venerdì 15 dicembre 2017

Inceneritori o Fabbriche dei Materiali?

La Gazzetta del Sud di ieri ha titolato in prima pagina, “Rifiuti, la Sicilia affonda” ed ha riportato la notizia della protesta presso la Soprintendenza di Messina dei cittadini della Valle del Mela contro l’inceneritore di A2a, un’intervista al presidente della Regione Musumeci sull’emergenza rifiuti e un "commento" del giornalista Lucio D’Amico,  il quale non ha potuto esimersi dal ribadire il suo personale punto di vista e quello del suo giornale  in merito agli inceneritori o termovalorizzatori come li chiama lui. Il giornalista nel suo pezzo bacchetta il presidente Musumeci, il quale, a suo dire, invece di caratterizzare la sua azione “in base a scelte precise nei settori cruciali, sembra sposare la demagogia di chi pensa che la spazzatura sparisca con la formula magica dei “rifiuti zero”. Invero, Musumeci su precisa domanda sulla sua posizione riguardo l’inceneritore di S.Filippo del Mela ha risposto che: “È Una pratica che ci siamo trovati sulla scrivania, con tanto di autorizzazioni [ma di quale autorizzazioni parla visto che la procedura è ancora in corso?]. Ho bisogno di approfondire il tema, animato da un sereno giudizio e non da pregiudizi integralisti, nell’uno e nell’altro senso”.
Nel “commento” il giornalista, non si sa a che titolo (forse è grande esperto di gestione dei rifiuti e  anche di inceneritori), scrive che: “Demonizzare oggi i termovalorizzatori è quanto di più stupido si possa fare, perché anche quando la differenziata cresce, c’è una grossa parte di rifiuti che deve essere smaltita in qualche luogo. E poi gli impianti di termovalorizzazione (nulla a che vedere con i vecchi inceneritori) producono ricchezza per il territorio, senza inquinare, a differenza delle grandi discariche. Basta prendere ad esempio il “modello Milano”. Ma noi siciliani, si sa, non abbiamo bisogno di andare a lezione da altri”.
Le opinioni esternate dal signor Lucio D’Amico sono veramente quanto di più stupido e forviante un giornalista possa scrivere su questo argomento. Notizie false e tendenziose sarebbe l’esatta definizione o se preferire disinformazione. Il signor D’Amico sembra essere il portavoce della multiutility A2a e non un giornalista che deve informare correttamente i lettori del suo giornale.
Suggeriamo al signor D’Amico di documentarsi. Egli potrebbe scoprire che il modello da cui prendere esempio per una corretta gestione dei rifiuti non è Milano, ma la provincia di Treviso (885.972 abitanti) con una Raccolta Differenziata all’87.9% (Rapporto Ispra 2017). Pertanto, non risponde al vero che “una grossa parte dei rifiuti deve essere smaltita in qualche luogo” se si organizza in modo appropriato la raccolta differenziata. Solo una piccola parte del residuo secco (rifiuto indifferenziato) sarebbe destinato alla discarica e ancora meno ad eventuale incenerimento. Inoltre l’illustre giornalista potrebbe scoprire che i “termovalorizzatori” non sono altro che inceneritori con recupero di energia e che in tutto il mondo essi vengono chiamati inceneritori (Incinerator); scoprirebbe anche che i termovalorizzatori producono ricchezza solo per chi li realizza e gestisce (incenerire i rifiuti è più remunerativo dello spaccio della droga) e non per i cittadini/utenti. Infatti il recupero di materia dal residuo secco fa risparmiare più energia di quanta verrebbe recuperata con l’incenerimento, il tutto con minore inquinamento, minori investimenti ed una maggiore occupazione. Infine egli potrebbe scoprire, magari leggendo lo studio di impatto ambiante presentato da A2a relativo all’inceneritore di San Filippo del Mela, quanto la stessa A2a prevede di inquinare per ogni veleno sprigionato: per esempio di sola diossina sono previste emissione nell’ordine di 78 mg anno. Così potrà calcolare lui stesso quanta diossina si accumulerà giorno dopo giorno e anno dopo anno nel suolo.

Forse è bene ricordare al signor D’Amico che l’Europa ci indirizza verso un modello di economia circolare. Si deve andare a grandi passi verso un modello di economia che non produce più rifiuti (destinati ad inceneritori e discariche) ma un nuovo modello integrato di produzione distribuzione e consumo, ovvero, un uso efficiente e sostenibile delle risorse. Con l’economia circolare bisogna accompagnare la cessazione delle attività obsolete e dismettere gli impianti potenzialmente inquinanti, promuovendo modelli di produzione e di consumo sostenibili. Al posto dei “termovalorizzatori” sponsorizzati dal signor D’Amico, impianti di compostaggio e fabbriche dei materiali. In questo modo la Sicilia, invece di affondare, potrà risorgere.

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