Aldo Lenzo
“Democrazia Partecipata” nasce dall’idea, anzi dall’esigenza, di far riappropriare i cittadini delle funzioni e dell’orgoglio dell’appartenenza ad una comunità e di essere i principali artefici delle scelte e dello sviluppo della stessa.
mercoledì 29 marzo 2017
Lettera al Presidente della Repubblica e al Ministro della Giustizia
Aldo Lenzo
sabato 25 marzo 2017
Vorrei capire …
“Vorrei capire ma non ci riesco. Mi trovo a riflettere su una questione che per anni ha condizionato la nostra vita. Mi chiedo: ho sbagliato io a denunciare due sindaci, ritenendoli responsabili di omissioni gravi, oppure sono stati i magistrati a commettere un errore archiviando i procedimenti senza un approfondimento adeguato? È difficile comprendere se il rischio per la salute del mio nucleo familiare sia derivato da un’applicazione errata o omessa delle leggi da parte dei sindaci, o da una diversa interpretazione delle norme da parte dei magistrati. Vorrei capire, inoltre, se avessi potuto fare qualcosa di diverso per tutelare il nostro diritto al riposo e alla salute, non solo per trovare finalmente giustizia, ma anche per poterlo suggerire a chi si trovasse in futuro in una situazione analoga. A chi dovrei rivolgermi oggi, dopo che anche l’ultimo procedimento è stato archiviato.
Non tutti sanno che un provvedimento di archiviazione emesso dal GIP, una volta accolta la richiesta di archiviazione del PM, è inoppugnabile, salvo per questioni formali. Naturalmente io rispetto le decisioni dei magistrati ma le considero inaccettabili, sul piano della logica e del diritto. Anche i magistrati sono esseri umani e possono sbagliare. Tuttavia, se commettono errori, è loro dovere porvi rimedio o renderne conto, come qualsiasi cittadino, essendo anch’essi soggetti alla Legge. Per questo motivo, ho deciso di presentare istanza di riapertura delle indagini per tre dei procedimenti archiviati, secondo quanto previsto dall’art. 414 del codice di procedura penale. Scriverò anche al Ministro della Giustizia e al Presidente della Repubblica. Se tali istanze verranno rigettate senza una motivazione logica e conforme al diritto, tutelerò i miei diritti intentando causa allo Stato perché venga riconosciuto il danno causato dal mancato esercizio dell’azione penale, ovvero per il diniego di giustizia.
Capisco che qualcuno potrebbe chiedermi: “Non ti viene il dubbio che i magistrati non abbiamo potuto fare altrimenti, ovvero abbiano agito secondo legge e giustizia?” Naturalmente sono stato e sono assalito dai dubbi. E mai accuserei qualcuno ingiustamente o vorrei fosse condannato senza il riscontro di responsabilità accertate. Tuttavia, vorrei ricordare che l’archiviazione non è un’assoluzione, così come il rinvio a giudizio non equivale a una condanna. Ciò che resta certo, però, è l’ingiustizia che io e miei genitori abbiamo subito per quattro anni.
Il Consiglio di Stato, (Sentenza n. 1372/2013) ha stabilito chiaramente che il potere del sindaco di emanare un’ordinanza ai sensi dell’articolo 9 della legge 447/95 non è una facoltà discrezionale, ma un preciso dovere in relazione alla tutela della salute e del riposo, anche se a essere leso è un solo cittadino. Non comprendo come sia possibile che nelle motivazioni dei provvedimenti di archiviazione non si faccia alcun riferimento a questa obbligatorietà. Alcuni Magistrati, addirittura, negano che l’omissione del sindaco rientri tra quelle rilevanti penalmente ai sensi dell’articolo 328 del codice penale, ignorando che questa norma richiama esplicitamente concetti come sicurezza pubblica, ordine pubblico, igiene e sanità.
Nell’ultimo decreto di archiviazione il Gip afferma: “È evidente che l’omissione di un atto la cui adozione costituisce una facoltà non può conseguire la sussistenza di un’omissione penalmente rilevante che pretende l’omissione di un atto dovuto e urgente”.
Se così fosse, chi tutela i cittadini che subiscono danni accertati dall’inquinamento acustico, quando in sindaco, pur avendo il dovere, non interviene?
Spero che presto si possa finalmente stabilire chi è nel giusto: i magistrati, che hanno ritenuto discrezionale l’intervento del sindaco o Consiglio di Stato, che lo considera un obbligo da cui il sindaco non può sottrarsi.”