Di seguito l'editoriale scritto a
quattro mani da Marica Di Pierri dell'Associazione A Sud e Stefano Kenji
Iannillo dell'Esecutivo Nazionale Rete della Conoscenza che analizza i
opotenziali impatti della revisione del Titolo V della Costituzione
prevista dalla riforma costituzionale sulle esigenze di tutela
territoriale emergenti da nord a sud del paese contro fattori di rischio
ambientale e sanitario.
REFERENDUM COSTITUZIONALE
Il
si al referendum è una minaccia per la tenuta democratica del paese:
con la riforma del titolo V via libera allo sfruttamento selvaggio dei
territori
Marica Di Pirri - Associazione A Sud
Stefano Kenji Iannillo - Rete della Conoscenza
su HFFINGTON POST del 21 ottobre 2016
Partiamo
da un presupposto: il consolidamento della post-democrazia di cui
parlava Crouch ha bisogno di riforme costituzionali come quella che
saremo chiamati a votare (o meglio a sventare) il 4 dicembre.
Il disegno sotteso alla riforma - propagandata come al di sopra del
bene e del male, buona di per sé, come se dopo anni di tentativi andati a
vuoto il solo concetto fosse salvifico e non ne importasse il carattere
migliorativo o peggiorativo - mira alla consacrazione di un sistema
politico in cui, invece che restituire sovranità al popolo cui
apparterrebbe, si fa il possibile per concentrarla sempre più verso
l'alto. Vale la pena ricordare che il colosso finanziario JP Morgan
affermava nel 2013 che le costituzioni antifasciste - ispirate ai
diritti e all'allargamento della base democratica - sono una zavorra per
la crescita e vanno profondamente modificate.
L'indicazione
giunta al governo dalle istituzioni finanziarie riguarda dunque la
creazione delle condizioni di piena esigibilità per le richieste del
mercato: necessarie riforme economiche, necessarie grandi opere,
necessario sfruttamento delle risorse naturali, necessari tagli ai
diritti sociali e al welfare. Il risultato atteso è legittimare la
delega dell'intero esercizio deliberativo ad organismi sempre meno
rappresentativi dell'interesse collettivo. La ricetta è lineare:
svuotamento dei luoghi della rappresentanza, rarefazione dei centri di
potere e corsa a verticalizzarne i meccanismi di decisione tramite
maggiori poteri all'esecutivo, la camera politica unica e la nuova legge
elettorale che la determinerà, le nuove tipologie di procedimenti
legislativi che scavalcano le istituzioni di prossimità.
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