Economia circolare e gerarchia dei rifiuti contribuiranno sempre più a
minimizzare la produzione di residuo secco da destinare all’incenerimento dei
rifiuti. Pertanto, non si capisce l'inarrestabile impulso di A2A Energiefuture d’investire
in un’attività che si rivelerà fallimentare, perché non potrà essere garantito
l’approvvigionamento dell’enorme quantità di CSS che il loro progetto prevede di bruciare. Un investimento rischioso l'inceneritore del San Filippo del Mela. Gli azionisti di
A2A sono consapevoli del rischio che corrono?
Chiunque sia interessato alla gestione dei rifiuti
o alla politica di riduzione dei rifiuti, ha
sicuramente seguito l’intenso dibattito che si è sviluppato per decenni intorno
al concetto di bruciare i rifiuti solidi urbani per produrre energia. Le lobby dell’incenerimento in tutto il mondo si sono attivate
regolarmente per ottenere una maggiore capacità d’incenerimento (A2A è maestra
in questo), adducendo come motivazione l’importanza di ridurre i rifiuti in
discarica, trasformando alcuni materiali di scarto in elettricità o calore. Inoltre, i lobbisti affermano che il recupero energetico dai rifiuti
fa parte di una soluzione integrata per la gestione dei rifiuti che non sono
al momento riciclabili o che possono essere riciclati solo ad un costo
eccessivo.
Dall’altro lato, molti sostenitori del riciclaggio si oppongono da
tempo alla pratica dell’incenerimento, rilevando che i sistemi di produzioni di
energia dai rifiuti inevitabilmente bruciano materia che potrebbe essere
altrimenti recuperata, contribuendo anche a creare nuovi posti di lavoro. Essi
fanno anche notare che il recupero di materia è comunque più vantaggioso del
recupero di energia, in quanto il
risparmio di energia è superiore, molto meno inquinante e,
dunque, molto più rispettoso dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Questi fattori sono alla base delle argomentazioni di un significativo documento pubblicato dalla Commissione europea lo scorso gennaio in cui l’organismo europeo ha
raccomandato cautela riguardo agli investimenti sugli impianti di incenerimento. Le parole del
documento della Commissione sono chiare: non bisogna più fare affidamento sul
sostegno finanziario della UE o altri fondi nazionali, prestiti o altre misure
di rischio, e costruire impianti di incenerimento solo se non pregiudicano gli
sforzi per il riuso e il riciclaggio. Infatti, l’obiettivo principale della Commissione è quello di
garantire che la trasformazione dei rifiuti in energia, nell’Unione Europea, sia in linea con il piano d’azione e gli obiettivi
dell’Economia Circolare e sia saldamente guidata dalla gerarchia dei rifiuti.
La Commissione ha raccomandato agli stati membri di considerare l’impatto che l’obbligo della raccolta
differenziata e l’obiettivo di riciclaggio di materia avranno sulla disponibilità
di rifiuti combustibili per gli impianti di incenerimento, avvertendo che i
flussi di rifiuti combustibili potrebbero essere limitati se il riuso e il
riciclo (gerarchia dei rifiuti ed economia circolare) avranno successo. La Commissione ha anche sottolineato l’importanza di trovare il giusto
equilibrio in ordine all’individuazione della reale capacità di incenerimento
al fine di evitare potenziali perdite economiche associate ad attività
improduttive, e/o la creazione di barriere infrastrutturali per il raggiungimento di tassi di riciclo più
elevati. A questo proposito, la Commissione ha invitato gli stati membri, che
hanno una capacità bassa o inesistente di incenerimento, a concentrare gli
sforzi sull’aumento della capacità di riciclaggio e lo sviluppo di recupero
energetico tramite la digestione anaerobica della frazione organica (umido e
verde). Forse l’aspetto più importante sottolineato è l’invito della
Commissione ad eliminare gradualmente il sostegno pubblico per il recupero di
energia dai rifiuti residui e per reindirizzare tale sostegno ai processi che
hanno priorità nella gerarchia dei rifiuti, ovvero, dare sostegno pubblico alla prevenzione,
riduzione, riuso e riciclaggio. La chiarezza delle parole usate nella comunicazione dalla Commissione
su questo argomento ha un peso perché i finanziamenti dei governi giocano un
ruolo chiave nelle realtà economiche dell’incenerimento dei rifiuti in Europa. A
livello UE, la transizione verso sistemi di gestione dei rifiuti più
sostenibili riceve un sostegno finanziario, principalmente attraverso il
co-finanziamento dei fondi della politica di coesione. Nel caso di questi
fondi, le pre-condizioni devono essere soddisfatte per garantire che i nuovi
investimenti nel settore dei rifiuti siano in linea con i piani di gestione dei
rifiuti progettati dagli Stati membri per soddisfare il raggiungimento degli
obiettivi di riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti. Come indicato nel piano
d'azione dell’economia circolare, questo significa che gli investimenti in
impianti di trattamento di rifiuti residui, come ad esempio l’extra capacità di
incenerimento, sarebbero stati concessi solo in casi limitati e ben motivati,
in cui non vi è alcun rischio di sopracapacità e gli obiettivi della gerarchia
dei rifiuti siano pienamente rispettati. La costruzione e il
funzionamento dei moderni inceneritori è
costoso e non è remunerativo senza incentivi finanziari esterni.
Queste recenti raccomandazioni della Commissione europea avrebbero
dovuto inviare un segnale forte ad A2A, al Governo nazionale e alle Regioni.
Saremmo curiosi di sapere quali azioni il Governo della Regione Siciliana ha
preso o intende prendere in conseguenza all’adozione dello scellerato “Piano
stralcio per la realizzazione degli impianti di valorizzazione della frazione
residuale secca” e a seguito delle raccomandazione della Commiaaione europea?
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