venerdì 3 marzo 2017

A2A Energiefuture vuole investire a tutti i costi in una attività senza futuro, perché?

Economia circolare e gerarchia dei rifiuti contribuiranno sempre più a minimizzare la produzione di residuo secco da destinare all’incenerimento dei rifiuti. Pertanto, non si capisce l'inarrestabile impulso di A2A Energiefuture d’investire in un’attività che si rivelerà fallimentare, perché non potrà essere garantito l’approvvigionamento dell’enorme quantità di CSS che il loro progetto prevede di bruciare. Un  investimento rischioso l'inceneritore del San Filippo del Mela. Gli azionisti di A2A sono consapevoli del rischio che corrono?
Chiunque sia interessato alla gestione dei rifiuti o alla politica di riduzione dei rifiuti, ha sicuramente seguito l’intenso dibattito che si è sviluppato per decenni intorno al concetto di bruciare i rifiuti solidi urbani per produrre energia. Le lobby dell’incenerimento in tutto il mondo si sono attivate regolarmente per ottenere una maggiore capacità d’incenerimento (A2A è maestra in questo), adducendo come motivazione l’importanza di ridurre i rifiuti in discarica, trasformando alcuni materiali di scarto in elettricità o calore. Inoltre, i lobbisti affermano che il recupero energetico dai rifiuti fa parte di una soluzione integrata per la gestione dei rifiuti che non sono al momento riciclabili o che possono essere riciclati solo ad un costo eccessivo.
Dall’altro lato, molti sostenitori del riciclaggio si oppongono da tempo alla pratica dell’incenerimento, rilevando che i sistemi di produzioni di energia dai rifiuti inevitabilmente bruciano materia che potrebbe essere altrimenti recuperata, contribuendo anche a creare nuovi posti di lavoro. Essi fanno anche notare che il recupero di materia è comunque più vantaggioso del recupero di energia,  in quanto il risparmio di energia è superiore, molto meno inquinante e, dunque, molto più rispettoso dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Questi fattori sono alla base delle argomentazioni  di un significativo documento pubblicato dalla Commissione europea lo scorso  gennaio in cui l’organismo europeo ha raccomandato cautela riguardo agli investimenti sugli impianti di incenerimento. Le parole del documento della Commissione sono chiare: non bisogna più fare affidamento sul sostegno finanziario della UE o altri fondi nazionali, prestiti o altre misure di rischio, e costruire impianti di incenerimento solo se non pregiudicano gli sforzi per il riuso e il riciclaggio. Infatti, l’obiettivo principale della Commissione è quello di garantire che la trasformazione dei rifiuti in energia, nell’Unione Europea,  sia in linea con il piano d’azione e gli obiettivi dell’Economia Circolare e sia saldamente guidata dalla gerarchia dei rifiuti. La Commissione ha raccomandato agli stati membri di considerare  l’impatto che l’obbligo della raccolta differenziata e l’obiettivo di riciclaggio di materia avranno sulla disponibilità di rifiuti combustibili per gli impianti di incenerimento, avvertendo che i flussi di rifiuti combustibili potrebbero essere limitati se il riuso e il riciclo (gerarchia dei rifiuti ed economia circolare) avranno successo. La Commissione ha anche sottolineato l’importanza di trovare il giusto equilibrio in ordine all’individuazione della reale capacità di incenerimento al fine di evitare potenziali perdite economiche associate ad attività improduttive, e/o la creazione di barriere infrastrutturali  per il raggiungimento di tassi di riciclo più elevati. A questo proposito, la Commissione ha invitato gli stati membri, che hanno una capacità bassa o inesistente di incenerimento, a concentrare gli sforzi sull’aumento della capacità di riciclaggio e lo sviluppo di recupero energetico tramite la digestione anaerobica della frazione organica (umido e verde). Forse l’aspetto più importante sottolineato è l’invito della Commissione ad eliminare gradualmente il sostegno pubblico per il recupero di energia dai rifiuti residui e per reindirizzare tale sostegno ai processi che hanno priorità nella gerarchia dei rifiuti, ovvero, dare sostegno pubblico alla prevenzione, riduzione, riuso e riciclaggio. La chiarezza delle parole usate nella comunicazione dalla Commissione su questo argomento ha un peso perché i finanziamenti dei governi giocano un ruolo chiave nelle realtà economiche dell’incenerimento dei rifiuti in Europa. A livello UE, la transizione verso sistemi di gestione dei rifiuti più sostenibili riceve un sostegno finanziario, principalmente attraverso il co-finanziamento dei fondi della politica di coesione. Nel caso di questi fondi, le pre-condizioni devono essere soddisfatte per garantire che i nuovi investimenti nel settore dei rifiuti siano in linea con i piani di gestione dei rifiuti progettati dagli Stati membri per soddisfare il raggiungimento degli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti. Come indicato nel piano d'azione dell’economia circolare, questo significa che gli investimenti in impianti di trattamento di rifiuti residui, come ad esempio l’extra capacità di incenerimento, sarebbero stati concessi solo in casi limitati e ben motivati, in cui non vi è alcun rischio di sopracapacità e gli obiettivi della gerarchia dei rifiuti siano pienamente rispettati. La costruzione e il funzionamento dei moderni inceneritori  è costoso e non è remunerativo senza incentivi finanziari esterni.
Queste recenti raccomandazioni della Commissione europea avrebbero dovuto inviare un segnale forte ad A2A, al Governo nazionale e alle Regioni. Saremmo curiosi di sapere quali azioni il Governo della Regione Siciliana ha preso o intende prendere in conseguenza all’adozione dello scellerato “Piano stralcio per la realizzazione degli impianti di valorizzazione della frazione residuale secca” e a seguito delle raccomandazione della Commiaaione europea?

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