “investire nel settore dei rifiuti per rispondere
agli obblighi imposti dall’unione in materia ambientale e soddisfare le
esigenze, individuate dagli Stati membri, di investimenti che vadano oltre tali
obblighi‟ e della Priorità 6.e “intervenire
per migliorare l’ambiente urbano, rivitalizzare le città, riqualificare e
decontaminare le aree industriali dismesse (comprese quelle di riconversione),
ridurre l‟inquinamento atmosferico e promuovere misure di riduzione del rumore‟.
Nelle more della redazione del Piano, si redigerà uno stralcio relativo all’impiantistica
finalizzato a supportare sia il corretto trattamento del “tal quale” sia, soprattutto,
quello della frazione organica e di quella secca. Il Piano stralcio intende
superare la fase emergenziale e consentire l’autosufficienza dell’ambito
provinciale; pertanto il sistema integrato fra strutture esistenti pubbliche e
private e quelle da avviare immediatamente dovrà far conseguire una dotazione
impiantistica ottimale per ogni ambito provinciale e in particolare: -a) un
impianto TMB e vasca di deposito (due-tre per le aree metropolitane); -b) un
impianto di trattamento della frazione organica (per produzione di biogas e
compost); -c) un impianto di selezione della frazione secca. In conseguenza
della riforma normativa, il Piano di Gestione Rifiuti, invece, dovrà,
analizzata la gestione dei rifiuti esistente nell'ambito geografico regionale,
declinare la riforma della L.R.9/10, con le misure da adottare per migliorare
l'efficacia ambientale delle diverse operazioni di gestione dei rifiuti e con
la valutazione del modo in cui il piano contribuisce all'attuazione degli
obiettivi e delle disposizioni relative alla materia della gestione dei rifiuti
e bonifica dei siti inquinati. Il Piano di Gestione dei Rifiuti regionale dovrà
essere coordinato con gli altri strumenti di pianificazione di competenza
regionale previsti dalla normativa vigente. Deve costituire parte integrante
del piano regionale il Piano per la Bonifica delle aree inquinate.>>
bravo Aldo!
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